MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 557


1 aprile 1946

   Dice Gesù:
   «La mia benedizione alla mia crocifissa nell'anniversario della sua crocifissione1. E la mia ubbidienza da farsi subito. Scriverai al Padre, subito. E alle tue notizie unirai ciò che ti dico.»
 
   Ed ecco ciò che mi dice. Dice Gesù:
   «Il 19 marzo tu hai scritto nelle Direzioni, e ti sei raccomandata a voce, e lo hai scritto e detto ai Padri, di "provvedere acciò tu abbia vicino un Padre che per età di spirito e di anni sia più formato e più capace di dare affidamento di saper fare con santità, serietà e correttezza, di P. Mariano". Se non fossi stata già flagellata, in quei giorni, da troppe sferze di dolore, ti avrei flagellata Io per quella frase. Ma ho avuto pietà. Ormai avevi spremuto tutta la giustizia di cui eri colma e non ne avevi più un briciolo per ricordare una mia giustizia. Il dettato del 25 dicembre 1945. Anche in ricordo di altre tue dolorose esperienze ti ho compatita. Ma ora che, alimentata dall'unione col tuo Signore, permessa dalla calma che è successa al turbamento conseguente a tanti avvenimenti turbatori accaduti in poco tempo, la tua giustizia è nuovamente forte in te per farti capire la mia giustizia, ora che le tue paure di avere a che fare con un nuovo P. Pietro P. si sono quietate, ora parlo Io. Per dirti che tu hai diffidato del tuo Signore, del suo amore per te, del suo pensiero. Tanto che hai chiesto un Padre che non fosse Mariano.
   Ma che avevo detto il 25 dicembre? Avevo detto: "A chi affidare il piccolo Giovanni quando P. Migliorini non fosse più a Viareggio? A quello fra i Servi di Maria di Viareggio che porta il nome di mia Madre". Il piccolo Giovanni deve avere2, a padre, Mariano; e Mariano deve avere, a figlio, il piccolo Giovanni. E se l'età è capovolta nei due esseri, intatti saranno i fattori: di uno che tutela e di uno che è tutelato; e con lo stesso totale: l'elevazione reciproca dei due che Io unisco per intercessione di mia Madre. E tu non dovevi lontanamente pensare che Io potessi fare errore, che fossi imprudente, o non sollecito della mia Maria. Hai fatto male a spingere avanti il tuo giudizio per coprire con esso il mio. E hai fatto male a giudicare senza conoscere, giudicare Mariano sul ricordo di Pietro, a credere che tutti siano uguali aduno che non fu buono. Non lo fare mai più. Fidati del tuo Signore. Non vuole nulla che non sia bene per te. State dunque uniti, e tu siigli insieme madre e figlia.
   I miei giovani sacerdoti! Ma sono proprio essi quelli che vanno nutriti di soprannaturale, per superare e neutralizzare i veleni del mondo razionalista che me li guasta! Sai come mia Madre chiama i giovani sacerdoti? Li chiama "i miei bambini". E li ama senza misura, e se ne vede uno che non trascina la sua missione ma la porta con gioia e vola sulle vie della perfezione, ne gioisce come di una risurrezione. E se ne vede uno che manca, e in luogo di divenire, da sacerdote, santo, diviene, da sacerdote, uomo e meno ancora, soffre come per una nuova spada nel cuore. Maria, mia Madre, mi ha pregato per Mariano. E ciò te lo deve rendere molto caro.
   Durerà questa unione? Non durerà? Non te ne occupare. Du­rerà quel tanto che è giusto per dare a Mariano un perfezionamento che gli servirà per il suo ministero. Lascia fare alla Sapienza tutt'Amore. E attieniti alle misure che ti ho prescritto.
   A Romualdo dirai di non tenere avaramente per sé queste parole, ma di sottoporle immediatamente ai suoi Superiori, perché provvedano secondo la mia volontà. E dirai a Romualdo che non si ripeta a Roma ciò che si fece a Viareggio. Ossia lo spargimento a destra e a manca delle mie parole. Basta di imprudenze e di disubbidienze!
    Nel dettato per Romualdo del 20 marzo Io gli ho promesso che Io e il mio angelo avremmo preso il suo posto nella direzione completa di Maria. E ciò si fa. Come un bambino guidato dalla mamma, Maria è guidata da Me e dall'angelo in ogni cosa, non solo spirituale ma anche della vita giornaliera. E già ella ha constatato questa guida. Stia dunque tranquillo Romualdo, pensando che Io e l'angelo non possiamo che guidare bene, e che Maria dà tranquillità perché è spirito ubbidiente e si lascia condurre senza resistenza, anche se il suo volere, lasciato a se stesso, sarebbe perfettamente agli antipodi del mio. Perciò stia tranquillo e ubbidisca come ubbidisce la "nostra" Maria.
   La mia pace sia con voi.»
 
   E sento il bisogno di chiudere questo quaderno dopo avervi fatto una riflessione che di proposito ho atteso a fare fino ad oggi, attendendo una reazione del mio povero io, dopo lo sforzo fatto dal 17 al 21 marzo e prima ancora, per rimanere in… equilibrio durante la tempesta che per lei è incominciata il 27 febbraio, ma per me era incominciata, e violenta, in dicembre, e che ha toccato l'acme dal 17 al 21 marzo. Io mi conosco… e so che tiro, tiro, tiro finché c'è bisogno di tirare, di tener duro per sorreggere, guidare, confortare, ecc. ecc. Ma poi… mi prendo la rivincita, ossia la prende la mia natura. E sono desolazioni, sconforti e… nervi… Ma – non per vantarmi, perché non c'è nulla per me da vantarmi, sibbene per dare lode a Gesù che mi ha proprio mutata miracolosamente – le devo dire che, partito lei la sera del 21, anziché avvenire ciò che prevedevo, ho avuto non solo assenza di nervosismi e di sconforti, ma persino di quello stupore doloroso che mi prende delle volte quando si è compiuto un fatto molto penoso per me. E al posto di queste cose, non venute, è venuta una grande infinita pace, molto più profonda di quella della quale ho gioito fin qui, veramente una pace paradisiaca…

   Ho aspettato più giorni a dire questo. Perché non mi potevo persuadere di durare in quello stato. Ora sono persuasa. Ho superato anche ore di agonia fisica nella quale generalmente più forte era sempre il desiderio di lei. Ma anche in quelle ore la pace è stata inalterabile e perfetta. Credo che questa asserzione la debba fare contento perché sempre più brilla la verità dell'operare di Dio in me, nella povera Maria che di suo ha tutti i difetti e che ne è liberata, uno per uno, dal suo Gesù. E benediciamolo per questo.
   Anche il dettato di oggi – ed è rimprovero per me – non mi turba… Riconosco di aver mancato. Ringrazio il Maestro di avermi corretta. Prometto che eviterò di ricadere in simile mancanza. E sto in pace come se in luogo di rimproverarmi Gesù mi avesse lodata. Lo so bene che per me non valgo due soldi fuori corso! Non ho che il desiderio di fare contento Gesù. Quello solo. Nessuno più di me è convinto della mia miseria… Ma questo non mi accascia. Anzi! Mi fa cantare più forte che mai il "Magnificat"3 di lode a Lui, a Lui che fa tutto in me…
 (Nota particolare. La crisi cardiaca di oggi è probabile conseguenza dell'ora di così intenso reciproco amore del sabato 30-3, di cui accenna Azaria4. Ho creduto di morire durante quell'ora per troppo amore… Ne ho avuto il cuore fisico scosso per tutto ieri, e stamane ha ceduto. Ma la Settimana Santa è vicina…).
 

   [Con date del 2 e 5 aprile 1946 sono i capitoli 409 e 410 dell'opera L'E­VANGELO]
           


   sua crocifissione, cioè l'infermità. La scrittrice si era messa in letto, per non scenderne mai più, il 1° aprile 1934.
           
   2 deve avere… quasi prendendo da Giovanni 19, 26-27. Per P. Pietro Pennoni, nominato anche il 9 febbraio 1946, rimandiamo al 29 agosto 1944; per P. Mariano De Sanctis al 5 marzo 1946.
           
   3 Magnificat, riportato in Luca 1, 46-55.
           
   4 di cui accenna Azaria, verso la fine del capitolo 6 del "Libro di Azaria".