MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 232


11 gennaio 1944

   Ore 0,15

   Dice Giovanni:
   «Istruito come ero, penetrato, fatto uno col Maestro, nel mio Vangelo vive la Parola così come fu detta, perché io per la mia fusione l’ho potuta ripetere senza modifiche. È il Cristo che parla. Giovanni non è che lo strumento che scrive. Così come te[40].
   Grande sorte la nostra alla quale occorre essere fedeli sino nelle minuzie per non inquinare di noi, creature, la dottrina divina, e per la qual sorte dobbiamo conservare una vita illibata perché la Parola scenda dove nulla è di impuro, neppur l’ombra di un pensiero.
   Accogliere la Parola di Dio è come accogliere il Pane del Cielo. È il Pane del Cielo che si fa a noi Parola per divenire Pane allo spirito dei fratelli. È l’Eucarestia della Parola, non meno santa della Eucarestia dell’altare, perché, venuto in noi, il Cristo eucaristico ci porta la sua Parola, tanto più o meno sentita quanto più in noi è vita di spirito, e venuto in noi il Cristo Maestro ci porta il suo nutrimento che ci rende atti a sempre più fare dell’Eucarestia il Cibo di vita eterna.
   Egli l’ha detto[41], il Maestro mio e tuo: “Beati quelli che conservano in cuore la Parola di Dio”. Ed ha anche detto: “Chi ascolta la mia Parola ha la vita eterna”, e: “Io sono il Pane vivo che dal Cielo discende. Chi mangia di Me non morrà ed Io lo risusciterò l’ultimo giorno”. Dunque il Maestro dà un’unica sorte a chi si ciba di Lui: Verbo del Padre e Pane del Cielo.
   Ma non parlo tanto a te per te, discepola che sei nella luce. Parlo io, luce di Cristo, di Cristo, Luce del mondo, ai tenebrosi che, come coloro che hanno scaglie sulle pupille, vanno brancolando nel buio e non sanno mettersi sul sentiero nel quale passa il Maestro, non vogliono mettervisi, e gridare: “Gesù, salvaci! Dàcci la tua Luce!”.
   Se lo chiamassero, Egli verrebbe a loro, sosterebbe in loro e darebbe loro la beata sorte di divenire figli di Dio, nati una se­conda volta – l’unica volta che si può rinascere, non nella carne, la quale spenta che sia non rivestirà mai più quello spirito che l’ha avuta per veste fuorché nell’ultimo giorno per andare con essa alla gloria o alla dannazione, ma nello spirito il quale inne­standosi al Cristo si rigenera, poiché il Cristo, avendolo in Sé, parte del suo santissimo Essere, lo unisce allo Spirito di Dio, il quale è Colui che ci ottiene di rinascere non più uomini ma figli di Dio – e conoscerebbero la Luce, si staccherebbero dalle Tenebre e dalla Menzogna, poiché Cristo è Verità, poiché Cristo è Luce, e il Paraclito, che Cristo dona ai “suoi”, è Luce e Verità, e chi ha il Cristo ha la Verità e la Luce della Divinità Trina in sé.
   Lasciate l’eterno Omicida il quale perì, e fa perire, perché non perseverò nella verità che, nella sua fortunata sorte angelica, aveva posseduto dal primo istante della sua creazione. Credete nel Cristo che non può mentire, perché è Dio e di Dio ha la Perfezione.
   Egli vi dice, e più e più volte: “Io vi risusciterò”. Potrebbe Egli dire parola impropria, Egli, il Perfetto nella Scienza e nel­l’Intelligenza? Egli dice “risusciterò”, non dice “rincarnerò”. E specifica[42]: “nell’ultimo giorno”, e ancora: “Come il Padre risuscita i morti e rende loro la vita, così pure il Figlio dà la vita a quelli che vuole... Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che m’ha mandato, ha la vita eterna e non incorre in condanna, ma passa da morte a vita... Viene l’ora in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e chi l’avrà sentita vivrà. Vien l’ora in cui tutti nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno, quanti fecero bene, alla risurrezione della vita; quanti poi fecero male, alla risurrezione della morte”.
   Perciò Colui che è Verità e Scienza dice, ripete, insiste, giura su una vita, unica e sola, della carne, e su una vita, unica e sola, dello spirito. Questa vita si vive nella nostra unica giornata di uomini e poi, solo nell’ultimo giorno, al comando di Gesù- Dio, risorge per rivestire lo spirito di cui fu veste. Questa vita eterna si ha unicamente per mezzo della nostra giornata unica e, se in essa abbiamo ucciso una volta lo spirito, mai più esso potrà rincarnarsi per passare, per successive fasi, da morte a vita.
   No. Il potere di Dio Padre, di Dio Figlio Gesù, di Dio Spirito Paraclito, può darvi risurrezione dello spirito sulla Terra mediante un miracolo della grazia, o mediante l’intercessione di un “santo” sia della Terra o del Cielo, o anche mediante il desiderio vostro di risorgere. Ma questo avviene qui, sulla Terra, nel vostro unico giorno. Venuta per voi la sera ed entrati nel sonno della notte umana, non vi è più risurrezione possibile attraverso nuove fasi vitali. Vi è solo, se siete dei morti dello spirito, morte.
   Io, discepolo del Cristo, io che ho visto, oltre la vita, la vita futura e la risurrezione ultima, ve lo giuro che ciò è verità.
   Liberatevi da queste catene. Sono le più pericolose che Satana vi getti. Fate il primo passo per dire a Cristo: “Vengo a Te” e a Satana: “Indietro, in nome di Gesù”. Accogliete la prima verità.
   Non potete sapere come sia dolce il Signore, il Maestro buono, il Pastore santo, verso chi si volge a Lui. Come un padre vi prende sul cuore e vi istruisce, vi cura, vi nutre. Non dite che lo amate. Non lo amate nella verità e perciò non lo amate.
   La verità è nel suo Vangelo. Il Vangelo è quello detto da Lui ai suoi discepoli e quello che Egli conferma e spiega, per benignità di Salvatore, tuttora. Sempre uguale dopo tanti secoli. Non ve ne è altro.
   Vi fosse stata una seconda o più altre vite, Egli lo avrebbe detto. Non siete parsi o scintoisti; siete “cristiani”. Lasciate dunque le chimere, gli errori, gli inganni che Satana suscita per strapparvi a Dio e credete a quanto Cristo ha detto.
   Chi ama crede. Chi poco ama dubita. Chi non ama accetta una dottrina contraria. La dottrina che seguite è contraria a quella di Gesù Cristo, Verbo di Dio, Maestro nostro, Luce del mondo. Voi dunque non amate Cristo nella verità.»

   Lo stesso giorno 11-1-44, ore 7

   Dice Maria:
   «Era anelito dello spirito mio restare vergine nel Tempio per tutta la vita, a lodare il Signore ed a pregare perché l’Emmanuele venisse concesso a coloro che da secoli attendevano la sua venuta di Grazia.
   Perciò, quando il Sommo Sacerdote mi significò il suo volere di dare a me sistemazione maritale, il mio interno conobbe il suo primo turbamento. Il secondo fu quello dell’annunzio angelico[43].
   Ebbi un attimo di smarrimento, di accasciamento, perché, Maria, mi pareva che il Signore rifiutasse la mia offerta di vergine non trovandola degna della sua Perfezione. Esaminai me stessa per trovare in che avessi spiaciuto al mio Signore, perché, naturalmente, non ebbi neppur larva di pensiero che la Giustizia divina avesse potuto essere ingiusta. Ma nell’umile esame di me stessa trovai la risposta e la pace.
   Lo Spirito mi disse, con la sua luminosa voce d’amore, che questo volere sacerdotale, rispondente a volere di Dio, non era retrocessione agli occhi di Dio ma avanzamento nei gradi dello spirito e che, essendo volontà del Signore, il solo accoglierla con pronta ubbidienza mi avrebbe valso benedizioni e meriti ed un più intenso legame col mio santo Signore Iddio.
   Allora con ilare ubbidienza dissi a Dio, attraverso al suo sacerdote: “Eccomi, o Signore, a fare la tua volontà e non la mia”. Le parole[44] del mio Figlio fiorirono molti anni avanti sulle labbra e nel cuore della Mamma sua.
   Chiesi soltanto, in cambio della mia ubbidienza, che Iddio concedesse alla sua Serva uno sposo tale da non essere per la mia verginità, sacrata al Signore, violenza che turba e scherno che irride, ma compagno rispettoso e santo, al quale il timore e l’amore di Dio fosse luce nel cuore per comprendere l’anima della sua Donna. Non chiesi altro. Bellezza, gioventù, posizione sociale, censo, mi furono cose talmente trascurabili che non meritarono un fugace pensiero. Chiesi la “santità” nel mio sposo futuro. E di altro non mi occupai.
   Condizioni prime, e troppo trascurate nei vostri matrimoni di ora, sono queste di volgersi a Dio chiedendo dalle sue mani il compagno conforme al vostro carattere e alla vostra posizione e soprattutto il compagno “giusto agli occhi suoi”. A Dio nulla chiedete in quest’ora decisiva della vita della donna, e non guardate né allo spirito vostro né allo spirito del compagno. Vi basta sia bello, ricco, giovane, influente nel mondo. Tutto il resto non ha peso nel momento della scelta. Ma purtroppo tutto il peso lo acquista dopo le nozze, e molti matrimoni sono una delusione che si limita ad esser tale unicamente se la moglie è donna di cristiani sentimenti. Se in lei mancano anche questi, il matrimonio diviene un disastro di cui sono vittime espiatorie gli innocenti, e molte volte termina in un duplice adulterio. Vi mettete a repentaglio l’anima, e sovente la portate a morte, per tenere di vista solo fini umani nelle nozze e non volgervi al Padre dei Cieli in quell’ora solenne.
   Quando vidi Giuseppe ogni mia naturale ansia cadde come nuvola che si scioglie in arcobaleno. Mi bastò fissarlo negli occhi per leggere in essi che egli era un onesto, un fedele, un puro, un giusto. La sua età, del doppio più adulta della mia, gli aveva lasciato lo sguardo limpido di un bambino, perché il Male aveva tumultuato intorno a lui, vivente nel mondo, ma non aveva potuto penetrare nel suo cuore saturo di amor di Dio.
   Con quanta fiducia misi la mia mano nella sua, sentendo d’aver trovato in lui un padre d’amore, uno sposo fedele, un compagno casto, che sarebbe stato come l’olivo e il fico che ombreggiano la piccola casa e la difendono dai venti e dall’ardore dando ristoro e conforto di dolcezza e di nutrimento!
   Dolce sposo mio che non mi ha mai delusa! Che, poiché realmente mi amava, credette in me anche contro le apparenze, che mi nascose il suo pianto per non turbarmi, che non ebbe per me che sorrisi e aiuti, che mi guidò come la sua prima figlia putativa, tenendomi per mano per farmi sentire che m’era vicino col suo amore, scansandomi gli inciampi, prevenendo i miei bisogni, paziente, silenzioso e casto, casto come solo un angelo può esserlo.
   Oh! sì! Ne sia benedetto il Signore! Io, che l’Eterno aveva destinata ad esser Regina degli angeli suoi, ho avuto, sino dalla Terra, due angeli per sudditi: il mio angelo custode la cui invisibile presenza sentivo aleggiare presso a me continuamente con lampi di luce e profumo celeste, ed il mio angelico consorte la cui carne non offuscata da desiderio di sangue viveva vicina alla mia come quella di due gigli sbocciati in un’unica aiuola che si profumano a vicenda e fioriscono per il Signore, esempio l’uno all’altro di salire più in alto, verso Dio, di profumare più forte per carità di Dio e del compagno, ma non uniscono mai le loro bocche fiorite in un bacio che sporca di polline la seta angelica della loro veste di purezza.
   Santo e benedetto Giuseppe mio! Di avermelo dato a consorte non cessa il mio cuore di ringraziare il suo Signore, che alla sua Serva ha provveduto da Padre santo e che per la mia verginità tratta dal Tempio ha creato questa viva difesa, per cui l’alito del mondo si frangeva contro Giuseppe senza che strepito o fetore di umana bruttura penetrasse dove l’eterna Vergine continuava a lodare il Signore come fosse preposta al servizio dell’altare, oltre il Santo dei santi, là dove splendeva la gloria dell’Eterno Iddio.»
   Questa mattina ho avuto un risveglio beato. Avevo scritto da mezzanotte alle 2. Sempre rimanendo sotto la luce della Colomba d’oro e nell’abbraccio di Maria, perché la visione[45], che si era offuscata nel giorno, si era ripresentata ieri sera in tutta la sua magnificenza avanti il sopore, e poi era tornata nelle sue fasi iniziali, come era rimasta sempre dalle 11 alle 18, di Spirito Santo e di Maria. Dopo avere scritto mi ero coricata pregando e verso mattina mi sono addormentata nonostante i vivi dolori che mi scuotevano dal sonno ad ogni momento.
   L’ultima volta che mi svegliarono suonavano le 6. Insieme alla trafittura dello spasimo ho udito un bacio lieve sulla fronte e la dolce voce di Maria, inconfondibile, dirmi con tutta la sua soavità: “La grazia del Signore sia sempre con te”. Ho risposto subito, perché non potevo sbagliarmi: “Benedetta tu fra tutte le donne”. E mi sono rannicchiata nel silenzio e nel tepore, sentendo d’esser vegliata dalla Mamma che mi aveva dato il più bel “buongiorno” che si possa dare.
   Volevo scriverle subito questo. Ma Maria alle 7 e mezza ha incominciato a parlare del suo sposalizio e ho scritto dopo. Ora aggiungo dei fogli perché mi viene detto che vi è un dettato[46] da unire qui, appartenendo alla serie dei precedenti.

   Sempre l’11-1-44, ore 10

   Dice l’apostolo Paolo:
   «Gli antichi pagani ai quali io spezzavo il pane della Fede sembrano essere tuttora vivi, anzi essere ritornati, secondo la vostra credenza, a reincarnarsi con le loro antiche teorie riguardo alla risurrezione e alla seconda vita, tanto tuttora, e più che mai ora, dopo venti secoli di predicazione evangelica, è incarnata e incarnita nella vostra mente la teoria della reincarnazione.
   Unica cosa che si reincarni questa vostra teoria che rifiorisce come una muffa ad epoche alterne di oscuramento spirituale. Poiché, sappiatelo, o voi che vi credete i più evoluti nello spirito, questo è il segno di un tramonto e non di un’aurora dello spirito. Tanto più basso è il Sole di Dio nei vostri spiriti e tanto più nell’ombra che sale si formano larve e stagnano febbri e pullulano i portatori di morte e germinano le spore che intaccano, corrodono, assorbono, distruggono la vita dello spirito vostro, come in boschi iperborei dove di sei mesi è lunga la notte e fa delle boscaglie, piene di vita vegetale e animale, delle morte zone simili a quelle di un mondo spento.
   Stolti! I morti non ritornano. Con nessun nuovo corpo. Non vi è che una risurrezione: quella finale.
   Non siete, no, non siete, voi fatti ad immagine e somiglianza di Dio, dei semi che per ciclo alterno spuntano e si fanno stelo, fiore, frutto, seme e, da seme, stelo, fiore, frutto. Voi siete uomini, non erbe del campo. Voi siete destinati al Cielo non alla stalla del giumento. Voi possedete lo spirito di Dio, quello spirito che Dio vi infonde per continua sua generazione spirituale che è in rispondenza alla generazione umana di una nuova carne.
   E che credete voi? Che Dio, l’onnipotente, illimitato, eterno Iddio nostro, abbia un limite nel suo generare? Un limite che gli imponga di creare un dato numero di spiriti e non più, di modo che per continuare la vita degli uomini sulla Terra, come commesso da emporio, debba andare agli scaffali e cercare fra gli ivi ammassati spiriti quello da riusare per quella data merce; o, meglio ancora, credete che Egli sia come uno scriba il quale riesuma una data pratica e cerchi un dato rotolo perché è venuta l’ora di riusarlo a dar voce ad un evento?
   O stolti, stolti, stolti! Voi non siete merci, pergamene o semi. Voi siete uomini.
   Il corpo, come seme, cade, finito il suo ciclo, nella corruzione della fossa. Lo spirito torna alla sua Fonte per essere giudicato se è vivo o putrido quanto la carne, e a seconda del suo essere va al suo destino. Né più da quello esce altro che per chiamare ciò che fu suo ad una unica risurrezione, in cui chi fu putrido in vita putrido perfetto diviene in eterno, con quello spirito corrotto e quella corrotta carne che nella loro unica, sola, non ripetibile vita, ebbero; e chi fu “giusto” in vita risorge glorioso, incorruttibile, elevando la sua carne alla gloria del suo spirito glorioso, spiritualizzandola, divinizzandola, poiché per essa e con essa ha vinto ed è giusto che con essa trionfi.
   Qui siete animali ragionevoli per lo spirito che possedete e che consegue la vita anche per la carne che esso vince[47]. Nell’altra vita sarete spiriti vivificanti la carne che ha conseguito vittoria rimanendo soggetta allo spirito. Prima viene sempre la natura animale. Ecco l’evoluzione vera. Ma è unica. Poi dalla natura animale, che ha saputo, per la triplice virtù, rendere leggera se stessa, viene la natura spirituale.
   A seconda che vivete in questa vita, tali sarete nella seconda. Se in voi ha predominato ciò che è celeste, conoscerete la natura di Dio in voi e possederete tale natura poiché Dio sarà il vostro eterno possesso. Se avrete avuto predominio terrestre, oltre la morte conoscerete l’opacità, la morte, il gelo, l’orrore, la tenebra, tutto ciò che è comune al corpo che viene calato nella fossa; con questa differenza: che la durata di questa seconda, vera morte, è eterna.
   Eredi di Dio per volere di Dio, non vogliate, o fratelli, perdere questa eredità per seguire carne e sangue ed errore della mente.
   Io pure errai[48] e fui contrario alla Verità, fui persecutore del Cristo. Il mio peccato m’è sempre presente, anche nella gloria di questo regno le cui porte me l’apersero il mio pentimento, la mia fede, il mio martirio per confessare Cristo e la vita immortale. Ma quando la Luce mi atterrò, facendosi conoscere, io abbandonai l’errore per seguire la Luce.
   A voi la Luce si è fatta conoscere attraverso a venti secoli di prodigi, innegabili anche al più feroce negatore e al più ostinato. Perché dunque volete, voi fortunati che avete per testimonianza di essa Luce venti secoli di divine manifestazioni, perché volete voi rimanere nell’errore?
   Io, testimonio di Cristo, ve lo giuro. Non la carne né il sangue possono ereditare il regno di Dio, ma unicamente lo spirito. E, come è detto nel Vangelo di Gesù Signore nostro, non sono i figli di questo secolo – intendete, o fratelli, che qui “secolo” sta a significare coloro che sono nel mondo, ossia i terrestri – quelli destinati a risorgere ed a risposarsi avendo una seconda vita terrena. Solo risorgeranno coloro che sono degni del secondo secolo, dell’eterno, quelli cioè che non potranno più morire essendo già vissuti, ma che, per avere conseguito la vita spirituale ed essere divenuti simili agli angeli e figli dell’Altissimo, non hanno più fame di nozze umane, desiderando col loro spirito un solo coniugio: quello con Dio-Amore; un solo possesso: quello di Dio; una sola dimora: quella del Cielo; una sola vita: quella nella Vita.
   Amen, amen, amen!
   Dico a voi: credete per conseguirla.»
   E così è venuto anche S. Paolo. Alla grazia! Che uragano! Non mi stupisco che abbia travolto, sotto la veemenza della sua parola, anche gli ateniesi abituati ai loro oratori! Se Giovanni è sospiro di vento profumato di cielo, Paolo è ciclone carico di tutti gli elementi atti a piegare le più proterve cime.
   Credo che il ciclo sia chiuso. E se tutto questo concerto di note non penetra in loro[49] (……) non so cosa più potrà penetra­re. Avevo desiderato un dettato in merito da mesi e mesi. Ho at­teso. Ma ne ho avuti sette e, se io fossi al posto di taluni, mi parrebbe d’essere come un topo in trappola o uccello nella rete. L’evidenza mi stringerebbe da tutti i lati.
   Che proprio parlasse anche S. Paolo non me l’aspettavo.
   Ora ho le spalle rotte e mi riposo guardando con l’anima la Divina Colomba d’oro e sentendo Maria al mio fianco. La sua parola mattutina mi continua a cantare in cuore.

[40] come te. Infatti Maria Valtorta era chiamata “piccolo Giovanni”.
[41] l’ha detto in Luca 11, 28; ha anche detto in Giovanni 6, 22-59.
[42] specifica, per esempio in Giovanni 6, 40.44.54; e ancora, in Giovanni 5, 21-29.
[43] annunzio angelico, riferito in Luca 1, 26-38.
[44] parole, riportate in Matteo 26, 39.42; Marco 14, 35-36; Luca 22, 41-42.
[45] la visione, quella descritta in data 10 gennaio. La frase che segue, poco chiara, è riportata fedelmente.
[46] dettato che segue e che è stato scritto, insieme con la nota di commento, sulle otto facciate di due fogli di quaderno, piegati e cuciti alla fine di questo che è il 12° quaderno autografo.
[47] e che… fino a …vince è una frase aggiunta successivamente dalla scrittrice, che la mette in calce alla pagina autografa.
[48] Io pure errai…, come si narra in Atti 9, 1-22. Il presente “dettato” sembra riprendere gli interventi di Paolo in Atti 17, 22-34; 1 Corinzi 15.
[49] loro, cioè i cultori della dottrina della rincarnazione o metempsicosi, e forse qualcuno di essi in particolare (come farebbero capire i puntini tra parentesi), ai quali sono stati dedicati i “dettati”.