MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 528


21 gennaio 1946

   Dice Gesù:
   «Trentatré giorni or sono Io ti dissi: "Non darò più nulla finché non vedrò tutto messo in ordine, come prudenza vuole". E te l'ho detto in maniera tale che tu hai preferito che non a te solo, ma con dettato chiaro lo ripetessi anche a chi ti guida. E otto giorni dopo1, avendone il modo, ti ho accontentata. Ora tutto è a posto, copiato, corretto come va fatto. Torno a ripetere che in materia così grave e con uno strumento tanto sfinito è doveroso non lasciare accumularsi il lavoro, ma va copiato man mano, e man mano corretto perché non ne restino parti incompiute in caso di morte o altro.
   Non abusate mai di una fiducia che non è più prudenza. Fate come se ogni ora fosse l'ultima e siate sempre in pari con tutto. E questo sia tenuto presente anche nel provvedere per rimanere presso lo strumento finché tutto sia compiuto. Le penose esperienze dell'autunno 1944 hanno marcato a fuoco il portavoce che dice: "Io non posso fidarmi di altri e se avessi a rimanere sola non consegnerei più una parola". Ma queste penose esperienze non sono state solamente sue! Anche tu, Romualdo, le hai avute. Anche tu hai visto come si è agito, e anche se ne hai sofferto tanto meno — perché la sofferenza di Maria è stata profondissima, tanto da inciderle un segno indelebile anche nel fisico — devi comprendere che non occorre ripetere il fatto. In questo caso Io approverò il desiderio di Maria e, non privando lei della gioia di vedere, priverò voi tutti di quella di avere perché non farò scrivere più una parola.
   Io non posso permettere che di questo lavoro se ne faccia una burla o poco meno. E neppure che resti manoscritto e non dattilografato e corretto. Abbiamo a che fare con un mondo ottuso e cattivo, anche se è mondo ecclesiastico, con un mondo che non si occupa di rivedere per approvare sentendo Me nell'opera, ma che con tutte le sue attenzioni vivisezionerebbe l'opera per trovare una parola che, o per la scrittura difficile del portavoce, o per errore di copia, possa apparire errore teologico o anche semplicemente storico. Questa è verità. Ed Io provvedo acciò il malanimo resti deluso.
   In questi trentatré giorni ho dato soltanto due visioni evangeliche. E le ho date perché ho voluto parlare, attraverso ad esse, a te, Romualdo, come tante volte faccio. Sono lezioni queste mie scene evangeliche. Lezioni anche per la vita giornaliera particolare, e in casi particolari. Se così non fossero non avrei, iniziando le visioni, dato scene saltuarie come ho dato, ma avrei iniziato dalla prima parola dei 4 Vangeli e continuato con ordine. Invece ho dato gli episodi necessari a quei dati momenti, per sorreggere il portavoce nella grande croce che doveva portare dopo poco (gennaio-marzo 1944), in quella che portava (maggio-ottobre 44) e per evangelizzare Giuseppe B., lottando con Satana, per prepararlo al dettato che lo ha separato per sempre da esso e dalle sue eresie. Dopo, finite le due necessità sopraddette, ho svolto regolarmente e ordinatamente la ricostruzione evangelica. Ma tante volte ti parlo, Romualdo, attraverso ad essa, o attraverso i dettati non evangelici che do. Sono tutti dati per esserti guida e luce. E così, per aiutarti, ti ho dato i due ultimi, straordinariamente, perché non volevo dare nulla finché tutto fosse a posto del già dato.
   Ora ricorda e rifletti che, come ho taciuto 33 giorni, potrei tacere per sempre. E lo farei se la cosa subisse inciampi che potrebbero ledere l'opera. Tu vedi che Maria, di suo, non può nulla. Non vedere, non dire. Se, per una prova, tu le dicessi: "Ripeta anche l'ultima visione", vedresti che non solo mancherebbero le parole, ma anche la descrizione del fatto sarebbe monca e povera. Levata dalla mia luce, Maria è una povera donnina qualunque. In lei non resta che il senso spirituale della lezione avuta, cosa che le aumenta volontà di agire santamente in tutte le cose secondo l'ammaestramento avuto. Ma l'intelligenza non fruisce di ciò che ha visto. Visione passata, visione non più ripetibile dalla sua mente. Se Io, per prudenza, non essendoci più modo di fissare in stampato ciò che ella scrive, ces­sassi di volere da lei le descrizioni di ciò che vede e sente, non avre­ste più una parola. La figlia sarebbe ancora e sempre fra le mie braccia. Ma tutti gli altri sarebbro senza altre lezioni. Rifletti, e fa riflettere questa cosa.
   E ora una lezione proprio tutta per te, servo a Me caro. E non è rimprovero, non lo prendere per tale. È carezza di chi ti ama e non vuole in te passi ingenuamente falsi o inutili. Non te ne avresti per male se un padre buono ti dicesse: "Dammi la mano che ti guido sul sentiero accidentato", oppure: "Vedi, figlio mio? Questo fiore, questa bacca non è buona. Pare, ma non è. Non li gustare perciò mai. Celano succhi nocivi". Ugualmente in te, fanciullo immortale, non deve essere dolore perché Io ti ammaestro in una cosa. Tu sei della mia schiera: quella dei senza malizia che sono, in fondo, degli indifesi contro il mondo astuto e Satana astutissimo nelle sue opere. È una gloria. Ma è anche un continuo pericolo. Ed Io, a questi indifesi, do particolare aiuto perché appunto sono tali, onde non siano ingannati da apparenze menzognere.
   Tu non devi misurare il soprannaturale tutto ad un modo. Il soprannaturale è tutto ciò che esula dal mondo naturale. Non è vero? Ma nel soprannaturale, nell'extranaturale sono due correnti, due fiumi: quello che viene da Dio, quello che viene dal Nemico di Dio.
   I fenomeni, presi esteriormente e superficialmente, sono quasi identici, perché Satana sa simulare, con la perfezione del male, Dio. Ma un segno dei miei è la pace profonda, l'ordine che sono nei fenomeni e che si comunica a chi è presente; altro segno è l'accrescersi delle facoltà naturali di intelligenza e di memoria, perché il soprannaturale paradisiaco è sempre Grazia, e la Grazia aumenta anche le facoltà naturali dell'uomo per essere ricordata con esattezza nelle sue manifestazioni. Nei fenomeni non miei, invece, è sempre effusione di un "che" che turba, o che sminuisce l'abituale serietà soprannaturale dando curiosità, dando quel senso di ilare e vuoto interessamento che avete quando andate ad uno spettacolo in un teatro, uno spettacolo di giocolieri e simili. Nei fenomeni non miei vi è sempre disordine, vi è, dopo lo scoppiettìo dei razzi che abbacinano, fumo e nebbia che levano la purezza alla luce preesistente, per cui avete visto e udito ma poi non ricordate niente con perfetta esattezza e cadete in contraddizioni anche senza volere. Satana, con la sua mano unghiuta, arruffa, arruffa per deridere e spossare.
   Infine, un segno esattissimo si ha nel soggetto stesso. Alla mia azione in un essere corrisponde sempre l'azione dell'essere. Mi spiego. Quando Io ammaestro, tutto si metamorfosa nell'ammaestrato. Viene in lui una volonterosa fretta di fare ciò che dico, e non con fasi lente di elevazione come si vedono nelle comuni volontà di santificarsi, ma con rapidi, e però duraturi, trapassi l'anima si eleva e si muta da ciò che era a ciò che Io voglio che sia. Sono le anime prese dalla "buona volontà". Essa ne macina e distrugge tutto ciò che era passato, tutto ciò che era l'io antecedente, e le ricompone nella nuova forma a mio modello. Sono le instancabili artefici del loro immortale se stesso. Vedono che si mutano in bene. Ma non sono mai contente del grado di bene raggiunto, e lavorano per giungere a perfezione più grande. Non per orgoglio proprio, ma per amore di Me.
  Nelle anime che, all'opposto, sono di falsi contemplativi, di falsi strumenti, questa instancabile metamorfosi manca. Essi, in tal caso allievi di Satana, si pascono e si beano di ciò che hanno. E talora, all'inizio, hanno avuto realmente dono da Me. Si fanno una cuna nell'orgoglio di essere "qualcosa". E questo "qualcosa" cresce come animale sopranutrito giorno per giorno. Infatti si supernutrisce di orgoglio che Satana rovescia silenziosamente e abbondantemente intorno a loro. Questo "qualcosa" diviene grosso, grosso, mostruoso. Sì. Mostruoso. È un mostro perché perde l'aspetto primitivo, il mio, e prende l'aspetto satanico. Si mettono un'aureola di false luci. Sfruttano la celebrità più o meno relativa per incoronarsi. E si contemplano. Dicono: "Io sono a posto. Già arrivato sono!". E si acciecano così, al punto da non saper vedere ciò che sono. E si assordiscono così, al punto da non saper sentire la differenza delle voci parlanti in loro. Così diversa la mia da quella di Satana! Ma non la sentono più. E mentre Io mi ritiro, Satana dà loro ciò che essi vogliono: delle vanità. Ed essi di esse si ornano…
   Che può fare Dio a questi volonterosi del Male che preferiscono la veste iridescente, la luminaria, i battimani, alla croce, alla nudità, alle spine, al nascondimento, all'assiduo operare in se stessi e intorno a se stessi nel Bene e per il bene di sé e degli altri? Che deve fare Dio presso questi istrioni della santità, tutti fole e menzogne? Dio si ritira. Li abbandona al padre della Menzogna e delle Tenebre. Ed essi si crogiolano nei doni che Satana dà loro in premio del loro agire. Essi si professano "santi" perché vedono che riescono a cose extranaturali. Non sanno che esse sono il parto del loro orgoglio che Satana alimenta. E non migliorano, sai? Non migliorano. Anche se, in apparenza, non regrediscono, è visibile anche ai più superficiali che non migliorano.
   Romualdo, attento allo sfaccettìo multicolore che si dissolve in nebbia! Io lascio sempre luce e cose concrete, ordinate, chiare. Attento ai falsi santi che sono più perniciosi al mio trionfo di tutti gli aperti peccatori. Il soprannaturale santo c'è. Io lo suscito. Va accettato e creduto. Ma non sia accettato a prima vista ogni vasetto su cui è scritto: "Olio di soprannaturale sapienza", oppure ogni libro chiuso su cui è scritto: "Qui è Dio". Che non escano dal primo fetori di inferno e dal secondo formule ereticali. Osservate ciò che è anche l'esterno del vaso e del libro, dove e come ama stare. Osservate, per lasciare il linguaggio figurato, se è umile all'eccesso, se è santamente operoso all'eccesso. Se vedete che la sua evoluzione al Bene è lenta o manca affatto, aprite gli occhi. Apriteli due volte se vedete in quest'anima piacere ad essere notata. Apriteli tre, dieci, settanta volte, se la trovate superba e in menzogna.
   La pace a te, Romualdo Maria. La pace a te, Maria.»
           


   otto giorni dopo, il 25 dicembre 1945, nell'ultimo dei "dettati" di quel giorno.