MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 565


16 maggio 1946

   [Della stessa data è il capitolo 438 dell'opera L'EVANGELO]

   Ore 4,45 antimeridiane

   Mia Mamma.
   Mia Mamma! Mitemente mesta. Con un volto pacificato, non più cinereo come nelle prime apparizioni1, il volto delle sue ore migliori e anche più in pace, come ammorbidito da un riflesso d'anima nutrita di pace… Ma è mesta. Mi guarda con amorosa pietà. Uno sguardo quale l'avrei desiderato da lei molte volte mentre era la mia mamma sulla Terra e che ho avuto tanto raramente e sempre più debole di questo di ora. Mi guarda… Pare che soffra… Ma non mi è più lontana, in zone ultraterrene come nelle prime apparizioni. Mi è proprio qui, verso il fondo del mio letto, e si guarda intorno non so se per curiosità o se per salutare le sue cose che rivede intorno a me. Sorride alsuo ritratto messo vicino a me, sorride più luminosamente alla sua Addolorata, alla mia miniatura, e poi guarda il Gesù che ho a capo del letto, ed è così indefinibile il suo sguardo che non riesco a descriverlo. Pare che preghi e veneri, e pare che si umili chiedendo perdono… Pare che soffra.
 Penso che sia triste perché da due mesi non le ho potuto far dire una S. Messa di suffragio. Prima, dal dicembre a marzo, si era calmata, o mi pareva calmata perché non la vedevo né sentivo più, come se la S. Messa mensile le desse refrigerio. Glielo dico: "Hai ragione, mamma. Ma se sapessi come sono messa! A momenti non si occupano più di me…".
   Crolla il capo con atto di diniego…
   Io continuo: "Non so a chi rivolgermi per essere certa che ti sollevano col S. Sacrificio…".
 Risponde: "Io so. Noi, qui, sappiamo. Ma non è per me che soffro. È per te. Povera Maria! Mai compresa, mai amata, mai felice… Neanche ora che sei tanto malata e tanto degna di aiuto. Quanti torti abbiamo tutti verso di te!".
   "Non soffrire, mamma. Lo sai che sono abituata a questo stato…" e non dico di più, comprendendo che le mie parole sarebbero tanti rimproveri per il ricordo del passato, del suo e del mio passato…
   Risponde: "Non posso non soffrire. Perché ora capisco. Immersi come siamo in un bagno ardente e luminoso di amore espiativo2, vediamo, conosciamo e impariamo oraqui, ad amare il nostro Dio e il nostro prossimo che in vita abbiamo amato poco e male. E le sofferenze del prossimo aumentano il nostro espiare perché, caduto l'egoismo, sappiamo amare e soffrire con esso e per esso. Ma non affliggerti per questo. Questo ci serve ad andare più presto in Paradiso. Porta pazienza, Maria. Dio solo ti ama. Ma ti ama tanto. E ora ti ama tanto anche la tua mamma che non può ancora darti tutto quello che vorrebbe per riparare. È terminato il periodo del rimorso, il primo… e sono nell'amore attivo. Ma non posso ancora fare altro che pregare per te. Però sta' quieta. Tu sai già amare, e perciò sei protetta dall'Amore. Io imparo a conoscere, attimo per attimo di eternità. Conoscendo sempre più, sempre più imparo ad amare. Quando saprò amare come ci era comandato avrà fine l'espiazione e allora molto più potrò. Il Paradiso e la potenza, in Terra e qui, si hanno amando. Non piangere, picceccola (un vezzeggiativo che mi dava la mamma quando ero bambina, e voleva dire: piccolina, e che mi dava anche fatta donna nei momenti rarissimi di espansione). Il male è degli altri. Loro devono piangere, perché fanno male. Oh! se sapessi come qui si espia ciò che si fa soffrire al prossimo. Ed essi tutti lo soffriranno. E sarà giusto perché non hanno pietà né della creatura né del mezzo usato da Dio. Come si dovrebbe essere buoni finché si può! Sii paziente e offri a Dio la tua pazienza a suffragio della tua mamma. La migliore delle offerte proprio perché fatta da te, solo da te. Sono le tue offerte, i tuoi sacrifici quelli che mi sollevano, perché è verso di te che ho maggiormente mancato di amore, verso te fra tutti i viventi… Peppino non è più fra i viventi… Addio, Mario…" (altro modo di chiamarmi di mamma, che mi avrebbe voluta maschio invece che femmina e mi chiamava "Mario" quasi per consolarsi di aver messo al mondo una femmina…). E un bacio, fresco, mi sfiora la guancia mentre la visione si offusca… e scompare lentamente.
   Chiamo: "Mamma! Mamma! Dimmi!… Sei più purificata che adesso parli mentre prima non potevi? Dimmelo!…". Ma se ne è andata senza rispondermi. Volevo anche chiederle: "Quando eri così straziata in dicembre3 e mi chiamavi con quella voce di pianto, era perché vedevi ciò che mi si preparava?". E anche volevo dirle: "Perché papà non viene mai? Non è forse in pace o lo è tanto da agire dal Paradiso senza venire?". Ma non me ne ha dato il tempo. Resto nelle mie curiosità ma con un senso di conforto placido…
 

   (Nota delle 10 ant.ne). Tanto che, dopo una notte di continuo soffrire che mi ha sempre impedito di dormire, mi addormento dolcemente con ancora la corona fra le mani perché, detti i 100 "Requiem" per la mamma, avevo iniziato il Rosario.
 

   [Segue, in data 19 maggio 1946, il capitolo 13 del LIBRO DI AZARIA.In data 20 maggio 1946 è il capitolo 439 dell'opera L'EVANGELO]
           

   
   prime apparizioni, come quella del 1° novembre 1944.
           
   2 amore espiativo, quello del Purgatorio, come è spiegato nei "dettati" del 17 e 21 ottobre 1943 e del 15 gennaio 1944.
           
   3 in dicembre, ma altre apparizioni della mamma sono ricordate il 26 gennaio 1945.