MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 571


17 giugno 1946

   Sconvolta, amareggiata, resa dubbiosa di tutto e di tutti, e persino della benedetta Voce, dal comportamento degli uomini in merito all'Opera, mi sento decisa a fare resistenza a ciò che giungo a credere un inganno diabolico, "perché" mi dico "se fosse Lui, il Signore, che detta, saprebbe anche tutelare i suoi dettati". E bevo il calice più amaro…
   Ma angosciata, pressante, amorosissima nel suo affanno, ecco la Voce di Gesù dirmi, chiamandomi, invocandomi:
   «Maria! Maria! Maria! Sono Io. E come ne puoi dubitare?! Anche in questa bufera hai forse turbato lo spirito? No. Esso è in pace. Esso non teme la morte della carne perché è in pace e non teme il Signore. E non lo teme perché Io sono la Pace. Te l'ho detto1 all'inizio dei dettati: "Un segno che sono Io è la pace che trasfondo". Oh! Maria! Mia Maria! Non delirare! Non giungere a non riconoscermi più… Giovanni! Piccolo mio Giovanni! È Gesù! È il tuo Gesù che ti chiama, che soffre con te, che piange vedendoti tanto arsa di dolore da non sapermi riconoscere più. Maria, violetta mia, ma non vedi che è il Redentore questo, il tuo Signore, il tuo Amore? Povera, povera figlia mia! E che dovrei dire a quelli che ti portano in questo stato? Per non dire una parola tremenda taccio con loro. Ma guai a quelli per cui la Parola non parla più! Vieni, povera figlia mia. Qui, così, sul mio cuore, qui fra le mie braccia. Qui, come un pargolo spaurito. La mia Maria! La mia piccola "voce" fedele! Non soffrire. Non resistere alla mia parola. Non temere inganno. Ti consolerò tanto che ti persuaderò, ti riconquisterò, tu che ora adori Dio ma temi Chi ti parla. Io ti sono Padre, Madre, Sposo, Fratello, Amico, Sacerdote, tutto. Te l'ho detto2. È l'ora in cui sono tutto, l'ora in cui sei giunta, come ti avevo predetto, ad essere con Me solo perché gli uomini non possono seguire le vittime sulla loro croce, ma anzi sono torture nella tortura della vittima.»
   E mi prende, riluttante come sono, e mi consola… Ne è tempo, perché mi fanno morire levandomi la pace del non temere…
           


   l'ho detto, per esempio verso la fine del "dettato" del 31 maggio 1943.
           
   2 Te l'ho detto, nel primo dei "dettati" del 12 agosto 1943.