MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 572


20 giugno 1946

   Corpus Domini

   S. Azaria mi si annuncia con uno di quei dolcissimi e non ripetibili canti angelici che sono rimasti nell'anima mia come le cose più ultraterrene che io abbia gustato. La luce e il canto del Paradiso sono qualche cosa di non descrivibile né nella bellezza né negli effetti. Già calmata nel mio tormento dopo le parole del mio Gesù di ieri l'altro, questo canto finisce di rituffarmi nella pace piena, gaudiosa, solenne e pur ilare che è il mio elemento da quando sono lo strumento di Gesù mio adorato. E ascolto, mentre scrivo, questo canto, pura melodia che non è parola, che è solo suono di una dolcezza ascendente sino alla beatitudine. Oh! non si può dire! Ascolto… e comprendo più cose in questo momento che in mesi di meditazione tutta mia. So che non potrò, passato questo attimo, neppur spiegare ciò che ho capito. È troppo sublime! Ma il frutto di ciò che ho compreso resterà nell'anima mia… Questo canto mi fa comprendere ciò che è l'Eucarestia per i Cieli, per coloro che li abitano… Questo canto mi illumina sull'ardente desiderio angelico di avere questo Pane… Oh!…
 

   [Segue il capitolo 18 del LIBRO DI AZARIA]
 

   Tre squillanti "alleluia" e poi di nuovo l'inesprimibile canto che annulla ogni dolore, inquietudine, affanno e immerge nell'aura dei Cieli…
 

   [Seguono, con date del 23 e 30 giugno e del 7 luglio 1946, i capitoli 19, 20 e 21 del LIBRO DI AZARIA. Con date dal 22 giugno all'8 luglio 1946 sono i capitoli da 447 a 455 dell'opera L'EVANGELO]