MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 223


2 gennaio 1944

   Ore 8 antimeridiane

   Per ora ancora contemplazione.
   Mi fu concesso vedere Gesù e Giovanni. L’Uno presso all’altro, tenendo il suo braccio destro sulle spalle di Giovanni che è molto più basso e più tarchiato di Gesù. Ma tanto bello.
   Non ha barba né baffi, o per lo meno ha sul labbro superiore una lieve peluria bionda che si perde nel rosato del volto. È biondo, ma un biondo più chiaro di quello di Gesù: un biondo castano, non il biondo-rame del Cristo.
   Ha anche lui gli occhi azzurri. Un azzurro limpido che è sempre più carico di quello di Maria ma non è così cupo come quello di Gesù e non così scintillante. Un occhio di bambino puro, mite, amoroso. Un occhio che riposa a guardarlo.
   La bocca ha un sorriso sereno di creatura giovane e felice, certo per essere presso al Maestro. Non è il sorriso rapito di Maria né quello di Cristo pieno di dignità e d’una serietà che è quasi mestizia. È un sorriso più umano di questi due altri. Ma tanto bello.
   Dopo avere ben bene guardato, ho notato una somiglianza fra i tratti di Gesù e quelli del discepolo, come se Gesù fosse un fratello maggiore d’anni e perciò dai tratti più virili e resi più signorili da una... come dire?, coltura, professione, elevatezza spirituale raggiunta in pieno.
   Mi è venuto in mente: “Ma erano forse un poco parenti?”, e ho preso il Vangelo. Mi sono fatta venire il capogiro nel cercare, ma non ho capito nulla. Si parla di Zebedeo e di Salome, ma poi?... È vero che nel ricostruire parentele non valgo nulla, ma sfogliando i quattro vangeli non ho neppure trovato nulla di veramente atto a spiegare, neppure nelle note messe in calce al foglio.
   Bene. Non importa. Ho visto Gesù e il suo e mio prediletto e mi basta.

   Lo stesso giorno, ore 23

   Dice Gesù:
   «Ed ora che finalmente puoi essere tutta mia, ti parlo.
   È carità sopportare anche i disturbatori e non ti devi rifiutare a questa carità, né innervosirti. Guarda il tuo Maestro. Io ti do una grande lezione di sopportazione. Non volendo sottoporti ad una doppia fatica parlandoti mentre altri ti parlano o ti fanno chiasso d’attorno, né volendo mettere altri a conoscenza della mia istruzione a te, attendo, con pazienza che non si stanca d’esser tale, che tu possa esser tutta per Me. Tu vedi con quanta tranquillità aspetto e con quanta benignità riprendo a parlarti quando il momento è venuto. Impara a fare anche tu così, senza timore di perdere nulla, senza irritarti, senza turbarti in nessun modo. Non perdi nulla. Stai tranquilla. Acquisti soltanto il merito di un atto virtuoso.
   Questa sera ti parlerò di coloro che, per aver creduto al Precursore e aver seguito Me, furono da Me scelti per apostoli miei. E ti parlerò anche della pecora smarrita del piccolo gregge, dal quale venne il gregge immenso che ora è sparso per la Terra e che è il gregge battezzato nel mio Nome.
   Le somiglianze fisiche non hanno importanza, Maria. Sono fortuite combinazioni. Vi sono parenti che non si assomigliano fisicamente quanto si assomigliano due che parenti non sono e viceversa. Vi sono anche attrazioni fisiche per cui due che si assomigliano si amano più di due che sono diversi, quasi uno contemplasse nell’altro un secondo se stesso vedendolo ornato di quegli abbellimenti che l’amore fa vedere e che rendono perfetto, per chi ama, l’oggetto del suo amore. Ma ciò non ha importanza.
   Occorre tenere presente che la Galilea non era un mondo e che i Galilei erano relativamente pochi, che si sposavano quasi sempre fra loro e che perciò i caratteri somatici erano ripetuti in due o tre esemplari che da secoli si ritrovavano su quei volti. Non sarebbe errato dire che in tutti i piccoli paesi, se si fosse andati alle origini, si sarebbero trovati due o tre ceppi familiari originari, i quali si erano sposati o risposati fra di loro dando un carattere fisico spiccato in tutta la razza galilea.
   Che perciò Giovanni avesse anche una somiglianza fisica con Me, non deve stupire. Era un galileo biondo. Particolarità più rara del galileo bruno ma che pure esisteva. Ma la sua somiglianza era ancor più spiccata in quanto riguarda lo spirito.
   Venuto a Me ancora vergine, giovane, innocente, mi aveva potuto assimilare come nessun altro. Era una copia vera del Maestro. L’amore lo aveva portato a prendere non solo il pensiero ma finanche il modo di parlare, gestire, muoversi mio. Lo aveva persino reso più somigliante a Me nel volto, fenomeno che non è unico fra due che si amano perfettamente. E Giovanni mi amò di amore perfetto. Lo vedi come sfavilla nella gioia del sentirselo dire? Nessuno mi amò come lui, fuorché la Benedetta, di un amore che non conobbe attimo di titubanza o di errore. E nessuno, fuorché mia Madre ed i bambini che venivano a cercare la mia carezza, ebbe per Me il dono di un cuore puro come il suo.
   Giovanni morì longevo, ma i lustri non offuscarono, col loro accumularsi, quel candore angelico che non conobbe altra fiamma che quella dell’amore divino ed altra carezza che quella di mia Madre.
   Era il più giovane del gruppo apostolico. Dopo lui, in età, veniva l’Iscariota. E per età avrebbe potuto esser anche lui come Giovanni. Ma non lo era. E se vergine non era, casto non divenne neppure dopo avermi conosciuto. Era un impuro. E l’impurità impedisce l’opera di Dio nei cuori e favorisce quella di Satana come nessun’altra passione.
   Il suo volto ti è noto. È quello. Ti è apparso come il Seduttore. Perché infatti nella sua bellezza egli assomigliava al Bellissimo che si era ribellato a Dio e che è padre di tutti i nemici di Dio.
   Anche la bellezza è un’arma in mano a Satana, ed esso non trascura di imprimere il suo carattere di seduzione sui suoi strumenti. In tal modo li attira verso il suo profondo e li può mordere al cuore inoculando il triplice peccato. E Giuda aveva nel cuore la concupiscenza del denaro, della carne, del potere. E per queste tre Nemesi che lo perseguitavano, e che egli non volle volere vincere, divenne il deicida. Quando Satana vuole prendere offre la donna, per la quale è necessario avere censo e onori per conquistarla. Quando ha preso nega denaro, onori e donna, e dà unicamente disperazione e morte.
   Giovanni era il sole del gruppo apostolico. Giuda era le tenebre. Era figlio della Menzogna. La mia Luce e Verità non poterono penetrare in lui. E se nonostante le sue prevenzioni potei fare di Natanaele[2] un convinto e di Levi un convertito, perché non era nel primo frode e nel secondo resistenza alla grazia, nulla potei in Giuda, poiché il suo animo era posseduto né Io potevo penetrarvi perché egli me ne interdiva l’entrata. Mi seguì per speranza umana. Mi tradì per avidità umana. Vendette il Cristo ai suoi crocifissori e la sua anima a Satana che da anni era il suo istigatore, perché Satana non è Dio che dà anche se non date per conquistarvi a Sé. Satana vuole il cento per uno. Vuole voi, in eterno, in cambio di un’ora di trionfo bugiardo. Ricordatevelo. Ho sopportato questa serpe nel gruppo per insegnare agli uomini a sopportare e ad insistere per salvare. Non un pensiero di Giuda m’era ignoto. Ed è stata una anticipata passione l’averlo vicino. Un tormento che voi non contemplate, ma che non fu meno amaro degli altri. Vi ho insegnato a sopportare le cose e le persone moleste, perché quale persona è più ripulsiva di chi tradisce?
   Maria, la vita del Cristo è insegnamento anche nei più insignificanti particolari, e te ne istruisco perché voglio che tu mi conosca e mi imiti anche nelle cose minori.
   Ti benedico.»
   Era tutto il giorno che io vedevo il collegio apostolico e non vedevo l’ora che fosse notte per averne spiegazione da Gesù. Oggi ho avuto una giornata di... esercizio di pazienza. Mai libera di ascoltare Gesù.
   Ora le dico come ho visto.
   Giovanni è tanto ben descritto che non mi ripeto. È il più giovane di tutti e, per me, il più bello. Segue per età Giuda Iscariota, nel quale ritrovo il volto di quel tale sogno fatto tanti anni fa e che le ho descritto[3] nelle mie note personali. Un bello che, se si scruta bene, ripugna e spaurisce, perché si sente essere cattivo e falso. Un bello satanico.
   Poi vedo l’altro Giuda, parente di Gesù, al quale non somiglia per nulla perché è bruno e muscoloso, più basso di Gesù. Sembra sui trent’anni. Questo ha barba scura e quadrata. Giuda Iscariota non ha barba come non ne ha Giovanni, e ha i capelli ricci e più corti di quelli di Giovanni. Sembrano tagliati su per giù per quanto è lunga la testa, torno torno.
   Ugualmente con capelli corti, ma di un color pepe e sale, perché con diversi capelli bianchi fra il nero, è Pietro. Pare dai 45 anni in là. Basso e muscoloso.
   Poi un gruppo di uomini sui 40 anni, in cui certo sarà Andrea, Tommaso, Matteo e i due Giacomi. Indi due molto anziani, più bianchi che scuri nei capelli e barba. Non so perché, penso siano Filippo e Bartolomeo. Ma il Maestro non me lo spiega ed io resto polarizzata su Giovanni, Pietro, l’Iscariota e Giuda Taddeo, che come unica somiglianza col Cristo ha l’occhio azzurro scuro ma senza lo splendore dell’occhio di Gesù.
   E con questa visione nel cuore mi corico. Domani le narrerò la gioia di Paola[4] per un sogno fatto e la mia perché quel sogno l’ho provocato pregando la “Mamma degli orfani” di andare da Paola.

[2] Natanaele nel racconto di Giovanni 1, 45-51; Levi nel racconto di Matteo 9, 9; Marco 2, 13-14; Luca 5, 27-28.
[3] descritto nell’Autobiografia, nel primo capitolo della parte terza.
[4] Paola è Paola Belfanti, figlia di Giuseppe Belfanti, cugino della mamma della scrittrice. I nomi dei Belfanti, soprattutto di Paola, già incontrati nel precedente volume de “I quaderni del 1943”, ricorrono con frequenza anche negli scritti del 1944 a causa dello sfollamento imposto dalla guerra in corso, come esporremo in una dettagliata nota sotto la data del 24 aprile.