MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 597


2 aprile 1947

   [Della stessa data è il capitolo 596 (esclusi i brani da 6 a 12) dell'opera L'EVANGELO]
 

   Dice Gesù, in merito alla frase1 "l'anima che è una particella di Dio" (9-5-45) e che P. Migliorini vorrebbe corretta: che è quasiparticella ecc.:
   «È detto2 nella Genesi: "… e gli ispirò in faccia il soffio della vita". Dio-Vita ispirò il suo soffio nell'uomo. Dunque gli dette una particelladel suo Infinito, del suo Amore, di Se stesso insomma.
   Col suo volere creativo Dio vi dà l'anima, la parte eternamente vitale che è in voi e che costituisce la spirituale somiglianza e immagine che l'uomo ha con Dio suo Padre e Creatore. Creatore perché vi ha creati. Padre perché, come un padre terreno comunica ai figli somiglianza fisica e psichica con se stesso in un con il sangue dello stesso ceppo del suo, così l'Eterno Padre vi comunica, nello spirito, immagine e somiglianza con Lui in un con la Vita che da Lui si effonde e che, per suo desiderio, dovrebbe godere di Lui eternamente nei Cieli dopo la prova terrena. La Vita vi dà il Padre, da vero Padre, perché è padre colui che dà vita. Da Padre eterno, perché eterno è Colui che vi dà vita.
   Alcuni confondono l'essere creati da Dio con l'essere Dio, e dicono che tutto ciò che è, è Dio, e che perciò l'uomo ha la stessa natura ed essenza di Dio, e che persino le altre creazioni di Dio, che noi vediamo, sono Dio. Non vi può essere errore superbo più grande.
   L'uomo non è della stessa natura ed essenza di Dio, meno ancora lo sono le altre cose create. Dio è il Creatore. L'uomo colui che fu creato da Dio. Se l'uomo fosse Dio, non avrebbe bisogno di essere creato, perché Dio è l'Increato. Se l'uomo fosse un tutto con Dio, la Terra sarebbe già Cielo, perché gli uomini, la parte, avrebbero già il godimento del Tutto. Quel godimento che è il fine ultimo dell'uomo e al quale l'uomo perviene dopo le lotte e le perseveranze eroiche sostenute e praticate durante il giorno di esilio terreno. Come sarebbe in esilio l'uomo sulla Terra se tutto ciò che è fosse Dio? L'uomo sarebbe allora già in Dio, ossia non più in esilio. Come peccherebbe se fosse Dio? Come potrebbe nascere con la Colpa d'origine se fosse Dio? Come potrebbe aver principio con un concepimento se fosse Dio, che è da sempre, e da nessuno e nessuna cosa fu creato?
   Come vedi, anima mia, la eretica dottrina che asserisce che tutto è Dio distrugge tante verità della storia di Dio e della storia dell'uomo. Distrugge i rapporti di regale, divina paternità e di sudditanza filiale. Distrugge il reverenziale timore di Dio. Gonfia l'uomo di superbia oscena perché gli fa drizzare la fronte proterva gridando lo stesso grido di Satana: "Io sono Te!". Chi come Dio? Al grido satanico fa contrapposto il grido angelico di Micael: "Chi come Dio?". E i figli di Dio rispondono: "Nessuno simile a Dio. Tu solo Santo! Tu solo Signore! Tu solo Altissimo!".
   È l'inno di coloro nei quali la "parte, o spirito di Dio", come l'hanno definita i più grandi teologi, è realmente viva perché vivente nell'Amore, innestata in Gesù Cristo. È l'inno di coloro che alla prima creazione dell'anima – l'ispirazione dell'alito di Dio in una polvere che diviene carne e che tornerà polvere, per poi ricostruirsi carne nella risurrezione finale e nel finale giudizio – fanno e sanno far seguire la ricreazionecon la "vita" restituita dal Battesimo e mantenuta dai Sacramenti e dagli altri doni paterni e divini, la "vita", ossia la Grazia; e la supercreazione con la volontà eroica che li supercrea veramente somiglianti a Dio, specchi eterni che riflettono la Perfezione eterna e che accendono dei loro splendori gli accesi Cieli, trono all'Immenso, Potente, Santo Iddio Unico, Uno e Trino.
   Ben è detto3: "Voi siete dèi e figli dell'Altissimo". Ma figli siete per la "particella" che Dio vi ha ispirata, e dèi dovete divenire con sforzo costante di tutta la vita terrena. Se foste già dèi, non dovreste sforzarvi a divenirlo. L'Amore vi chiama a divinizzarvi mediante l'amore, ma dèi non nascete e dèi non siete perché Uno Solo è Dio. La "parte", l'anima spirituale, in voi infusa da Dio, è quella che vi dà aspirazioni e modo di divenire i re del Regno di Dio e i figli in eterno dell'Altissimo, vostro premio, ricchezza, gioia eterna e immisurabile.
   Coloro, poi, che vogliono turbarti perché è scritto che "l'anima è particella di Dio", riflettano anche che ciò è detto dai S. Padri e da menti elette di ogni tempo cattolico, e che negare di sapere certe cose per turbare un'anima è fare duplice peccato.
   Riflettano inoltre a quali persone Io parlavo: a delle Gentili, per le quali era necessario usare un metodo di insegnamento seducente la loro immaginativa e il loro desiderio di salire agli Olimpi, dove tanti personaggi del loro secolo erano stati collocati, trasformati in deità dall'idolatria dei popoli verso creature che erano, per questa o per quella cosa, diverse dal comune; e ciò per attirarle, attraverso ad aspirazioni umane, verso i sentieri dove già splende Dio come sole lontano che invita ad essere raggiunto, dato il suo dolce, maestoso, divino splendore. Creature pagane che ignoravano l'esistenza dell'anima, che avrebbero capito l'importanza dell'anima e la sua dignità, e il dovere di tutelarne la "vita", solo facendo loro ben capire che essa ha un valore eccelso perché la sua origine è in Dio che la crea.
   Non era facile sedurre al Bene menti coperte da scaglie tenaci di concezioni pagane! L'apostolato era difficile allora! Io, e coloro che per primi evangelizzarono, dovemmo aprire le menti come con un vomere sottile e tenace si aprono delle glebe, indurite da secoli di errore, intricate di radici tenacissime, consolidate nel loro pensiero religioso dall'amor di patria che credevano in pericolo se si scrollavano gli altari degli idoli e si sostituivano alle cerimonie e credenze pagane le verità cristiane. Menti più raffinate dei negri dell'Africa o dei selvaggi della Patagonia e della Polinesia, i greci, i romani, i galli, e iberi e cimbri, ma specie i due primi, sono stati dura conquista agli operai di Dio. E le storie della Chiesa documentano di che arte e di che dolore si dovettero ornare i primi sacerdoti cristiani per fare del mondo pagano il mondo cristiano. Carità perfetta, pazienza perfetta, eroismo perfetto, ogni virtù perfetta. Ecco come fu conquistato il mondo pagano a Dio.
   Ora occorrerebbe ricominciare. Ma se il mondo è nuovamente una dura gleba che l'errore fa sterile, se è legato da radici di male, se lo consolida l'odio, mancano troppo i vomeri dolci, sottili, tenaci, perseveranti, che a costo di sacrificio totale riaprano la gleba e la liberino dalle radici malsane e vi seminino l'amore.
   Voler aggiungere un "quasi" è veramente accostarsi di più all'eretico concetto che tutto è Dio. Perché la deità (non divinità in questo caso, essendo che un dio, così concepito nel pensiero come fatto di tutto ciò che è, non è Dio ma è una deità pagana) sembra così composta di queste particelle. No. Non sono le particelle che formano Dio. Ma è Dio che infonde il suo spirito – ossia: parte di Sé – per formare l'uomo: creatura composta di una sostanza spirituale e di una corporale. Sia lasciato dunque come ho dettato. Ché giu­sto è. E ognuno, che sia di retto spirito religioso, lo comprende che giusto è.
   E tu sta' in pace. Io sono che detto. E Io non conosco l'errore perché sono la luminosa infinita Sapienza.»
 
   Nota mia.
 Questo "appunto in margine" è originato dall'insistenza e dalle asserzioni di P. Migliorini che la frase "l'anima che è una particella di Dio" è frase eretica e che va corretta con l'aggiunta di un "quasi". P. Migliorini insiste, con previsioni di condanna ecclesiastica se io non consento ad aggiungervi la parola "quasi".
   Io non so cosa è questo "senso panteistico" che P. Migliorini dice essere nella frase. Se mi ricordo bene le spiegazioni avute a scuola, mi sembra che panteismo e religione panteistica siano quei modi di credere e pensare che vedono e adorano il dio nel quale credono come esistente anche nelle piante, bestie, astri, natura, ecc. ecc. Ma potrei anche sbagliare, perché sono 34 anni che ho finito di andare a scuola.
   Certo, se senso panteistico vuol dire questo, non so come P. Migliorini possa dare tale interpretazione a questa frase: "l'anima che è particella di Dio" – l'anima, non tutto l'uomo – frase inserita in una visione corredata di un lungo dettato dal quale risultano ben chiari i rapporti fra Dio e l'anima e le differenze fra la Natura di Dio e la nostra di uomini. Nella mia povera mente giudico che tutta la Creazione – l'uomo più di ogni altra cosa – ci parla di Dio, ma che fra i civilizzati solo un matto può adorare Dio nella pianta, nell'uccello, nella stella lontana, adorarli come fossero Dio.
   Io sto col vecchio Metastasio: ammiro le opere di Dio nelle cose create, ma Dio lo vedo e adoro solo nella sua divina e superna Natura e Essenza.

    [In data 3 aprile 1947 è il capitolo 598 dell'opera L'EVANGELO]
           


   frase che è nel capitolo 167 (scritto non il 9, ma il 19-5-45) dell'opera "L'Evangelo".
           
   2 È detto, in Genesi 2, 7.
           
   3 è detto, in Giovanni 10, 34, che richiama Salmo 82, 6.