MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 524


11 gennaio 1946

  Ricevo lettera da mio cugino. Molto chiara. All'oscuro come è da dettati del Maestro, usa quasi parole uguali per esortare a non abbandonarsi molto ciecamente al caso Dora, che è caso molto "misto". E così, dal 5 dicembre a oggi, sono molte le voci spirituali o umane che dicono la stessa cosa. Per prima la voce angelica; poi la voce di una persona molto in grazia di Dio; poi la voce dell'anima mia sempre; poi delle parole del Maestro che richiamano sull'instabilità del caso e sulla sua duplicità, sui pericoli celati in esso rispetto anche all'opera che Egli fa, con me per strumento; poi parole di S. Pietro… È un continuo sfrecciare di voci che dicono: "Attenta! Per te e il Padre, attenta!". Le confesso che la vedevo partire contenta solo per una cosa: quella che dice Giuseppe tanto da lontano. Ossia che ciò avrebbe servito a staccarla da questo pasticcio…
   No. È inutile! Ogni mia pace è turbata da quando c'è questo fatto di mezzo. Inutilmente io cerco dominare me stessa rimproverandomi in mille modi della mia paura, che voglio chiamare in altri modi per rimproverarmi di più. Inutilmente Gesù cerca di calmarmi, di rassicurarmi. Lui e l'angelo mio mi rassicurano proprio perché c'è del male in azione verso la cosa più a me cara.
   Ma lo sa che delle sere ho dovuto vincere una vera battaglia per non mandarla a chiamare per urlarle: "Lasci tutto! Lasci tutto! Non si rovini!"? O anche per non cedere alla voglia di mettermi a urlare, in casa, la mia paura? Non so se lei ha avvertito tutto questo. Non so se lei non ha notato che delle volte — e l'ultima fu quella mattina che lei è tornato da Camaiore per l'ultima volta — sentendola così "sicuro" ho avuto le lacrime agli occhi. Dicono bene di me? Se è voce di Dio lo ringrazio di illuminarla in merito. Ma ci annetto una sicurezza così minima che non ne ho nessuna gioia. Per questo ho scritto le mie impressioni di volta in volta…
   Sarò in errore io. Sarò cattiva io. Non mi ribello a che si pensi così. Sarà un fine di Gesù, di farmi pregare per quella donna, quello di non dire esattamente quanto c'è di Bene e di Male. E nessuno lo può forzare a dirlo. Forse vuole che la donna sia aiutata con preghiere a non cadere nelle potenze dell'"altro". Non lo so. So che non sento il caso chiaro, che ne ho ripugnanza, che l'ho sentito mescolato a menzogna dal primo momento. Penso che la donna sia incosciente di essere preda anche della Menzogna. Ma non posso non concludere che vedo in questo tutto un giuoco insidioso verso l'opera che Gesù mi fa fare.
   E una volta di più, e più chiaramente di tutte, le dico io pure, come Giuseppe, che da tanto lontano sente le cose nello stesso modo come le sento io, e l'altra anima che ho interrogata: "Attenzione, attenzione! Si metta in una posizione di attesa, in una posizione di vigilanza. Osservi da lontano. Il tempo darà luce, se pure non la darà prima Iddio". Oggi, 11 gennaio, ore 16, sento chiaramente di doverle dire questo, di doverle ricordare che Gesù lo ha già richiamato1 a non perdere tempo e freschezza di mente in altre cose che non siano quelle che lei da quasi tre anni ha nelle mani, di doverle dire che ho l'impressione lucida e netta che tanto l'avviso di S. Pietro2 come gli ordini del Signore siano per renderlo vigilante contro l'insidia celata in questo caso. Sarebbe un vero, imperdonabile errore, che per una leggerezza si facesse da leva, si mettesse la leva in mano ai nemici per distruggere la già troppo insidiata opera del Signore dei dettati e visioni. E una volta di più la prego di riaprire e rileggere quanto si riferiva a Giuseppe e a me… È istruttivo, lo creda.
   Dora sarà l'essere più innocuo… Ma anche Gesù non nega che essa è incapace di reagire, che è in posizione molto instabile. Così ha detto Lui, il Maestro, nel dettato che ha lei. Ma quando l' "altro" la vuole usare a nostro danno? Ma non capisce che anche se non la possiede per sempre gli basta di averla quel tanto che serve per fare apparire lei un "incapace a distinguere il Vero dalla Menzogna" acciò di lei ridano nelle Curie ecc. ecc.? Ma non capisce che questo porterebbe, di conseguenza, lesione anche al caso mio?
   Oh! se le potessi per un'ora far sentire ciò che io provo!! Ma lei non mi darà retta… E faccia la Bontà infinita il miracolo di non punirla e di non dire: "Basta!" per punirla. Veramente che allora lei mi darebbe, dopo tanto bene, il più grande dolore, e dopo tanto santo servizio di Dio farebbe allo Stesso un disservizio così grave che non passerebbe senza castigo soprannaturale.
   Mi dia retta. Non sia un bambino che si abbaglia con un giochetto di razzi multicolori. Ascolti anche Giuseppe. Gesù l'ha detto: "Facciamo servire l'esperienza del male al Bene". Forse Gesù vuole che Giuseppe, operaio della undicesima ora3, ma da Lui tanto amato da volerlo salvare a tutti i costi e con tutti i mezzi, sia quello che per la sua conoscenza di forze occulte ci sia aiuto nel distinguere. Non sprezziamo superbamente questo aiuto, ma usiamolo per salvaguardare l'opera del Signore.
   Vorrei che mi capisse. Che intuisse il mio spasimo, quello spasimo di sentire il Serpente che si aggira per strozzare l'Opera santa, spasimo che mi porta alla gola gridi di orrore che domo a stento…
            

   richiamato, nell'ultimo dei dettati del 25 dicembre 1945.
            
   2 l'avviso di S. Pietro, del 4 gennaio 1946.
            
   3 operaio della undicesima ora, come in Matteo 20, 6 (volgata: verso l'undecima; neo-volgata: verso le cinque).