MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 491


18 agosto 1945

   [Precede il capitolo 256 dell'opera L'EVANGELO]
 

   «Per S. Gabrielladi Maria Immacolata.
   Non sono propenso a concedere particolari direzioni, non per durezza di cuore ma per pietà verso il portavoce e per pietà anche verso le anime. Bisogna fortificarsi da sé perché sia vera fortezza. Ma ora necessita una parola e la do.
   Hai detto la prima parola della Croce per te, incompresa e presa con leggerezza, e per Me, offeso nei miei orfani ai quali non viene fatta offesa senza che da Me sia medicata.
   Già nei tempi dell'antica Legge era detto2: "Abbiate pietà della vedova e dell'orfano". Io ho detto: "Sarò Io il padre di coloro che padre non hanno e che il mondo disprezza".
   Il mio esercito e la mia corte sono stati composti di umili e di infelici. In essa erano peccatori, schiavi, contadini, orfani, e fra essi non erano assenti i martiri degli altrui peccati: i bastardi. Non sono mai mancati, e non sono stati inferiori agli altri nell'affermare il Regno di Cristo fra i popoli.
   Chi è che giudica che il Cielo o il Sacerdozio o il Chiostro è prerogativa dei beneficati di una famiglia regolare? Occorre qui fede di nascita e documenti vari per avere accesso alla gioia del Cielo? Qui occorre santità per entrare. Nulla più che questa. Perché le fedi di nascita si fermano a ciò che perisce, non all'anima. L'anima non nasce quando voi nascete sulla Terra. Il suo natale si ha nel giorno in cui viene a Dio per avere la sua eterna pace. Questo dovrebbero avere presente coloro che sono chiamati a giudicare delle circostanze più delicate. Che direste di Dio se Egli negasse il Cielo ad uno che è nato bastardo? Che questa è una ingiustizia. E allora perché negate la via, che per esse è del Cielo, a queste creature che aspirano a Me e che Io aspiro a Me? Il fanciullo non ha chiesto di nascere. Il delitto non è suo. Sua è la croce. Non si deve fare ricadere sui figli i peccati dei genitori. Io ho detto3: "Non giudicate". Non giudicate perché voi non sapete le circostanze per le quali uno commise una colpa. A Me spetta il giudizio. A Me solo. E allora perché voi giudicate due volte in questo caso: una per il figlio e una per i genitori?
   In verità il vecchio Israele, con i suoi fariseismi senza carità, è risorto più forte di prima, aizzato dal razionalismo che intontisce al soprannaturale e dal novello giansenismo che raggela e mette ostacoli alle anime. Questo non è procedere verso le luci dell'ultimo tempo, ma retrocedere non solo ai tempi precristiani ma bensì ai metodi inumani e tenebrosi dei popoli pagani. Perché ora si preclude la strada mia, quella per la quale Io ho chiamato, erigendosi contro la mia volontà.
   Voi predicate che non è lecito opporsi alla vocazione di un figlio. Questo dite ai genitori, anche se essi in quel figlio hanno ogni conforto e aiuto, perché dite che Dio è più di un genitore. È giusto. L'ho detto Io pure4. Ma allora perché contendete a Me queste creature? Ma se illuminati foste e uniti allo Spirito Santo, dovreste vedere in questa chiamata tutta la mia misericordia. Dovreste vedere tutta la mia potenza se da due fanghi, che si sono congiunti per procreare in peccato, nasce un fiore che Io reclamo per il mio altare. Dovreste, in queste vocazioni tenaci che voi spregiate, vedere e sentire il segno della paternità di Dio che esige i suoi diritti e che apre le sue braccia a chiamare spose dell'Unigenito queste che il mondo profanerebbe e che voi allontanate.
   Povere anime! Le giudicate indegne voi di accostarsi all'oggetto altare se Io non le giudico indegne di accostarsi a Me? Questo vorrei dire a coloro che offendono Me attraverso gli innocenti che piangono e chiedono pietà senza trovarla, attraverso questi che superficialmente voi respingete verso le onde torbide del mondo, chiamandoli "i frutti del mondo" mentre, se aveste carità, giustizia e prudenza, proprio perché sono i frutti del mondo dovreste raccoglierli per metterli nei granai di Dio, al riparo da richiami e da eredità che potrebbero distruggere ciò che la buona volontà ha creato. Questo vorrei dire, e anche fare riflettere che insieme alla tentazione del mondo, a questi fiori che nella parte inferiore hanno gli appetiti comuni ad ogni nato di donna, aggravati talora da atavismi che solo la Grazia e la convinzione dell'amore di Dio trattengono, voi date la desolazione del dubitare di Dio e della sua bontà.
   Ma sarebbe inutile che lo dicessi a coloro che negano tutto ciò che non è loro stessi. Perciò parlo a te, Gabriella di Maria Immacolata.
   Tu hai piegato la tua umanità nell'umiltà del chiedere, dello spiegare, del vederti non voluta capire. Tu hai piegato all'ubbidienza verso gli uomini. E la sofferenza è stata molto grande. Ora ascolta Me. Io sono da più degli uomini e la mia sapienza, la mia giustizia sono perfette.
   I superiori sono per formare alle virtù. Ma Io sono per coronarle. E intervengo perché ormai è tempo onde non fare della tua energia una cosa non solo inutile ma nociva, perché compressa in una circoscrittissima missione in cui saresti una nullità appena capace di salvare te stessa e sempre in procinto di non salvarti, perché la imprudente destinazione e l'amara esperienza di questi giorni creerebbero un intimo ma attivo stato di diffidenza e di giudizio verso i superiori ciechi e superficiali.
   Non ti è lecito contribuire coi superbi della nuova Israele alla rovina dei cuori. Ma raccogliere questi cuori perché non si perdano vuol dire uscire dal luogo in cui sei entrata, strapparti ad esso con lacerazione di fibre, andare sola incontro al futuro, subire critiche acerbe e accuse di disamore, di superbia, di volubilità, dai superiori, dalle compagne e dal mondo. Su uno che ti capirà, mille ti derideranno. Pensaci. Vuol dire conoscere la tremenda solitudine di chi lotta da solo contro consuetudini, preconcetti e puntigli. Rimproveri, derisioni, ore di dubbio, delusioni, ristrettezze, angosce, tutto questo ti aspetta se tu raccogli i cuori che Io ho chiamato e ai quali Io voglio dare una paternità, un nome, una casa, uno sposo e dei figli. La paternità: quella di Dio; un nome: figlie di Dio; una casa: la mia; uno sposo: Io; dei figli: quelli per cui essi pregheranno e lavoreranno. Questo perché voglio che sappiano che Dio è buono, perché mai possano pensare che Dio è uguale a coloro che le condannano come cose profanate, senza giustizia e senza carità.
   Raccoglierli vuole dire sofferenza di ogni momento, vuole dire consumarsi più presto e con accresciute sofferenze, vuole dire dovere cedere il dolce ministero quando ad esso avrai posto ogni affetto, vuole dire conoscere la responsabilità di una vera madre che non ha dietro a sé una Casa Madre, dei Superiori, nulla, ma che è proprio come una mamma priva di aiuto, rimasta sola in mezzo alla covata dei figli da portare a età virile… Ed è tremenda l'angoscia di una madre che muore lasciando orfanelli non ancora adulti. È un'agonia morale, e nel tuo caso anche spirituale, innestata nell'agonia fisica. Quanto hai provato fino ad ora è un nulla rispetto a ciò che potresti provare e che proverai se dirai la seconda parola di quelle che ti ho indicate, ossia: "Tutto è compiuto!".
   Nella mia Passione5 Io ho detto all'Iscariota, rappresentante perpetuo di tutti coloro che hanno la missione di dare dolore ai loro simili: "Quello che hai ancora da fare fàllo presto". Sul Calvario ho ammesso che tutto era compiuto, e non solo dalla parte mia. Anche gli uomini avevano tutto compiuto di ciò che era da fare per creare quell'ora. Anche adesso gli uomini hanno tutto fatto di quanto era da fare per darti la tua passione. Ora a te il consumarla fino a poter dire: "Tutto è compiuto per tenere salvi a Dio questi cuori". Hai il coraggio di dirlo? Hai il coraggio di farlo? Guarda che fin qui hai bevuto il calice, ma ora ti attende la spugna col fiele e l'aceto sulle ferite sanguinanti, nella caligine, nell'abbandono. Hai forza di aggrapparti solo al Cielo, anche se il Cielo sembrerà lontano? Conoscerai la passione in tutta la sua complessa asprezza se ti voti a questa missione.
 Io non sono uno che inganna. Io espongo il quadro in tutte le sue tinte perché uno non abbia a dire: "Io non sapevo" e mancare perché non sapeva. Io ti do questo aiuto di una netta esposizione del futuro così come ho, nonostante i tempi, suscitato aiuti finanziari per l'opera concepita. E ti ho dato il mio viatico per sorreggerti, per consolarti, per calmarti, per temperare la tua tenacia con la mia mitezza.
   Gabriella di Maria Immacolata, tutti ti potranno ingannare. Non Io. Da mesi ti formo a quest'ora. Rileggi i miei messaggi dati contro la volontà di tutti, facendo forza anche a Me stesso, e solo perché tu sei tu, in particolari contingenze interessanti la donna e la monaca, la malata piena di vita e l'anima che ancora non ha trovato l'equilibrio stabile che è l'abbandono totale e ingenuo in Me.
   Nel 1° scritto è detto: "Dovunque vada la sposa di Cristo, l'anello della carità va seco lei".
   Nel 2°: "Vi sono due parole tanto sublimi che Io, il Verbo, le ho dette6 nei momenti più solenni della mia vita: 'Ecco. Si faccia'. Ma non furono mai dette senza pianto".
   Nel 3°: "Pensa sempre: 'Che dirà Gesù di questo che faccio?', e se senti che Gesù è contento va' avanti senza timore".
   Nel 4° mia Madre ha detto: "Va' da Gesù con la rosa d'oro della tua carità".
   Nel 5° ti ho già benedetta per quest'ora, dicendo: "Pace e benedizione a chi con loro convive nell'amore per Me. Il Sangue e la Parola creino in voi forze sempre nuove".
   Nel 6°, che non ti fu dato perché troppo severo, e non era l'ora che tu lo gustassi, è detto: "Estragga ognuno con la sua fatica i diamanti preziosi della Sapienza".
   Nel 7°: "Fa' che il cuore sempre più si dilati per la sua completa apertura a Me".
   Nell'8° ti dicevo: "Vai con la mia pace". Non lo avrei detto se non avessi approvato il tuo andare.
   Nel 9° ti ho ripetuto il mio viatico di pace e indicato le parole della Croce.
   Non mi sono mai smentito come Amico e Maestro, e ora parlo in veste di Re. L'ultima volta avevo anche detto a Maria la grande parola7: "Donna, ecco i tuoi figli". Ma poi ho detto a Maria: "Ancora vi è del pianto da versare prima di dirle quella parola. Per lei sarà l'ultima. Attendi a scriverla".
   Ora Io ti consiglio di isolarti con la tua anima e con Me. Isolarti, ascoltarti, contemplarti, misurarti. E contemplare anche gli altri e i giorni futuri. Nel silenzio le idee si allineano e divengono chiare come un disegno. E se da esse tu trai la parola: "Vai", allora non tergiversare più oltre.
   Raccomanda il tuo spirito al Padre e muori come Gabriella per risorgere come madre degli orfani più infelici. Allora ti dirò: "Madre, ecco i tuoi figli: quelli del dolore". Se madre vuoi essere, sappi stare ritta ai piedi della Croce, sulla cima del Calvario, fra gli scherni e le curiosità irrispettose, per ricevere la più infelice delle umanità.
   E chiama l'opera: "di S. Veronica Giuliani". Tanto per non recidere ogni filo con l'Ordine che ricorda il mio Francesco, che non ha mai respinto nessuna miseria perché aveva compreso Gesù. E anche per ricordare quella che meritò sul Calvario il mio Volto sul lino. Io vi darò il mio Volto impresso nel cuore, acciò siate amanticonsolatrici ed espiatrici, come la prima8 e la seconda Veronica.
   Va' in pace, e siano con te la carità di Dio, la grazia di Gesù, la luce dello Spirito Santo.»
           


   S. Gabriella sta per Suor Gabriella, che è la stessa persona dello scritto del 21 luglio 1945. Anche se non è introdotto dal consueto Dice Gesù, il presente testo, chiuso tra le virgolette a caporale, è un "dettato". Spesso Maria Valtorta è chiamata "portavoce", come qui e nelle ultime righe dello scritto che precede; ma in particolare nel "dettato" del 18 dicembre 1945.
           
   2 era detto in Esodo 22, 21Deuteronomio 24, 17-21; 26, 12-13; 27, 19Isaia 1, 17Geremia 22, 3Zaccaria 7, 10. La citazione che segue si riferisce, quasi certamente, a qualche episodio dell'opera maggiore.
           
   3 ho detto in Matteo 7, 1Luca 6, 37. Il "non giudicate" esprime qui la riprovazione dell'impedimento per i nati illegittimi di accedere allo stato religioso, cui avrebbe dovuto rimediare, per le donne, una fondazione promossa da Suor Gabriella, come abbiamo già riferito in una nota al "dettato" del 10 gennaio 1945.
           

   4 L'ho detto Io pure, per esempio in Matteo 10, 37; 19, 29Luca 14, 26; 18, 29-30.
           
   5 Passione, cui accenna con particolari che si trovano in Matteo 27, 33-34.48Marco 15, 22-23.36Luca 23, 36Giovanni 13, 27; 19, 29-30.
           
   6 le ho dette, per esempio in Matteo 26, 39Marco 14, 36Luca 22, 41-42Giovanni 4, 34; 6, 38; 12, 27.
           
   7 la grande parola, come quella riferita in Giovanni 19, 26.
           
   8 la prima è la summenzionata Veronica Giuliani (1660-1727), clarissa cappuccina, santa; la seconda è la Veronica che, secondo la tradizione, pietosamente asciugò il volto di Cristo sulla via del Calvario (nell'opera maggiore di Maria Valtorta è un personaggio di nome Niche).