MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 432


14 novembre 1944

   Gesù non dà ancora visioni e dettati. Sto troppo male. La pleurite lavora a dovere su quel resto di polmoni che ho. L'aria mi manca. Le sofferenze sono acute. La febbre alta. La debolezza forte anche per le tre emorragie avute ieri.
   Ma non sono triste né per il soffrire né per il silenzio visivo e uditivo (per gli altri). Solo triste [sono] perché vorrei essere nella mia casa e con lei vicino. Ci fosse anche lei non desidererei più nulla. Dico "anche" perché ho un infermiere che meglio non potrei avere e che nelle ore più tristi non mi lascia mai: il mio Gesù. Vegliata da Lui mi addormento e sotto la sua carezza mi risveglio.
   Oh! non sono sola, no! Non ha voluto che sentissi l'abbandono dei parenti. Ed ha preso Lui tutto il posto empiendo di Sé ogni vuoto. Lo sa, Lui, che cuore ha la povera Maria! Se non avessi questo cuore non saprei essere quello che sono. E sa anche che, sebbene Lui sia il mio Tutto, io ho ancora bisogno di dare e ricevere affetto, molto affetto, e che soffro quando un affetto si strappa. E sa che non posso soffrire più di quanto soffro perché se no ne rimarrei spezzata. E allora aumenta le sue tenerezze sino a previdenze umane.
   Che brevi e pur illuminanti insegnamenti nei colloqui intimi!
   Stamane mi diceva: "Darai il 12° fascicolo a chi te ne ha chiesti".
   "Ma forse P. Migliorini non vuole".
   "Voglio Io. Ho detto1 che siano dati, con scienza e misura, a quelli che lo meritano, e specie a comunità che lo richiedono per loro bene. In una comunità non tutti sono uguali. Ma quei pochi che lo sono se ne avvantaggiano e, dato che la fiamma scalda, anche gli altri migliorano per riflesso, anche se tenuti all'oscuro dei dettati che non accetterebbero per quello che vanno accettati. Soprannaturalmente. Padre Tozzi e Padre Fantoni2 meritano di leggerli. (Ha proprio detto così: prima Tozzi e poi Fantoni). Sono sacerdoti formati. E ancora dell'antica scuola. Anche in passato c'erano sacerdoti aridi. Ce ne sono sempre stati. Ma quelli che si formano ora! Sono il mio dolore… Dirai tutto questo a P. Migliorini".
   "Ti dànno tanto dolore, Gesù?".
   "Tanto! Più dei colpi di flagello il cui ricordo mi è ancora vivo con la sua atrocità. Si sono paragonati i colpi della flagellazione ai peccati di senso. Sì. Anche questi mi fanno tanto male. Ma i sacerdoti idolatri, impuri, atei, sono flagelli pesanti e uncinati. Rompono colle percosse e lacerano con l'uncino".
   "Idolatri, Signore? Impuri? Atei?".
   "Sì. Ti pare impossibile? Non è. Sono idolatri di adorazioni non date a Me. Si compiacciono della scienza e del potere. Si autocompiacciono. Sono impuri, anche se puri di corpo, perché fanno impurità di spirito avendo amori verso ciò che non è Dio: Io. Ci tengono più ad amare e conoscere la scienza umana che Me: Sapienza divina. Sono atei. Perché negano a Dio l'attributo di Potenza. Negano il miracolo. Il miracolo ha tante forme. È miracolo guarire un malato come impedire che uno muoia cadendo da grande altezza. È miracolo moltiplicare il cibo come fare di un nulla la 'portavoce' di Dio. Loro lo negano. Vorrebbero mettere limiti all'onnipotenza divina perché sono tanto limitati, loro stessi, che non possono non solo non desiderare ma neppure accettare ciò che esce dai meschini limiti della loro capacità di credere. E per persuadersi chiedono prove. Altrettanti atti di sfiducia. E avutele non credono ancora. Non possono credere. Hanno perduto l'innocenza dello spirito, quella che ho detto3 condizione necessaria per possedere il Regno dei Cieli: 'Se non diverrete simili a pargoli non entrerete nel Regno dei Cieli' ".
   "Gesù, io credo anche per loro. Non soffrire!".
   "Si può non soffrire di certe cose? No. Puoi tu non soffrire anche del solo ricordo di un atto che hai giudicato offesa a Maria e a Me? Ti è davanti come un incubo. Un atto! Ed Io che vedo stracciare il mio Dono, deriderlo, calpestarlo – ogni cosa data per il bene dell'uomo è un dono – posso non soffrire?".
   Non so che rispondere davanti all'affanno del mio Gesù. Taccio col capo sul suo petto.
   Poi oso una domanda che da oltre un mese ho sulle labbra, da quando Gesù ha così chiaramente parlato sul caso Belfanti-Punturieri ecc. ecc. "Gesù, quei due libri dell'Ubaldi4, che ne faccio? Li brucio o li do a P. Migliorini? Tanto, Tu lo sai, da quando Tu mi sei Maestro non leggo più nulla di nulla, il buono e sacro per non influenzarmi, il mondano e men buono per non profanarmi. Sono lì da due anni senza che io li tocchi. E ora mi fanno anche ripugnanza. Li brucio?".
   "No. Li tieni. Adesso dobbiamo continuare l'illustrazione del Vangelo per questo povero mondo cattolico che non sa più vedere il Vangelo come la perla celeste di ogni sacra coltura, l'indispensabile, l'insuperabile. Ma poi… Forse ti chiederò la fatica per confutare quelle opere di errore. Io solo posso farlo…".
 "Oh! Gesù! Ma allora quando mi porti con Te?".
 Gesù sorride, carezza e tace.
 "Mi lasci allora ancora per tanto sulla Terra? E credi che il mondo accoglierà con utilità propria il tuo dono, fatto a scapito della tua povera Maria?".
 "Il mondo non apprezzerà il dono. È certo. Non so, umanamente parlando, se merita darlo. Ma ho detto: 'Forse'".
 "Ma Tu sai tutto…".
 "E dico quello che voglio. Tu sta' buona. Non ci pensare. Non desiderare altro che una cosa: 'Fare quello che Gesù vuole'. E poi, dimmi: sei molto lontana da ciò che avresti in Cielo? Cosa è il Paradiso? Il possesso e la conoscenza di Dio. Ora tu non mi possiedi e conosci, pur essendo ancora nella carne, in modo tanto ampio da rasentare il possesso e la conoscenza che hanno di Me coloro che sono spiriti? Adeguo possesso e conoscenza alla tua condizione umana, per non incenerirti, per salvaguardarti. Ma tu mi hai. Puoi dunque restare ancora un poco quaggiù e servirmi. E ora basta. Lo vedi che non ce la fai più? Riposa. Io sono con te e non ti lascio. Diamoci il saluto di pace".
 "Una sola risposta, Gesù, poi sto quieta. Quel libro che mi ha portato P. Fantoni io direi che viene proprio da Te, sebbene abbia un altro stile più semplice e presenti un errore quando parla di pestilenza. È tuo proprio?".
 "Sì. È la mia parola. Adeguo lo stile alla capacità del ricevente. Ma l'insegnamento è quello".
 "E la pestilenza?".
 "E i curiosi? Vuoi anche quella? Non ti basta la peste di questa guerra? Giù, quieta. Ubbidisci. Altrimenti me ne vado". Ma sorride e resta.
 Può pensare se smetto subito!…
           


   Ho detto, il 24 settembre.
           
   2 Padre Tozzi e Padre Fantoni, confratelli di Padre Migliorini nell'Ordine dei Servi di Maria.
           
   3 ho detto, in Matteo 18, 3Marco 10, 15Luca 18, 17.
           
   4 due libri dell'Ubaldi, cioè: Pietro Ubaldi, L'ascesi mistica, collana di Biosofia diretta da Gino Trespioli, Milano, editore Ulrico Hoepli, 1939; Pietro Ubaldi, La grande sintesi, sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito, seconda edizione riveduta, Milano, editore Ulrico Hoepli, 1939. Sul frontespizio del secondo libro Maria Valtorta ha scritto: "Questo e Ascesi [cioè il primo libro] sono stati mandati da mio cugino [Giuseppe Belfanti] sperando di tirarmi dalla sua quando era ancora spiritista". Il nome di Punturieri ricomparirà nel "dettato" del 19 dicembre 1945.