MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 531


2 febbraio 1946

   [Della stessa data è il capitolo 374 dell'opera L'EVANGELO. Omettiamo le diciture "precede, precedono, segue, seguono" quando i capitoli delle opere sono su quaderni a parte, tanto da non poter stabilire se la loro stesura precede o segue quella degli scritti della stessa data che sono qui riportati]
   

   Da 48 ore ho la presenza di S. Teresina del B. G.1 umana e gloriosa insieme perché raggiante, appoggiata su nuvolette luminose, ma proprio quale era nel chiostro di Lisieux. Non ha il Crocifisso fra le braccia. Ma ha il mantellone bianco sulla veste marrone. Non vedo la mano sinistra nascosta dal mantello. Ma vedo la destra, bellissima. Sporgendo dall'avambraccio in giù fuori dal mantello, che ha lievemente spostato indietro, sta con una rosa fra le dita. Una bellissima rosa di un giallo oro meraviglioso, una di quelle rose un poco spampanate a petali molto arricciati: dette ibride, mi pare, senza spina sul gambo verde-rosso cupo, colle foglie verde scuro, lucide, pastose, come di cera. Non so il nome botanico. La tiene così legger-mente fra il pollice e l'indice, con la corolla verso terra, col braccio steso verso terra, che pare proprio prossima a lasciarla cadere. Le dico: "Lasciala andare! Una rosa per me!…". Sorride ma non parla. Ma è un sorriso così lieto, arguto, incoraggiante. Adesso accenna a parlare.
   A delucidazione di questo dettato io spiego che stavo ragionando fra me sulle… restrizioni e sulle scappatoie e altre cosette che mi risultano dalle lettere venute dal Carmelo2. Un poco mi stupisco che anime di meditazione possano essere così imbrigliate e sorde, incapaci a sentire ciò che è Bene sicuro e a farsi scrupoli, ecc. ecc.
   E S. Teresina adesso finalmente parla:
   «Sono gli appesantimenti dell'amore. Sono facilissimi. Sono un ostacolo. L'origine va ancora ricercata nell'astuzia del demonio che si appoggia sui facili scrupoli, sulle paure, sulla stessa smania disordinata di essere buoni, per impedire, in realtà, alle anime di esserlo, di divenirlo con i mezzi di Dio, ordinari o straordinari che siano.
   È smania disordinata quella di volere fare in fretta, con mezzi scelti da noi, con paure di non saper fare. Ma si lasci ciò ai poveri mondani che non sanno l'infinita bontà, pazienza e longanimità di Dio e del tempo che Dio dà a chi confida in Lui per fare tutto e bene! Perché temere se abbiamo a che fare con un Padre? Perché dire: "Presto, presto, se no non arrivo" quando sappiamo che Egli ha il tempo a suo servo e il tempo non può ribellarsi ad essere tale quale Egli vuole per ogni vita? Perché volere dire: "Voglio santificarmi con questo o quel mezzo, con questa o quella pratica, perché manco in questo o quello" quando abbiamo un Maestro che sa con che e in che dobbiamo santificarci e, con mezzi impensabili dalla creatura, provvede? No. Non bisogna fare così.
   Questi errori, facili nei cattolici che sono nel mondo, sono facilissimi nei monasteri. Tante sono le anime e tanti sono i mezzi e i modi di santificazione. Un unico canovaccio non può bastare a tutte ad un modo. L'anima deve essere libera perché ha sposato il Libero. L'anima deve essere "sposa" perché è sposata. Non ci si sposa nelle fasce, ma quando si è capaci di fare almeno l'indispensabile per lo sposo e la casa, da sé. Non è vero? Oh! non è facile santificarsi nei monasteri. Salvarsi è ancora facile. Ma percorrere la via di Cristo, tutt'oro cosparso però di triboli, e rosso di sangue, e bagnato di pianto, non è facile. Però è la strada della santità.
   Sorellina, di' alle mie consorelle che abbiano una pietà e un'ubbidienza ariosa. Non sono le schiave. Sono le "spose". Le spose non sono obbligate alla soggezione supina. Quella è per gli inferiori. Le spose-regine hanno il dovere e il diritto di saper comprendere e applicare le voci e le parole dello Sposo e Re, dette nella stanza nuziale dello spirito, prima di ogni altra voce.
   Nel libro di Ester è detto3 come ella, anche sapendo che comparire nell'atrio interiore alla presenza del re e senza esservi stati chiamati voleva dire "morte", vi comparve. Ma comprendendo che Dio era nella preghiera di Mardocheo, indossate le vesti regali, si presentò nell'atrio interiore davanti al re seduto sul trono. E al re piacque la sposa umile eppure regale, e le porse lo scettro per farla sacra al cospetto del mondo, e le fu cara tanto da prometterle4 concessa ogni sua preghiera.
   Ester, fanciulla ma sposa, seppe avere una volontà soggetta ma pure libera e ariosa. Non si prestino alle insidie avvilenti del demonio che crea scrupoli per mettere catene.
 Oh! ero "l'ultima" a Lisieux, ed ella, la grande Priora, era ben potente, e la sua piccola "corte" le era ben fedele! Ma l'aria delle anime e per le anime era ben stagnante, la luce ben grigia, lo spazio così ridotto quando vi entrai! Oh! non bastava alla rinascita delle anime in serafini! Ho osato fare aria, luce, spazio, io la "piccoletta". Non per superbia. Ne ho sofferto di doverlo fare. Ma della mia anima volevo farne un serafino dalle ali d'oro. Altrimenti inutile sarebbe stato farmi prigioniera!… Volevo dell'anima mia farne "la forte". La tisi per il corpo, sì, era il mio mezzo per andare all'Amore. Ma per l'anima, no. E, per l'amore che è lo scopo della vi­ta cristiana, ho voluto per tutteciò che volevo per me: aria, luce, spazio, per le ali dei serafini della Terra, del monastero. Ero il "bambinello terribile" che diceva la verità, che voleva la verità. È verità la pietà ariosa, mentre è non verità la pietà di scrupoli. Parvi5 di una stoffa strana. Ma poiché piacqui al Signore, sulla mia via, che pareva irriflessione del piccolo fanciullo, ora camminano quelli che si salvano perché si fanno "simili ai fanciulli dei quali è il regno dei Cieli".
   Vieni, cantiamo, sorellina, il nostro Magnificat6, noi che Dio ha visto nella nostra "piccolezza", e perciò "ci ha prese sul seno, come fa una madre, e ci ha dato un nome migliore di quello di figli e figlie, un nome eterno che non perirà giammai".»
   E sorride, luminosa tanto da darmi un senso d'estasi…
 

   [Con date dal 3 al 7 febbraio 1946 sono i capitoli 375, 376, 378 e 379 dell'opera L'EVANGELO]
           


   S. Teresina del B.G., già nominata nella "visione" del 3 gennaio 1946 e più volte
           
   2 Carmelo è il monastero delle Carmelitane più volte destinatarie di "dettati" a partire dal 24 dicembre 1945. La "delucidazione" che precede il "dettato" di S. Teresina è stata scritta, forse successivamente, su un foglietto poi incollato in fondo alla pagina autografa.

           
   3 è detto, in Ester 4, 10-11; 5, 1-8.
           
   4 prometterle, invece di promettergli, è correzione nostra.
           
   5 Parvi, cioè ApparviSembrai. Segue una citazione da Matteo 18, 2-4; 19, 14Marco 10, 14-15Luca 18, 16-17.
           
   6 Magnificat, che è in Luca 1, 46-55. Segue una citazione da Isaia 56, 5.