MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 536


14 febbraio 1946

   [Della stessa data è il capitolo 383 dell'opera L'EVANGELO]
 

   Viene il dottore, chiamato a constatare gli aggravamenti continui, gli edemi che si estendono, le complicanze basilari pleuriche ecc. ecc. dei miei tanti malanni. Mentre visita e parla – anzi, meglio: mentre dopo la visita parla – affabile e desideroso di dare un poco di sollievo ad un'inferma con l'interessarla di questo e di quello, la voce spirituale di Azaria mi dice:
   «Questo è uno dei tuoi testimoni. Il medico ha grande valore di testimonianza per gli accertamenti futuri di una creatura di Dio e specie per le creature "portavoce" come tu sei. Solo il medico curante può dire se l'individuo è malato o pseudo-malato, se equilibrato o se affetto da psicosi simulatorie, atte a spiegare certi fenomeni. Ricordate il valore delle testimonianze mediche per creature dilette a Dio. Ricordate Fernanda Lorenzoni1, i cui medici conoscevano e rispettavano i segreti di Dio in lei. L'uomo che hai davanti è, inoltre, uno spirito buono. Non trascuratelo perciò. Tu parla chiedendo il certificato, e giungi sino al punto2 della rassegnazione e della resistenza, inspiegabile umanamente, del tuo corpo malato. Poi il Padre dica il resto. Con chiarezza, per avere certificato utile. Il medico ha il segreto professionale come il sacerdote. Perché allora tanti scrupoli con lui quando il fatto è già pubblico e con versioni non sempre oneste e caritatevoli? Dubiti dell'uomo? Egli stesso fra poco te ne leverà il dubbio. Parla, come ho detto, per gloria di Dio.»
   Allora io ho detto: "Dottore, ora che mi ha visitata più volte e mi ha vista nelle diverse fasi e peggioramenti, faccia quel certificato che vuole P. Migliorini".
   "A proposito! Mi spieghi un poco, chiaramente, a che serve e che devo dire, in che senso. Perché io sono retto e se si tratta di una diagnosi clinica voglio potere farla esattissima, e per tutti gli organi, con esami radiologici ecc. ecc. Ma se si tratta di un giudizio sulla gravità delle sofferenze posso farlo in altro modo".
   "Si tratta di dare al Padre un certificato da accludere alla memoria che sarà scritta di me, dopo la morte, come usano fare i sacerdoti di una creatura afflitta da lunga infermità che, per il modo come si svolge e come è sopportata, dà adito a pensare a esistenza di forze spirituali volenti la malattia e la durata della stessa, e di forze spirituali esistenti nell'infermo per spirito di sentita religione. Il Padre vuole unicamente sapere se io, umanamente parlando, con tutto quello che ho da anni, potrei essere viva, se si constata in me inequivocabile sofferenza, se è da pensarsi a fatti reali o suggestivi ecc. ecc.".
   "Ma allora lo faccio ben volentieri. Certo fin da ora dico che a chi contempla il caso con fede non manca di risaltare in esso fatti soprannaturali. Di lei da tempo non doveva più parlarsi se tutto fosse andato umanamente. E solo il constatare con che pazienza e rassegnazione sopporta tutto questo, e da tanto, si intuisce una viva fonte ultraterrena in lei. O si crede o non si crede. Ma se si crede, e io credo, perché negare il soprannaturale? Ho fatto anche giorni fa due certificati di attestazione di miracolo per opera della Fondatrice delle Suore dell'Ospedale. La suora di corsia me li ha chiesti e io ben volentieri li ho fatti. La guarigione, in coscienza, non si poteva dire venuta per opera medica; la suora diceva aver messo l'immagine della Fondatrice sotto il capezzale del malato, già morente, e si era verificata la guarigione. Perché negare il riconoscimento dei meriti della suora morta in concetto di santità? Vorrei però sapere di preciso le cose per orientarmi bene".
   Io non ho precisato "le cose" perché farlo, per me, è seccante, e Azaria non me lo aveva detto. Ma suppongo che il dottore, così in buoni rapporti con le suore dell'Ospedale, non sia del tutto all'oscuro dei dettati ecc. ecc. Anche se ne ha solo un vago sentore. Perciò credo sia utile che al dottore lei esponga chiaramente il fatto. Fra l'altro è la seconda volta che mi sorprende mentre scrivo, e gli appaio ribelle al consiglio suo di non scrivere. Né io posso da me dirgli: "Disubbidisco a lei perché ubbidisco a Dio come portavoce". Non le pare?
   Nulla di disonorevole è in ciò che è da dire al medico sul mio caso. E se il Vescovo non ha esitato a mandare da medici la Dora per demolirla, credo sia lecito essere espliciti col mio curante per aggiungere una nota scientifica, ma di credente, a rinforzo delle attestazioni tutte spirituali o affettive date dagli altri miei testimoni sul mio caso. Non attenda che io sia morta per farlo. Non attenda sempre. Il tempo e le vicende sono rapidi e mutevoli. Dopo è inutile rammaricarsi e sospirare…
           


   1 Fernanda Lorenzoni, terziaria dell'Addolorata (1906-1930), già nominata nello scritto che segue i due "dettati" del 16 marzo 1944.
           
   2 giungi sino al punto…, cioè: sino al punto di parlargli, per averne un'attestazione, della rassegnazione ecc.