MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 455


26 gennaio 1945

   [Precede il capitolo 88 dell'Opera l'Evangelo]

   Sera dello stesso 26, ore 20

   Se non fosse tempo di coprifuoco l'avrei mandato a chiamare, tanto sono stata terrorizzata dall'apparizione del demonio. Vero demonio, senza camuffamenti di sorta. Ossia un alto, sottile, fumoso personaggio dalla fronte bassa e stretta, viso puntuto, occhi fondi e di uno sguardo talmente cattivo, ironico, falso, che per poco non mi sono data a gridare al soccorso.
   Stavo pregando, al buio della mia stanza, mentre Marta era in cucina, e pregavo proprio il Cuore Immacolato di Maria, quando presso la porta chiusa mi è apparso lui. Scuro nello scuro, eppure ne ho visto tutti i particolari del corpo nudo e brutto non per deformità ma per un che di ferocia e di serpentino che traspariva da ogni suo membro. Non ho visto né corna né coda, né piede biforcuto, né ali come generalmente lo figurano. Ma tutto il suo mostruoso era nell'espressione. Per dire quello che era dovrei dirlo: Falsità, Ironia, Ferocia, Odio, Agguato. Questo era quanto diceva la sua espressione subdola e cattiva. Mi derideva e mi insultava. Ma non osava venire più accosto. Era là, inchiodato presso l'uscio. Vi è stato lo spazio di un buon dieci minuti e poi se ne è andato. Ma io sudavo freddo e caldo insieme.
   Mentre sgomenta mi chiedevo perché di quella venuta, ha detto Gesù: «Perché tu lo avevi così duramente respinto nel suo principale elemento.» (Mentre pregavo Maria, mi era tornata insistente la… non so come chiamarla, perché non è voce, non è idea, non è mente eppure è qualcosa che dice: "Se non c'eri tu qui succedeva qualcosa. Per tuo merito non è accaduta. Perché tu sei tanto amata da Dio". Io, non so se faccio bene o male, ma mi pare di fare bene, quando sento questo dico: "Va' via, Satana. Non mi tentare. Perché se è Gesù che dice questo lo accetto. Ma nessun altro lo deve dire per stuzzicare in me il compiacimento verso me stessa"). Dunque Gesù disse:
   «Perché tu lo avevi così duramente respinto nel suo principale elemento: la superbia. Oh! se ti potesse far cadere in quella!
   Lo hai visto bene? Non hai notato come il suo aspetto, direi la sua sovranità o paternità appaia e traspaia da coloro che lo servono anche temporaneamente? Non guardare se in una persona esso ti appariva coll'aspetto ripugnante di un animale di sozzura e libidine, di un mostro enfiato dal fermento, dal lievito della lussuria. Questo perché quella povera creatura è un letamaio di molti vizi e peccati, ma quelli carnali sono in essa i maggiori. Pensa a tutti quelli che in altre maniere ti hanno fatto sussultare e soffrire. Quelli che, magari per un'ora, sono stati strumenti di Satana per tormentare un'anima fedele, darle dolore, portarla a desolazione. Non avevano, nel ferire, la stessa espressione di dispetto crudele che hai visto, perfetta, in lui? Oh! egli traluce nei suoi servi!
   Ma non aver paura. Non ti può far male se tu resti con Me e Maria. Ti odia. Oh! senza misura. Ma è impotente a nuocerti. Se tu la tua anima non la rivuoi per darla a te stessa e la lasci nel riparo del mio Cuore, come vuoi che egli possa far male alla tua anima?
   Scrivi questo e scrivi anche le altre minori visioni che hai avute. Il Padre le deve sapere tutte e non è senza scopo saperle. E sappi che viene il tempo della mia primavera. Quella che do ai miei prediletti. Le viole e le primule costellano i prati a primavera. La compartecipazione ai miei dolori costella i giorni di preparazione alla Passione nei miei amici.
  Va' in pace. Ti benedico, per finire di dileguare la rimanente paura, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»
   Le altre cose viste sono otto giorni fa, a questa stessa ora.
   Gesù che, carico di un'enorme croce, andava come verso Spezia1 (tanto per dirle la direzione) ma non per Via Fratti. In diagonale, seguendo una ideale via retta da qui a quel punto. Aveva la veste bianca2, corta, di Erode sulla sua veste rossa, ed andava affranto, sudato e piangente. Sì, piangeva proprio. E a me, angosciata di vederlo piangere, diceva: "Lo vedi? Non basta il dolore dei supplizi… ho anche altri, altri dolori più forti. Compiangimi, anima. Il tuo Gesù è proprio piegato da una somma di sventure troppo forti".
   Poi, domenica sera – mi ero quasi addormentata nel dire la corona dei sette dolori di Maria – la Mamma mi scuote piangendo e dicendo: "Non dormire. Piangi con me. Non sai che mi hanno ucciso il Figlio?". Oh! come piangeva, mentre diceva quelle parole!
   Martedì sera invece fui presa da tanta tristezza perché ho visto mia madre… L'ho vista anche il primo dell'anno così. Ma ora mi pareva più angosciata. Più viva ma più angosciata. Mi spiego. Il 1° gennaio la vedevo su per giù come il giorno dei Santi3. Opaca, sola, trasognata, come una stupita di esser dove è e avvilita nello stesso tempo. Mi guardava. Ma sempre così intontita.
   Martedì invece pareva meno intontita, ma sempre a quel posto, e sempre così opaca nel colore e nella veste. Però i suoi occhi erano più vivi nell'espressione e pareva volesse dirmi qualcosa e non potesse. Un che di invocazione, di scusa, di richiamo… Se dovessi tradurre quello sguardo dovrei dire che mi diceva: "Perdonami e aiutami. Ho bisogno ancora di te, anche qui, come lo avevo quando ero lì. Aiutami… Sono così sola… Non ho che te". Io le dicevo: "È questo, mamma, che vuoi dire?" e lei col capo diceva "sì, sì" e sorrideva, ma triste, triste. Ho pianto e sono rimasta triste io pure. Ed è tornata ancora. Le ho detto: "Ma non bastano i suffragi?" e lei sempre diceva col capo "sì, sì". Ma nello stesso tempo chiedeva qualcosa che non so dire. Le ho detto: "Ti voglio bene. Tu lo sai" e lei assentiva ma aveva sempre quello sguardo. "Non ho nessun rancore, mamma, e ti vorrei ancora qui" e lei sorrideva ma non era lieta. Ho sofferto. Non la sento tranquilla.
   Questo quello che dovevo dire e non avevo mai scritto perché mi parevano cose non altro che mie e tanto, troppo tristi…
 

   [Seguono, con date dal 27 gennaio al 3 febbraio 1945, i capitoli da 89 a 96 dell'opera L'EVANGELO]
           


   Spezia sta per La Spezia; Via Fratti è la strada di Viareggio in cui abitava la scrittrice.
           
   2 veste bianca di cui si parla in Luca 23, 11.
           
   3 il giorno dei Santi, 1° novembre 1944.