MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 635


19 ottobre 1947

   Dopo essere stata tutto ieri con la visione della zona romana che dalla basilica di S. Paolo va verso la campagna che va verso sud rispetto a Roma, zona sulla quale vidi cader delle rose il 5 maggio u.s., avendo alla mia sinistra la Via Appia, una delle poche località di Roma che ricordo bene per averla vista nella mia unica sosta1 di tre giorni a Roma nel 1920 (ottobre) andando a visitare la tomba di S. Paolo, e a destra il Tevere che va verso il mare — e non so perché per tutto un giorno io debba aver avuto presente questa zona di campagna romana — come viene la notte viene anche Maria Ss. a bearmi… E fin qui nulla di così straordinario da farmi scrivere queste parole.
   Ma dopo che mi ero saturata della gioia di veder Maria, ecco apparire l'arcangelo S. Michele, sempre così imponentemente, direi quasi paurosamente bello, con la sua spada lampeggiante nella destra. E qui cessa la visione per me sola e diviene comunicazione universale.
   L'Arcangelo, indicando Maria Ss. tutta bella nella sua umiltà verginale – non si può descrivere la sua grazia di eterna Fan­ciulla… – grida: "Opponete l'arme che è 'Maria' al gran Serpente che avanza!". Che voce potente! Scrolla l'atmosfera come il rumore di un fulmine armonico. Maria Ss. china la testa guardando con infinita pietà la Terra… E l'Arcangelo grida tre volte il potente grido. È molto severo e imperioso l'Arcangelo difensore… Dopo il terzo grido e una pausa che lo segue, si prostra davanti a Maria venerandola dicendo: "Tu sola difesa! Tu sola vittoriosa! Tu sola speranza di salute contro il satanico veleno. Madre di Colui che non ha uguali, io ti saluto, mia Regina".
   È ancora prostrato quando, portando seco una luce rispetto alla quale il fulgore di S. Michele è tenue, scende volando ratto dai Cieli sulla Terra l'Arcangelo S. Gabriele. Tiene fra le mani un turibolo d'oro fumante di incensi. Biondeggia e biancheggia nei capelli e nelle vesti del suo aspetto, spirituale anche se, per essere visibile alla mia umanità, lo appesantisce con aspetto umano. La sua figura sprigiona luce, la gioiosa luce del Paradiso. Cantando – perché la voce di S. Gabriele è un canto soavissimo, indescrivibile – vola intorno a Maria incensandola col suo incenso, dicendo: "Ave Maria! Regina degli Angeli, salute degli uomini, amore di Dio Uno e Trino! Dopo Dio, chi come te, Maria? Salve, Regina gloriosissima in Cielo, medicina a tutte le malattie che uccidono gli spiriti e spengono Fede, Speranza, Carità negli uomini. Ave, Maria!".
   Che notte beata! Resto lungamente contemplando la Vergine gloriosa e i due splendenti e così diversi Arcangeli, sinché un placido sonno (dopo tante notti di spasimi acuti) mi prende e dura sino a mattina quando mi ridesto, e tutto mi ritorna fresco alla mente, e il cuore è colmo della gioia come quando vedevo.
   Però, alla mia interna gioia spirituale si mescola un pensiero angoscioso, le parole di S. Michele: "Opponete l'arme che è 'Maria' al gran Serpente che avanza". Parole che si ricollegano a molte altre… E che mi fanno paura per la Chiesa di Roma e per noi, poveri e così deboli cristiani del 20° secolo.
   Per dare un riferimento il più possibile esatto sulla località nella quale, alta fra cielo e terra, vedevo svolgersi la visione della venerazione angelica alla B. V. Maria, dirò che la tomba di Cecilia Metella era alle mie spalle, ossia dietro me, alla sinistra (io volgevo le spalle a Roma), a nord-est del luogo, mentre alla mia destra vedevo andare, pigro verso il mare, il Tevere.
   Oggi è il terzo giorno che, dopo aver pregato la B. V. delle Tre Fontane, ho avuto la grazia fisica che imploravo.
           


   sosta, cui accenna all'inizio del capitolo "In Calabria" nella parte terza dell'Autobiografia.