MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 451


30 dicembre 1944

   Mentre attendo che il Signore illumini, ubbidisco al suo comando non ancora potuto eseguire.
 Sono ormai sette giorni che io benedico con slancio il Signore per la grazia che mi ha concessa di tornare.
   Dall'11 ottobre io, l'impaziente, avevo ucciso l'impazienza che a Gesù non piace e, per quanto non sospirassi che al ritorno, avevo abdicato completamente ad ogni atto che me lo accelerasse. Mi ero detta: "Gesù dice: 'Non abbiate impazienze. Consultate Me per sapere quando è l'ora', ed io non avrò più impazienze e attenderò tutto da Lui". Parevo persino indifferente al ritorno, e forse mi avranno creduta volubile, perché mi vedevano così calma. Devono aver pensato in molti che, dopo aver detto corna di S. Andrea,1 mi ci fossi finalmente affezionata al punto di non aver fretta di lasciarla. Per carità! Sarei andata via strisciando per terra come una serpe. Ma Gesù aveva detto a quel modo ed io aspettavo. Mi sentivo morire in quel ghiaccio, in quella solitudine e in quella confusione… Pare una antitesi. Ma era così: solitudine perché l'anima era sola. Confusione perché non avevo più modo di pregare in pace, di scrivere, di esser con Gesù, fuorché di notte. Ma tacevo, anzi trattenevo le frette delle altre persone. E cantavo… per non piangere, per non giungere alla desolazione, per non farmela giungere addosso da ogni lato, essa in agguato da tutti i lati e in tutte le cose.
   Poi, la mattina del venerdì 22, una subita flessione delle forze morali e accasciamento profondo come da mesi non avevo. Quanto ho pianto quel venerdì mattina! Pianto e supplicato Gesù, Maria, tutti i miei santi… Proprio desolata ero. Per superare quell'ora tremenda ho preso a correggere il fascicolo della nascita e infanzia della Mamma. E le lacrime mi si sono asciugate al suo sorriso d'infante.
   Poi, alle 11,30, ecco P. Fantoni…2 e la gioia del ritorno. Mi ha strozzata. Non ho potuto mangiare. La febbre è salita oltre il consueto. Ho lavorato a far valigie3 più di una che fosse sana, ho parlato, scritto fino a mezzanotte, e l'anima cantava: "Grazie Gesù, grazie Maria, grazie santi miei, grazie, grazie!". Il "grazie" che ancora ripeto senza sosta, io credo persino mentre dormo, perché mi sveglio dicendo: "Grazie, mio Dio".
   E poi il momento della partenza… e quello dell'arrivo. Vedere la mia casa… Lo prevedevo che ne avrei avuto i nervi spezzati. L'ho sempre previsto. E non ho errato. Tanto spezzati che, come un fiume amaro in un lago di miele, onde e onde di dolore, di tutto il dolore avuto in questa casa, di tutto il dolore avuto nell'esserne strappata, di tutto il dolore di quel terribile esilio, e anche i ricordi dei giorni passati, mamma e papà morti… e tante… tante cose… sono venute tutte sul cuore insieme, sul cuore già sfinito dalla gioia troppo viva, e ho pianto, pianto, pianto per 24 ore senza potermi frenare.
   Ora non resta che la grande pace dell'esser qui. È come se la casa mi abbracciasse… e con la casa i miei morti, e con essi ritrovo il "mio" piccolo Paradiso perduto in aprile, e tornano tutti, tutti, tutti, come allora. E tutti per me.
   Io la chiamo la casa del mio amore, questa, e lo è. Qui ho amato Dio, conoscendolo sempre più, sino alla conoscenza attuale, di suo portavoce. Qui ne ho avuto le prime carezze che mi hanno marcata, io credo, anche organicamente. Qui ho imparato ad amare la Mamma come va amata. Qui sono divenuta il piccolo Giovanni4. E ora Gesù me l'ha consacrata chiamandola "casa di Nazareth".
   Oh! Dio! È troppo grande questa gioia, ed io non so che darti per ricambiartela! E con Te che dare a quelli che in tuo nome e per tuo amore, insieme a tanta carità per me, mi hanno procurato tanta gioia. Io non so che dare amore, ubbidienza, preghiera. E Tu fa' il resto poiché Tu sei il Re.
 Quello che in questa cosa, poi, aggiunge un sapore speciale, è la tua bontà che dieci giorni prima mi aveva detto: "Fra dieci giorni sarai…". Beata sarei stata, per la bontà tua e del mio Padre tanto desiderato e di quell'anima dolce e fraterna di Suor Gabriella…5
   La mia santa Teresa del Bambino Gesù ha scritto: "Molte cose di questa vita non saranno lette sulla Terra". Anche io lo dico: molte cose saranno scritte in Cielo e note lassù. E questa carità di due buoni sarà scritta nel cuore di Dio. Dove non sarà cancellata e da dove verrà premio. Benedetti loro e Colui che li ha formati: Dio, Signor nostro.
 

   [Segue, in data 31 dicembre, l'ultimo scritto dell'anno 1944, che è il capitolo 67 dell'opera L'EVANGELO]
           
   dopo aver detto corna di S. Andrea, cioè dopo aver sempre parlato male di Sant'Andrea di Còmpito, che è una frazione del comune di Capànnori in provincia di Lucca. Tuttavia la scrittrice non aveva mai mostrato di avercela con il paese come tale o con la gente del posto, che la sua condizione d'inferma le impediva di conoscere e di frequentare. Come risulta anche da questa pagina, quel luogo d'esilio impersonava per lei, essenzialmente, la privazione della sacralità della sua stanza nella casa di Viareggio.
           
   2 P. Fantoni, menzionato già il 14 novembre. Di lui si serviva P. Migliorini per mandare notizie alla scrittrice sfollata.
           
   3 lavorato a far valigie, pur essendo inferma. Paralizzata dalla cintola in giù, la scrittrice era in grado non solo di scrivere, ma anche di eseguire lavori di casa stando a letto, purché le portassero ciò che occorreva.
           
   4 piccolo Giovanni, appellativo di Maria Valtorta, come abbiamo spiegato in nota al "dettato" di san Giovanni del 15 gennaio.
           
   5 Suor Gabriella è la Superiora delle Stimmatine di Camaiore, nominata il 22 giugno. Il Padre è, come sempre, Padre Migliorini.