MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 599


7 aprile 1947

   Lunedì dopo Pasqua, o dell'Angelo, 1947

   Mi dice Gesù:
   «Non ti devi meravigliare di questo. Te lo avevo detto sino dalla estate del tuo esilio a S. Andrea.1
   Quando in un deserto arido, dove non sono fiori dal dolce e sano succo ma piante tossiche o senza fiori, nasce un rosaio e si copre di corolle che imbalsamano l'aria, le api selvagge, che abitano nelle rupi o nei cavi di alberi morti, vengono a quelle rose perché il vento ha detto loro che esse sono sorte, ricche di fragranti succhi, là dove non erano che amare, rare, velenose erbacce. Vengono liete di poter raccogliere dolce miele senza dover andare lontano, lontano a cercare.
   Così le anime. Quando fiorisce in un luogo un'anima mia ed emana fragranza di Me, ecco venire le povere anime che hanno tanto bisogno di dolcezza, di luce, di conforto, di nutrimento. E colei che è fragrante di Me deve fare come il rosaio nato nel deserto: lasciarsi succhiare il cuore soave, dare ciò che il Creatore le ha dato.
   Maria, Io sono che vivo in voi2, mie care anime vittime e serve dell'amore. Ciò che voi date sono ancora Io, perché voi siete così totalmente date a Me da non esser più per voi stesse, ma perché Io sono. Voi eravate sinché aveste la volontà di essere tutte mie. Poi ci siamo fusi. E il più grande, Io, ha assorbito il più piccolo, voi. Di voi la veste esterna; il resto, Io che vivo in voi. E le anime sentono il mio profumo e accorrono. E le anime intravedono la mia luce e accorrono. Siete anfore che trasudano il profumo che vi empie. Veli che avvolgete la luce ma non la occultate. Esse, le anime, parlano a voi per parlare a Me. Lasciatele venire.
   Quando Io mi creo in qualche luogo una vivente piccola chiesa e vi sto nel tabernacolo del cuore per consolare e persuadere che Io sono – e sono amico, pietoso, misericordioso, paziente – la piccola vivente chiesina dove Gesù riposa deve essere contenta che le anime vengano per avvicinarsi a Gesù.
   Dirai: "Ma allora deve vedere la gente?". No, anima mia. Ora meno che mai. Ma accogliere tutte le parole dei fratelli. Portavoce sempre. Della mia voce a loro, della loro a Me.
   Sappi distinguere. Lo puoi perché la Luce è in te. Distinguere i bisognosi dai curiosi. Fuori questi. Totalmente fuori. Sèrrati come una valva d'ostrica perlifera sulla perla che è in te, perché la vuota e talora cattiva curiosità, sempre inutile, qualche volta dannosa, non entri dove Io sono: in te e nella tua casa. Fuori con le loro inchieste, pretesti, lettere insincere. E apri, non la tua casa, ma il tuo cuore ad accogliere i bisognosi.
   Te l'ho detto ieri, prima che ti venisse quel grido d'anima: "Stiamo insieme. In comunione di amore e di dolore per i bisogni del mondo". E non ti stupire, non ti disturbare, non ti insuperbire. Tre cose inutili, l'ultima dannosa. È naturale che il tuo profumo attiri. Affida a Me le suppliche che ti fanno. Non insuperbire, perché ciò avviene perché Io vivo in te, non per le tue proprie virtù. Dunque Io soltanto regno.
   E sta' in pace. Sempre in pace. Come ti amo, lo vedi in tutte le cose. Dove siamo Io e te soli a volere una cosa, sempre si avvera. Dove non si avvera è perché uomini e Satana ostacolano. Ma Dio non ha fretta. E l'ostacolo, il ritardo prodotto dall'ostacolo serve a far risplendere più bella la meraviglia della mia Opera e delle mie operazioni in te, mia agnella che ti lasci condurre, tóndere, immolare dal tuo Gesù senza far resistenza alcuna. La pecorella più docile del Pastore.
   Beati i miti, gli ubbidienti, i generosi, gli abbandonati al Signore per la salute del mondo. Beata te, anima mia.»
           


   S. Andrea è Sant'Andrea di Còmpito, dove la scrittrice rimase sfollata per la guerra dal 24 aprile al 23 dicembre 1944.
           
   2 Io sono che vivo in voi, come per san Paolo in Galati 2, 20.