MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 585


14 dicembre 1946

   [Della stessa data è il capitolo 539 dell'opera L'EVANGELO]

   Ore 5,20 antimeridiane

   Mi sveglio. Trovo la mia afflizione al mio capezzale e me la carico come una croce. Ma contemporaneamente ecco la cara, divina Vo­ce: "Viene Gesù a dare il suo bacio (l'Eucarestia) alla sua piccola sposa". Rispondo: "Oh! mio Signore, dammi una luce. Dimmi se proprio sei Tu! Tutto quanto mi fanno soffrire i Padri Servi di Ma­ria in generale, e Padre Migliorini in particolare, mi inducono a cre­dere che io sia una illusa, una malata di mente e un'ossessa. Sei Tu che parli o è il mio cervello che si è ammalato e che delira? Sei Tu o è Satana? Il mio maggior dolore è questo, e Tu lo sai. La tema di ascoltare voci che non sono le tue e dei tuoi santi, o di sbagliare di­cendo 'parola tua' ciò che invece è soltanto pensiero mio".
   Gesù mi risponde:
   «E anche se fosse? Non ho Io detto1 che dal cuore escono i pensieri degli uomini e che dal frutto si conosce se la pianta è buona? Non è detto nella Scrittura e nella Sapienza che chi illustra Me avrà la vita eterna e chi per Me lavora non peccherà? Quante volte è detto apertamente o velatamente che chi è saturo di Sapienza è saturo di Me, che chi parla parole soprannaturali è voce dello Spirito di Dio che abita nel suo cuore? Perché è lo Spirito di Dio, anima mia diletta, che compie queste operazioni nel cuore degli uomini in cui fa dimora trovandoli meritevoli di essere da Lui abitati. E lo Spirito Paraclito è l'Amore del Padre e del Figlio. Dunque se tu nel tuo cuore senti suonare queste parole, segno è che tu ascolti i divini colloqui della Trinità Ss. Dunque se tu mi senti parlare, segno è che Io sono in te col mio amore. Dunque, anche fosse proprio il tuo cuore che suggerisce questi pensieri che poi tu scrivi, segno è che il tuo cuore è pieno di Dioperché "è dal cuore dell'uomo che viene quello che esce dalla bocca". Or dunque, se il tuo cuore spinge alla bocca e alla mente pensieri, viste e parole divine o soprannaturali, segno è che il tuo cuore è santo, che il tuo cuore ospita unicamente amore, giustizia, cose celesti; segno è che la tua conversazione è in Cielo e tu abiti col tuo spirito in Cielo avendo il Cielo chiuso dentro di te. Beati quelli che come te sono! E di che ti affliggi, o mio bell'albero, dolce pomo, soave ulivo, se tu dài frutti celesti, dolci della Sapienza che Noi siamo, luminosi come puro olio acceso della Luce che Noi siamo?
   Sta' in pace! Sta' in pace, mia diletta, mia fedele, mia innamorata e mia amata piccola sposa. Sta' in pace. E procedi con pace. Tu fai ciò che Io voglio. Chi ti osteggia non ferisce te, ma Me ferisce, perché Me osteggia, Me solo, tanto Io, e nessun altro che Io, possiedo e grandeggio e splendo e ammaestro e vivo in te. Procedi. Tu fai amare il Signore, Maria e la celeste popolazione dei Santi. Soltanto per questo, soltanto per questo avresti la vita eterna! E poi c'è tutto il tuo lungo e sempre crescente amore. C'è la tua sofferenza. C'è la tua immolazione. Tutto te c'è. Oh! non temere. Tu non puoi errare perché tu sei immersa nell'amore eroico. Non temere. Ciò che è colmo o ciò che è immerso non può ricevere alcuna cosa più, o essere più bagnato e sommerso da altro che non sia quello in cui già si trova. Non temere. Procedi e perdona.
   I miopi e quelli che per la sensualità triplice, o anche solo per l'orgoglio, vivono nella piatta pianura, hanno cataratte sul­le pupille dell'intelletto e non possono vedere il sole che splende sulle cime dei monti che si tendono al cielo perché amano il cielo, le altezze, le purezze, non vedono le piante che il sole fa crescere sulle cime. Ugualmente essi non vedono i divini contatti del Sole Dio con la vetta del tuo spirito e le piante che il tuo volere di amarmi ha fatto nascere là, sulla vetta dello spirito tuo, e che il Sole Dio fa crescere sempre più rigogliose e nessuna tempesta le potrà sradicare.
   Ad ogni anima che si dona tutta alla Sapienza si possono applicare le parole del libro sapienziale2: "Mi sono elevata come cedro sul Libano e qual cipresso sul monte Sion. Mi sono innalzata come palma di Cades e rosa di Gerico. Come un bell'ulivo nei campi e un platano nelle piazze presso le fonti. Come pianta d'aromi o resine soavi io esalo i miei profumi ed empio di essi la mia casa". Perché chi si dona alla Sapienza esala la Sapienza. E la Sapienza è ubertosa; è utile e bella selva di piante d'ogni specie, dai fiori, frutti, profumi soavi, nutrita dalle fonti eterne della sua stessa natura: la Divinità. Non è solo di Maria Ss. questo elogio. In Lei la Sapienza fu completa e ogni perfezione di creatura fu da Lei raggiunta. Ma, Io te lo dico, è anche di tutte le anime che si donano alla Sapienza, e la Liturgia lo applica a molte di esse che hanno saputo possedere la Sapienza.
   Chi sei tu? Chiedono e ti chiedi chi sei? Io te lo dico con le parole di Isaia3 quale è il nome tuo: "Io, il Signore, do e darò ad essi un nome migliore di quello di figli e figlie: darò loro un nome eterno che non perirà giammai". Io te lo dico con le parole di Giovanni4 il prediletto: "Al vincitore darò nascosta manna, e gli darò un sassolino bianco nel quale sarà scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve". E già te l'ho dato, e non te lo leverò se tu mi resti fedele. Non te lo leverò, e tu lo porterai con molti altri, con tutti "quelli che vengono dalla gran tribolazione" a dove non è più dolore "perché Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi".
   Sei in pace, piccola sposa? Sono venuto a baciarti come ti ho detto all'inizio? Il mio eucaristico miele è in te? Lo senti come è soave? Non battono i nostri due cuori con un sol palpito? Ti inebbria il mio Sangue? Splende in te il mio Sole? Ti scalda, ti consola? Oh! Maria mia! Ma vieni! Ma abbandonati! È così bello amarsi e dimenticare le quadrighe di Aminadab5, feroci, dure, scure, gelide, materiali. Vieni all'amore. Dàmmi l'amore. Ho tante poche anime che mi amino senza riserva come tu fai. Perché vorresti ritirarti spaurita dalle voci di chi sta fra l'erba e il pantano, simile ai ranocchi che vorrebbero far tacere l'usignolo e volare nel sole come la colomba e sono irritati di non poterlo fare? Vieni. Son proprio Io. Vieni. Non puoi dubitare, non dubiti più quando Io ti tengo così. Ma l'estasi non è di tutte l'ore. E tu devi saper rimanere beata, sicura come ora sei, anche quando l'estasi si ritira e ti fasciano l'incomprensione e la diffidenza, volute, degli uomini. Tutto passerà, anima mia. Ma Io ti resterò sempre, e per sempre. Dopo il Calvario viene la Risurrezione. Dopo la Passione l'Ascensione. Per il Cristo e per le spose di Cristo.
   La mia pace, la mia carità in te, a te, con te sempre.»
 

   [Seguono, in data 15 e 22 dicembre 1946, i capitoli 44 e 45 del LIBRO DI AZARIA. Con date dal 16 al 24 dicembre 1946 sono i capitoli da 540 a 547 dell'opera L'EVANGELO]
           


   detto, in Matteo 12, 33; 15, 18-20Marco 7, 20-23Luca 6, 43-45.
           
   2 parole del libro sapienziale, cioè Siracide 24, 13-15.
           
   3 parole di Isaia, in Isaia 56, 5.
           
   4 parole di Giovanni, in Apocalisse 2, 17; 7, 13-14.17 (rinviando ad Isaia 25, 8).
           
   5 le quadrighe di Aminadab, nominate in Cantico dei cantici 6, 12.