MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 526


15 gennaio 1946

   Ore 5,30 antimeridiane

   Se non scrivo la mia gioia notturna sto male.
   Dunque. Ci siamo coricate alle 24,15 e Marta ha dormito subito. E quando dorme… dorme per davvero! Io mi sono presa la S. Reliquia e mi sono messa a fare la solita preghiera contro Satana, che sento molto intento ad aggirarsi intorno alla mia casa, a me e a lei. Poi ho detto l'atto di dolore, ho fatto la Comunione spirituale, la preghiera: "Eccomi, amato e buon Gesù… vado considerando le vostre 5 Piaghe, ecc. ecc." e quella della Croce, più l'Atto di offerta, come tutte le sere faccio. Termino coi "Gloria" ai S. Arcangeli e Angeli, ultimo al mio Custode. Mentre dico questi ultimi a lui, mi interrompo per dirgli: "Ma come ti chiami? Avrai pure un nome! Io ti chiamo 'interno ammonitore'. Ma vorrei chiamarti con un nome".
   Mi appare, di fianco al letto, a destra, verso il fondo, e dice pronto, tutto un sorriso: "Azaria".
   "Azaria? Proprio?".
   Sorride più ancora e dice: "Non ne sei sicura? Diciamo insieme il 'Veni Sancte Spiritus' e sette 'Gloria', come ti ho insegnato da anni per trovare risposta e guida dallo Spirito Santo in ogni bisogno, e poi apri a caso la Bibbia. Il primo nome che vedi è il mio".
   Dico con lui la preghiera e poi apro la Bibbia. Mi si apre a pag.na 596 - II° Paralipomeni1 cap. 15°: "Azaria, figlio di Obed ecc. ecc.".
   L'angelo, sempre sorridendo, dice: "E il significato del nome lo trovi nel Libro di Tobia, nelle note in fondo alla pagina".
   Corro al Libro di Tobia. Trovo in calce al 5° cap.: "Azaria vuol dire 'aiuto del Signore', perciò Azaria figlio di Anania vuol dire: 'Aiuto del Signore, figlio della bontà del Signore'".
   L'angelo dice: "Così è" e sorride guardandomi dolcemente.
   Lo osservo: alto, bello, coi capelli castano scuri, viso rotondetto, perfetto nelle linee e nel colore, occhi castano scuri, grandi, dolci, bellissimi. Lo osservo nella vesta sciolta: una tunica diritta, castissima, bellissima, senza cintura e mantello, a larghe maniche e scollo quadrato. La veste è bianca e argento. Il fondo è color argento appena lievemente brunito; il rilievo di questa veste, che pare broccato prezioso, è di un bianco luminoso, più bianco di ogni neve o petalo che siano mai stati formati. E il rilievo è tutto un correre di steli di giglio coi calici aperti. Vanno in direzione così:
  
   di modo che l'angelo pare avvolto di un avviluppante fascio di gigli in fiore. Al collo, alle maniche e in fondo, righe d'argento.
   Dico: "Lo stesso abito del 4 gennaio 19322, e lo stesso aspetto!".
   "Sì. Sono io. E se altre volte ti apparvi coi tre santi colori è per ricordarti che il Custode veglia soprattutto sulla vita delle tre teologali virtù nello spirito del suo custodito".
 Me lo contemplo, contemplo, contemplo, dicendo e assaporando il suo nome per tutta la notte di a  cerbe sofferenze e senza ombra di sonno…
 D'ora in poi "l'interno ammonitore" sarà perciò indicato col nome di Azaria, perché, come mi ha detto lui nel salutarmi prima di annullarsi al mio sguardo spirituale, "ogni angelo custode è un Azaria: un aiuto del Signore che in speciali casi si fa più manifesto per ordine suo e per sua gloria".
           


   Paralipomeni è diventato Cronache nella neo-volgata. Perciò: 2 Cronache 15, 1.
            
   2 del 4 gennaio 1932, quando aveva visto il suo angelo che l'aveva soccorsa in casa dopo un malore, come racconta nell'Autobiografia, verso la fine dell'ultimo capitolo della parte quarta.