MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 512


25 dicembre 1945

Per Madre Teresa Maria di S. Giuseppe.
   Dice Gesù:
   «Lo vedi? Ho parlato a due delle tue figlie e le ho fatte "re d'Oriente". Ma quello che mi porta gli incensi devi essere tu. Portami, portami gli incensi della tua carica di Priora, così santificante quando è compiuta con giustizia.
   Oh! in verità, come l'incenso è franto in granelli, e come è gettato sui carboni per sprigionare profumo e per compiere l'ufficio per cui fu creato, così un Superiore in un Convento, per compiere realmente l'ufficio per cui fu eletto a quella carica, deve essere stritolato e consumato dai carboni accesi. E il mortaio e il pestello sono il dovere da compiere: il mortaio che abbraccia tutto, e i caratteri delle anime affidate al Superiore, caratteri che, pesanti come sono delle loro diverse caratteristiche e tendenze, fanno un pesantissimo pestello di bronzo conglobandosi le une con le altre. E la povera Superiora, o il povero Superiore, è sotto, resina odorifera che gli altri frantumano. E che non potrebbe essere gettata nel turibolo se non fosse franta. E non profumerebbe se nel turibolo, mosso da mano angelica davanti all'altare dei Cieli, non fossero ardenti carboni. In parte dolcissimi: quelli della carità della vittima che da se stessa li accende per avere il suo rogo immolatore. In parte amarissimi: quelli degli egoismi sopravviventi nelle creature anche quando non sono più Rosa, Giuseppina, Antonia, Angela e così via, ma sono Suor A, B, C, creature che con la veste secolare, deposta alla vestizione, avrebbero dovuto deporre l'abito morale preesistente, e sorgere nuovetutte nuove, per entrare cantando nella casa dello Sposo.
   Ma bisogna compatire!… La natura umana è peggio di un polipo… Si recide, si recide… e sempre rimane qualche tentacolo, qualche ventosa abbrancata al passato… al passato che dovrebbe essere morto con tutte le sue tendenze e sapori.
   Ardi, ardi! Il tuo profumo sale fin qui. L'oro è prezioso, e serve ai re per le loro corone. La mirra è salutare, e serve a conservare da putrefazioni. Serve dunque agli uomini. Ma l'incenso è da Dio. Per il suo trono. Per la sua acclamazione… Teresa Maria, sii l'incenso. La mia pace sia in te.»
 
   Per Madre Luigia Giacinta.
   Dice Gesù:
   «Mi piace vedere quelle due umili parolette sulla busta della Madre. In questi tempi, infatti, i giacinti hanno appena un capolino verde che affiora dalla terra. Tutto il resto morde la terra del vaso o dell'aiuola, si mortifica nello scuro, nell'umido; è ignorato… Ma quando viene il tempo della mia glorificazione di Redentore tutti i giacinti alzano la loro colonna profumata e pare che la offrano al cielo e al mio altare, tenendola fra la coppa delle foglie, simili a dita di due mani, unite in preghiera, che si aprano per invocare. Proprio perché mi piace la mortificazione del giacinto, dico al giacinto la mia parola.
   A una tua sorella ho detto di portarmi la mirra. Alla Madre dirò di portarmi l'incenso. A te, Giacinta, ti dico: "Portami l'oro". La carità! Quanto puoi fare in questo campo!
   Tu desideri avere una direzione della Mamma mia. Io te la conduco. Che parli Ella, la Tutta Carità.»
   Gesù tace e si sostituisce a Lui Maria. Dice Maria:
   «Figlia, il cuore conduce – non la scienza – il cuore conduce sui campi fioriti dell'amore.
   Quando il mio Bambino cominciava a camminare, molti fiori erano rinati nei prati di Betlemme, alle prime piogge di autunno. Ed Egli, il Piccolino diletto, spingeva avanti il suo corpicciuolo santo, puntando i piedini per andare da questa a quella corolla, sparsa fra l'erba del prato, e come un uccellino pispigliava le sue informi parole a quei fiori che il Padre suo aveva creato. E, ne sono certa, quei fiori comprendevano le misteriose parole del Dio Infante, annichilito, per carità di noi tutti, a balbuziente pargolo, Egli: la Parola.
   Ma la primavera seguente, e più quelle venute poi, lungo le strade nilotiche che la piena aveva nutrite e mutate in terre opime, Egli, ormai sicuro, andava come ape bionda, come allegra calandra, da fiore a fiore, a coglierli per me, e rideva, con tutti i suoi dentini brillanti fra le labbra rosa, mentre rovesciava il suo bottino sul mio grembo, e rovesciava indietro il capo per chiedere baci sugli occhi di cielo, e chiedeva i nomi, le storie dei fiori. E voleva sapere a che servivano i loro succhi.
 E una volta, l'ultima primavera in Egitto, la divina Sapienza parlò per mezzo delle sue labbra innocenti. Mi aveva ascoltato parlare. Poi aveva separato i fiori secondo un suo pensiero. Pareva giocasse. Ma la sua mente lavorava. Giuseppe, che segava lunghe assi nell'ombria verde delle foglie novelle del povero orto, osservando che i fiori più belli erano da una parte, negletti, mentre carezze e paroline dolci andavano a umili capolini di camomille, mughetti selvatici, coclearie, ranuncoli, fior di radicchio, stellarie, rossi trifogli, gli chiese: "Perché, figlio mio, prediligi quelli, semplici e comuni, a quelle splendide rose, a quelle riccardie e gelsomini doppi che ti ha dato Rachele di Levi?". "Perché questi sono i fiori che hanno carità per gli uomini. Sono carità, non solo piacere degli occhi e del naso" rispose Gesù. E io e Giuseppe, dopo essere rimasti senza parola davanti alla sapienza del Fanciullino, ci curvammo insieme a baciarlo sulla fronte luminosa.
   Figlia, tu pure conosci le umili e comuni virtù, gli atti che esse suscitano come fiori. Prediligile, compili. Gesù li ama tanto. Lo hai sentito: "Li prediligo perché sono carità". Nelle tue mansioni ne puoi cogliere moltissimi. Un prato in fiore ti è davanti. Falcia, falcia… La carità non basta mai. Sii tutta carità e porterai l'oro del re d'Oriente al dolce mio Gesù.»
 «Ed ora che la Dolcezza di Dio e degli uomini ha parlato, Io, con Lei, ti benedico. La pace sia con te.»
 

   Dice Gesù:1
   «È una necessità e bisogna farla. Ma non ne sono per niente contento. Però si faccia al più presto e nel tempo più breve possibile sia compiuta. Però anche non sia iniziata se prima non è copiato a macchina tutto quanto hai scritto e consegnato al Padre2. E il Padre ti dia tutto quanto è dattilografato perché tu lo corregga in quel mese di assenza. Io non posso permettere che restino fogli scorretti o non copiati. E il tuo vivere è così minato da forze segrete e nemiche!
   Oh! mia piccola violetta dal gambo reciso, non se ne accorge nessuno, dunque, che solo una superstite radichetta, la più sottile di tutte, ti mantiene ancora innestata all'esistenza e tu vivi solo per quella labilissima vena vitale? Basterebbe l'urto di una farfalla a troncare anche questa radichetta.
   Io non darò altro finché non sia trascritto tutto quanto è stato dato. Tu non fare altro finché non hai tutto corretto. Padre Romualdo non faccia altro finché questo non è fatto. Non c'è da scherzare né da imprudentemente fidare in soprannaturali aiuti. Agite con mezzi ordinari come se gli straordinari non ci fossero.
   Riguardo all'assistenza sacerdotale, certo tu la devi avere. Io non ti do segni straordinari, clamorosi. Non saresti allora più la mia violetta3. Ma nella tua normalità apparente di creatura normalissima che mangia, beve, dorme come ogni mortale, che non ha estasi, digiuni inspiegabili, sudori sanguigni, stigmate, o altro, che è in perfetto equilibrio psichico — e mente per mentire chi vuol dire il contrario — ci sono delle straordinarietà che sono il segno di ciò che tu sei, e di ciò che Io sono in te: il Tutto, l'Origine, la Spiegazione, il Fine del tuo essere.
   Uno di questi è la vitalità che torna ad ogni Comunione. Io non vengo in te con lo Spirito mio a nutrire il tuo spirito. Non così soltanto. Ma ci vengo anche con la mia Virilità sana e te la trasfondo. Come potresti stare senza la Vita, tu, corpo spento quasi? La chiave, il segreto di ogni tua resistenza contro i morbi e le fatiche della missione che vincerebbe da sé, con la sua mole, ogni resistenza di persona forte e sana, è in questo venire del tuo Gesù in te con tutti i suoi doni, non escluso quello di trasfusione vitale e fisica.
   Se non volessi premere troppo sul mio servo Romualdo, già affaticato, Io vorrei venire in te ogni giorno, vero Medico e medicina, per sopire i troppi spasimi, i veramente troppi spasimi, e soccorrere le distrutte forze. Pensa dunque se potessi permettere che tu stia per giorni e giorni senza Eucarestia. Moriresti anche senza avere crisi. Moriresti perché ti mancherebbe ciò che ti alimenta. E saresti troppo vessata da colui che odia. L'Eucarestia che porti in te lo tiene lontano. Solo quella. Perché sempre più ti odia e con tutti i mezzi cerca di turbare e intralciare il tuo lavoro. Anche per questo esorto Romualdo a non distrarsi con altre cure. Sono altrettanti scenari falsi per deviarlo, ritardarlo, distrarlo a scapito del lavoro tuo che è, in verità è questo solo: lavoro mio.
   Abbia carità, molta carità con tutti. Ma non ti lasci perché mi darebbe dolore. Tu sei da seguirsi fino all'ultimo, senza altre mète. E senza abuso di fiducia in Dio. Non tenti la Provvidenza. Abbia presente che Satana, di tutto ciò che è comune esistenza, eventi, necessità, paure, dispiaceri, ristrettezze e così via, si fa tante armi per recidere la radichetta superstite. Potesse riuscirvi prima che la Cattedrale della ricostruzione evangelica integrale sia compiuta e corretta dal portavoce, sarebbe la sua grande vittoria.
   A chi affidare4 il piccolo Giovanni? "Giovanni, ecco Maria tua Madre", "Maria, ecco tuo figlio, Giovanni". I nomi indicano a chi darti. Ma come avrei preferito che Maria non fosse custodita altro che da Romualdo! Eppure è bene che tu ti abitui ad altre voci, non fosse altro che per perdere altri penosi ricordi…
   E non indagare se egli era o non era uno strumento… L'uomo molte volte lo è senza neppure meritarlo. In verità, in verità ti dico che solo nella misura di dieci su mille gli uomini muoiono, anche se sono stati sempre dei santi, senza essere stati almeno una volta strumento di Satana. Non pensare! Non pensare! E prega per lui.
   Ed ora basta, piccolo Giovanni, fiamma che non muore perché Io mi verso in lei.
   Però di' al Padre questo: che Satana è non solo astuto e invidioso. Ma è spirito intelligente. Non ha perduto questa sua qualità di quando era lo splendido arcangelo. Solo che adesso la usa per il male. E sa. In anticipo. Se Me non mi ha individuato per il Cristo prima dell'ora, è perché un'operazione di speciale potenza divina avveniva in mio favore. Ma appena fu manifestata la mia missione5 di profeta, di giusto, mi comprese.
   Tu… sai tu quando è iniziata la tua? No. Non lo sai. Ma egli l'ha vista al suo primo fiammeggiare, e ha iniziato l'opera sua. E così è pertante cose. Satana è astuto e gira instancabile presso le anime per origliare i loro segreti colloqui con Dio, che avvengono anche all'insaputa della stessa creatura che possiede quell'anima che è in colloquio con Dio.
   Va' in pace.»
           

   
   Dice Gesù… Il presente "dettato", anch'esso con data 25 dicembre, è su un altro quaderno. Perciò non sappiamo se fu scritto dopo o prima degli altri dello stesso giorno, che riguardano le suore e sono sul quaderno che porta quelli del giorno 24, destinati pure alle suore.
            
   2 scritto e consegnato al Padre (Migliorini), il quale copiava a macchina il manoscritto e faceva poi rileggere dalla scrittrice il dattiloscritto. Le nostre edizioni riproducono il testo di Maria Valtorta direttamente dai quaderni auto­grafi.
            
   3 violetta, l'appellativo frequentemente dato a Maria Valtorta, che ne spiega l'origine nel primo scritto dei quaderni (22 aprile 1943), è figura anche di nascondimento.
            
   4 A chi affidare… Sembra alludere, con la citazione del passo evangelico di Giovanni 19, 26-27, ad un particolare momento nei rapporti tra Maria Valtorta, chiamata "piccolo Giovanni" come molte altre volte, e il suo direttore spirituale P. Romualdo M. Migliorini, dell'Ordine dei Servi di Maria.
            
   5 manifestata la mia missione… Probabile allusione al Battesimo di Gesù e alla successiva Tentazione nel deserto: Matteo 3, 13-17; 4, 1-11Marco 1, 9-13Luca 3, 21-22; 4, 1-13.