MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 517


31 dicembre 1945

   Nostro Signore vuole che aggiunga questo foglietto al quaderno ultimato, dicendo che è bene che completi l'episodio di ieri mattina col seguito che dura tuttora. E ubbidisco.
   Anzitutto ieri, dopo quella… messa in fuga di Satana fatta da N. Signore, per qualche ora non vidi nulla più. Poi venne quella signo­ra… e così si compì ciò che era detto nel dettato del mattino. O per curiosità o per bisogno, non credo per malvagità, quella donna è venuta.
   Poi, andata via lei – e in me c'era dell'urto per questa venuta, e c'era la decisione di non volerla più vedere – rivedo come al mattino il viso di Satana. Ma non più ironico né trionfante. Bensì mogio, come spaurito. Mi guarda, mi guarda proprio come uno che è sbalordito e che ha perso ogni baldanza. Sembra che si chieda: "Ma come mai? E chi è costei?"… Se ne va… Io sono tranquilla però, perché mi sento ancor tutta difesa dalla potenza di Gesù. E questo senso di sicurezza cresce sempre più man mano che passano le ore.
   Vengono le Raffaelli. Parlo del più e del meno, ma sempre pensando alla visita dell'ignota, e con continuo disagio anche, perché sono stata presa d'inganno, e penso al viso mortificato di Satana. Vanno via tutti ed io mi corico sfinita, ascoltando un concerto di musica classica alla radio.
   Ecco che vedo in una lontananza infinita, infinita come quando vedo il Paradiso – solo che qui è abissobassura, mentre il Paradiso è altezza – vedo un luogo che neppur potrei dire orrendo, ma che è infinitamente triste. Poca luce e plumbea, aria come nebbiosa, tenebrore fra le pareti rocciose e scoscese che sono ai lati di una specie di banchisa polare, ma non bianca di neve e ghiacci, bensì nera come pece, sparsa di piattaforme scogliose di roccia oscura. Su una di queste, a ventre contro la roccia, è sdraiato Satana col viso appoggiato su una mano, il gomito puntato sulla roccia. Mi sono provata a fare uno schizzo, ma non sono capace. Non guarda né me, né altri. Quasi a pelo dell'acqua spessa e nera, pensa, e sembra afflitto, se così si può dire e pensare di Satana. Certo è molto mogio. Cosa pensa, così solo e meditabondo?… È rimasto proprio sbalordito dalla violenza di Gesù, oppure è assorto pensando altre malefatte per rifarsi dello smacco del mattino? E perché rideva così questa mattina? E che ha sventato Gesù col suo violento intervento? Domande senza risposta.
   Questa mattina N. Signore mi fa capire che quella donna venuta ieri va compatita perché ha molte pene, è retta di pensiero, e va perciò esercitata carità con lei.
   Va bene. Ma la forza chi me la dà? Sono qui che stento a tirare il respiro. Sfinita sono! Vorrei solo stare distesa, in silenzio, al buio, per racimolare le superstiti forze. E non ho mai possibilità di farlo! E nessuno capisce che non ne posso più! E non sono tranquilla. Satana lavora. Lavora. Lo sento che ordisce i suoi disegni a danno dell'opera e dello strumento.
   Gesù, pietà di me!…