MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 600


8 aprile 1947

   Il mio Signore mi dice di segnare qui quanto segue.
   Il giovane Giulio Pierotti, reduce da pochi mesi dalla prigionia, mio vicino di casa, affetto da carcinoma intestinale, individuato malamente e troppo tardi, venne operato, in un estremo tentativo, il 18 febbraio 1947. Ma essendosi trovato il male troppo esteso per essere asportato, fu suturata la ferita lasciando il carcinoma a compiere la sua opera…
   La mattina dell'operazione, essendosi il giovane e sua madre raccomandati alle mie preghiere, io lo feci ardentemente. E mi rispose allora (ore 7 ant.ne del 18-2) Gesù: "Non il suo corpo. Raccomandami e raccomandagli il suo spirito".
   Compresi, prima di sapere l'esito della inutile operazione – più fatta per diagnosticare che per guarire – che non sarebbe neppure temporaneamente migliorato, e allora risposi al Signore: "La tua volontà sia fatta. Ma se è volontà tua che il giovane muoia, dàmmi un segno che le mie preghiere gli ottengano la vita eterna".
   Il Signore mi disse: "Che segno chiedi, anima mia?".
   "Che, se egli muore in grazia tua ed entra nel tuo Regno, ciò avvenga o per S. Giuseppe o, meglio ancora – sarei proprio certa sulla sua pace – il Venerdì Santo, fra sesta e nona".
   Il giovane pareva dover morire dopo pochi giorni dall'operazione, entro il febbraio. Invece visse, sempre gravissimo, sempre più gravissimo, roso dal cancro, piagato, già cadavere in tutto meno che nell'intelletto, rassegnato alla sua sofferenza, spesso nutrito dell'Eucarestia, sino al Venerdì Santo. A mezzogiorno entrò in cosciente agonia. Alle 15 meno dieci minuti spirò dolcemente. Aveva parlato fino a pochi minuti prima, salutando le suore dell'Ospedale che lasciava per spirare a casa sua… dove infatti spirò appena entrato.
   Al contrario di quanto avviene generalmente in simili mali strazianti, il suo viso era di una pace che colpiva; il suo corpo, tutto piagato da oltre un mese, non emanò né fetore né pus nelle 27 ore che rimase sul letto funebre; e il suo viso non si macchiò in alcun modo. Tutti coloro che lo avevano curato e ne conoscevano lo sfacimento e lo spasimo rimasero stupiti di questo aspetto di pace e di questo arresto da ogni decomposizione.
   Tanto per la verità. Per me stessa sono molto in pace per lui, perché ho avuto il segno che il giovane Giulio Pierotti, dopo una vita sempre tormentata per cause familiari e belliche (7 anni fra guerra e prigionia), è nel gaudio di Dio essendo morto nella sua grazia.