MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 541


23 febbraio 1946

   Ore 10,30

   Il Padre è andato via da 20 minuti… io rimugino le mie grandi amarezze…
   Gesù, apparso al momento della Comunione al lato destro del letto, mi consola ora divinamente, attraendomi contro il suo petto. Godo del tepore del suo Corpo attraverso la stoffa di lana bianca della sua veste, mi sento sicura così, fra la dolce tenaglia delle sue forti mani che mi obbligano a stare così, contro di Lui, come fosse un semplice uomo amico. Ma delle lacrime mi cadono lo stesso, perché mi ha fatto dolore il lamento del Padre e la sua velata accusa di guidarlo male. Troppe cose mi dànno dolore! L'incidente clinico accaduto stamane, che avrebbe terrorizzato qualunque altro, non mi ha dato e non mi dà la benché minima agitazione… Anzi! Fosse anche per me il murmure in cui è la voce dello Sposo che dice: "Vieni!"!!!
   Ma le altre cose! Anime menzognere! Anime disubbidienti! Anime superbe! Anime irrequiete! Anime peccatrici! Anime bestemmiatrici! Ecco quello che mi dà dolore! Capisco, sempre più capisco la passione spirituale di Gesù… Ogni anima che manca è un colpo di flagello, è una trafittura di spina, è una crocifissione… E io vedo solo poche anime. Egli le contemplava tutte!
   Piango, e Gesù mi lascia piangere. Il pianto, però, qui, fra questa tenaglia d'amore, contro un Cuore tutto amore, non è amaro. È triste, ma è anche sollievo.
   Poi Gesù ordina: "Scrivi ciò che provi, ché poi detterò Io, per il Padre", e mi fa scrivere senza levare del tutto l'abbraccio suo; con il braccio e la mano sinistra, passati sulle mie spalle, mi tiene sempre vicino al suo fianco. Ora parla. Dice Gesù:
   «La condotta strana, per non dire un altro aggettivo, degli uomini vuole giustificarsi e tranquillizzarsi con delle scappatoie o con delle ragioni che, alleggerendo loro, aggravano altri uomini, dando ad essi la responsabilità delle azioni fatte da chi se ne vuole alleggerire. E molte volte finiscono ad addossare le responsabilità allo stesso Dio, fino ad accusarlo di essere Lui che, per poca o nessuna luce data, ha permesso che un'anima sbagliasse. Sono decine di millenni che gli uomini accusano Dio di aver indotto nel peccato l'uomo con la tentazione del proibito. E così sarà, fino alla fine dei secoli, per tutte le cose non buone.
   Romualdo, perché mi rimproveri di non essere stato più chiaro? E che volevi di più? Non lo sai che Io sono Carità? Ancora non hai sentito l'infinità di questo amore che è mia essenza e che, aiutando paternamente i desideri delle sue creature e avallando qualche loro imprudenza che non sia vera colpa — facendo ciò per impedire che un'anima sia svergognata per poco, per un capriccio di bambina e, grata al Signore condiscendente, faccia dell'imprudenza il punto di partenza per tutto un santo cammino nelle mie vie — di questo amore che perdonando ai colpevoli, che modificando l'iniziale disegno, sconvolto da Satana, per poter sempre fare di un'anima un capolavoro, si fa tutto a tutti, pur di aiutare, consolare, salvare?
   Non lo hai ancora capito che con tutti i modi cerco di fare di tutti dei santi, che vorrei fare di ognuno di voi una mia voce, potervi parlare a tutti, farvi saturi di Me, effondermi, per potervi avere dove Io sono, tuttituttitutti?
   Non lo sai che non appena vedo un moto in un cuore, un moto buono, Io mi precipito per effondermi? Non già tu dirai come coloro che non mi conoscono: "Ma allora è uno stolto che non vede il futuro?". Oh! non lo dirai! Pensa, rifletti allo spasimo mio e capirai la mia condotta verso buoni e non buoni.
   Vi è uno che è santo, diletto al mio cuore, o semplicemente volonteroso d'esserlo, e sempre intento a raggiungere la santità? Giusto è che in esso Io vada a fare mia dimora e che egli, nella mia unione, trovi forza sempre maggiore per santificarsi.
   Vi è uno che senza essere un dannato è pur sempre un peccatore che resta là dove è? Perché Io non dovrei cercare, allettandolo con doni spirituali, di farlo uscire dalla sua stasi? Non si fa così coi pargoli per svegliare la loro intelligenza, la loro volontà di imparare, la loro attenzione, e farli crescere in sapienza come in statura? Ed ecco che allora Io, a questi che sono stazionari nelle loro manchevolezze, do una spinta, un richiamo, offro un dono, una grazia, un miracolo per mettere in loro volontà di muoversi, di avere un impulso che li levi di là dove sono impaniati.
   Vi è uno che è colpevole, grande colpevole, futuro prevedibile dannato? E perché Io, il Pastore buono, il Salvatore, non dovrei ancora, fino all'ultima ora, fino al distacco dell'anima dal corpo, cercare, col mio amore, di salvare? Ricorda Disma1… Lo avevo incontrato e riincontrato, senza apparente utile, senza apparente intenzione d'incontrarlo… Poteva, agli occhi del popolo, apparire una mia sconfitta il ladrone impenitente. Sarà certo apparsa una mia debolezza stolta l'effondermi in benignità, nelle gole del Carit, verso il ladro che, in un moto di bontà verso Colui che in un'altra valle, quasi un anno prima, aveva parlato al malandrino con dolcezza per ravvederlo, gli portava l'agnello arrostito, il frutto di un furto di certo. Ma che poteva dare che non fosse colpa, il colpevole? Il frutto certo di un furto, che però si purificava per l'atto caritatevole del quale diveniva materia. Sarà apparso tutto questo, e qualche apostolo avrà sentito sapore di scandalo nelle carni offerte… Ma un anno dopo, le parole d'amore della valle presso Modin e lo sguardo d'amore dato al Carit per colui che veniva a portare il frutto del suo orrendo lavoro, unendosi alle parole d'amore e agli sguardi d'amore di un Crocifisso e di una Madre trafitta, hanno salvato Disma.
   Questa è la mia condotta, Romualdo. Io non indico mai per il primo uno che merita biasimo, Io non lancio mai per il primo la prima pietra. So con chi ho a che fare. So. Vi conosco. Siete facili allo scandalizzarvi più che se foste angeli purissimi. Io non mi scandalizzo perché sono la Pietà. Io copro del mio pietoso dire i lebbrosi dello spirito, come ieri copersi col manto disteso Eliseo che si mondava, per dare a voi la capacità di rimanere presso un lebbroso e amarlo, aiutandolo, col vostro amore, ad accelerare la sua risurrezione.
   E del resto… Come puoi dire che non ti ho consigliato per Dora?
   Ho detto: "Il Padre si limiti ad esercitare le funzioni del suo ministero e non oltre", ossia Confessione e Comunione, perché non puoi negare di amministrarle ad una cattolica non scomunicata.
   Ho detto: "Vai dal Vescovo". Certo che l'ho detto! Se il Pievano mancava al suo dovere verso un'anima tormentata, era doveroso che ci fosse chi obbligava il Pievano ad occuparsene. E per ottenere ciò ci voleva uno che parlasse. E che di male?
   Ho detto: "Il Padre insista molto su Confessione e Eucarestia", perché più colei ne sarà nutrita e meglio sarà per la sua anima che, di suo, ha meno resistenza di un'alga di fossato.
   Ma ho anche detto: "Il Padre vegli molto sulla superbia e la menzogna". Un segno molto indicatore.
   Ma ho detto anche: "Il Padre lasci tutto e si occupi solo di Maria e dei dettati".
   E ho permesso le turbanti apparizioni demoniache del 30 dicembre e seguenti; e ho dato i tremendi dettati su Satana, i chiari dettati sulle differenze fra mistici veri e i mistici dubbi o falsi del tutto.
   Che vuoi di più, Romualdo?… Io ti ho consigliato e non sei un bambino. Come a Dora mando Raffaele "medicina di Dio", così a te mando il consiglio del Verbo. Non ordino. Si ordina ai servi, non ai figli e agli amici; e tu sei figlio e amico del Padre tuo.
   Ma la "medicina di Dio" o la "Medicina delle medicine" — il Verbo santo che in Sé accentra tutto Dio nel Volere, Potere, Sapere, Amore e ogni altro attributo; che in Sé ha tutto ciò che Noi siamo — non possono giovare se restano fuori di voi, non assimilati. Saranno amari talora, come molte medicine. Ma è per guarire e fortificare. Non vanno solo guardati. Vanno messi in voi, in pratica, perché vi divengano Medicina utile.
   E ricorda che se Lucifero, il più bello, e Adamo, il più amato, poterono decadere, dopo essere stati creati con tutt'altra sorte, ben può decadere e divenire "nulla" un'anima che non corrisponde pienamente al suo ministero. Io do e Io tolgo. E nessuno mi può rimproverare di farlo.
   Ricorda2: "Guai ai profeti insensati che vanno dietro al loro spirito senza vedere niente. Voi non siete usciti contro voi, non avete alzato un muro a difesa (contro Satana e a difesa di Satana nel vostro spirito) per stare fermi nella battaglia, nel giorno del Signore (battaglia delle seduzioni sataniche per impedirvi di avere il Giorno: la Luce di Dio). Di' a costoro che intonacano senza mistura (e la mistura è la santità penosamente, faticosamente formata) che il muro cadrà, che verrà l'acqua inondante, che lancerò pietre smisurate e vento di tempesta che abbatterà. Tu, figlio dell'uomo, rivolgi la faccia contro le figlie del mio popolo che profetizzano di loro testa e di': 'Così parla il Signore Iddio: Guai a quelle che lavorano per lo scopo di prendere anime (per loro orgoglio) e così mi disonorano per un pugno d'orzo e un pezzo di pane (la smania d'essere conosciute e celebrate) facendo morire le anime che non muoiono, e vivere le anime che non vivono (ossia deprimendo col dolore e lo scandalo i giusti e lusingando gli ingiusti), ingannando il mio popolo che crede alle menzogne. Ecco! Io straccerò la vostra tessitura, libererò del vostro potere il popolo, e voi saprete che sono il Signore. Perché voi, con menzogna, avete contristato il cuore del giusto da Me non contristato'".
   Dillo. In cuor tuo. Non sarebbe capito [se] detto con le parole di Ezechiele. Ma in base a questo, sappi che fare, e non dire che ti è mancata la guida sicura. Non è da sconfortarsi d'essere ingannati, ma è da sconfortarsi a non seguire la via che il Signore indica per buona.
   Lo Spirito ti illumini e ti conforti.»
 
   Il tono diverso, sia nella voce che nella maestà severa, mi fa subito capire quando a Gesù si sostituisce l'Eterno Padre. È alla frase: "Io ti ho consigliato e non sei un bambino". E anche perché Gesù aveva cessato di tenermi, ma con sommo rispetto ascoltava la Voce.
   È sera. Torna l'Arcangelo buono, il buon compagno. Mi guarda, mi sorride, ma è triste. La radio trasmette musiche profane e Marta di esse si delizia. Io lavoro e contemplo S. Raffaele.
   Che prodigiosa cosa potersi perdere così nel soprannaturale senza che nulla possa distrarci da esso! Che operazioni meravigliose fa Dio in noi! In noi, povere creature, materiali, pesanti, superficiali, inerti! Oh! il potere della "buona volontà"! Perché io non ho che quella, non ho mai avuto che quella. Ed essa, di me, creatura molto umana, molto difettosa, molto passionale, ha fatto quella che sono: una piccolaanima, molto piccola, ma tale da poter dare un poco di gioia al mio Signore.
   La buona volontà di amare il Signore! È stato il filo d'oro che ha brillato in tutte le mie azioni e le ha convogliate, dirette, impedite di straripare in sentieri dove il mio impulso, la mia ardenza di vita, avrebbero potuto portarle. Anche nel crepuscolo delle ore peggiori, in cui ero proprio una creatura di carne e sangue, ecco che il filo d'oro brillava e mi ricordava Dio e lo sguardo si alzava dalla Terra al Cielo. Uno sguardo sulle prime breve, poi sempre più lungo, finché si è allacciato per sempre, e l'a solo del divino Amore che mi diceva: "Vieni a Me!" si è mutato in duetto in cui io pure ho detto: "Vieni! Vieni nel dolore, vieni sempre, con tutto, ma vieni, vieni, vieni, mio solo Amore". E per raccorciare l'attesa e la distanza, seguendo, ora, il filo d'oro, correndo lungo di esso, mentre prima lo guardavo soltanto, sono andata, andata, senza chiedere, senza neppur pensare di poter giungere al mio stato di ora, ma solo perché volevo sempre più amare.
   Ora è che in mezzo a qualsiasi azione, anche materiale, divagante, turbatrice, io resto con Lui e lo ritrovo nelle parole che sento, nel lavoro, nel riposo, nelle armonie, nelle desolazioni… e nulla mi separa da Lui. Non è così, dolce Arcangelo che sai, che vedi le azioni degli uomini attraverso lo specchio di Dio, nel quale tutto si riflette e si conosce?
   Ma perché stai qui, dolce angelo mio? Cara la tua compagnia, protettrice, riposante. Ma non lasciare quell'anima sola. Vai, vai da lei… Io te ne prego, perché ne ho pietà… perché penso che se tu non sei là la sua anima non ha alcuna protezione. È così brutto sentirsi sole!… Sole nelle ore di tempesta in cui il Cielo, o per punizione o per prova, si chiude! È la desolazione! È l'inferno! Tu non le conosci, dolce angelo, queste ore. Io sì… E il loro ricordo è rimasto come il ricordo di un incubo che solo in Cielo si dileguerà. Vai, vai da lei, dalla povera, povera sorella…
   Prego così, assorta, e Marta crede che sia la musica che mi assorba e dia dolci pensieri. Invece… è la contemplazione e la pietà. Ma S. Raffaele non se ne va. E io penso a Dora, con spasimo di sorella…
           


   Disma è il nome attribuito al buon ladrone di Luca 23, 39-43. Altri riferimenti sono a fatti e persone dell'opera "L'Evangelo".
           
   2 Ricorda… Seguono citazioni da Ezechiele 13.