MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 630


30 settembre 1947

   Dice Gesù mentre io correggo pagine dattiloscritte e ammiro la bellezza stilistica di esse:
   «Vedi, Maria. Se Io ti avessi dato soltanto belle pagine, letterariamente parlando, non ti avrei dato nulla. Nulla di utile, nulla di vero valore. Una musica ti avrei dato. E anche una di quelle musiche vuote, leggere, che accarezzano soltanto l'udito ma non stimolano in chi le ascolta pensieri eletti. Perché vi è della musica che è preghiera, che è lezione, che è elevazione a contemplazioni nel soprannaturale, musica nelle cui note veramente vibra e traspare non tanto il genio dell'uomo ma la potenza di Dio Creatore dell'uomo.
   Il genio dell'uomo non è che il mezzo per testimoniare la potenza di Dio che lo ha creato con intelligenza e ragione, oltreché con spirito e con carne e sangue. Il genio dell'uomo non è che la risposta data ai sostenitori di teorie evoluzionistiche secondo le quali l'uomo attuale non è che la bestia evolutasi in un lento ascendere dalla brutalità alla umanità. Il genio dell'uomo non è che la risposta data ai negatori della Creazione, e perciò di Dio Creatore, agli eretici che sostengono l'autogenesi dell'Universo. Il genio dell'uomo non è che la risposta data agli atei. Il genio dell'uomo è la confessione che Dio è e che tutto è perché Egli lo vuole: luce, vita, elementi, intelletto, tutto.
   Ma Io parlo delle musiche vuote. A queste paragonerei le mie pagine se fossero solo armonia di parole e perfezione stilistica. Ma in esse è la Sapienza. La mia Sapienza. È la Verità, la mia Verità. In esse è la Carità, la mia Carità. È Dio perciò. Ecco perché esse hanno valore. E guai a chi non cerca e non trova in esse questo loro vero valore!
   So l'obbiezione di molti: "Gesù parlava semplicemente". Nelle parabole parlavo semplicemente perché mi rivolgevo a turbe di popolani. Ma quando parlavo a menti colte, israelitiche o romane e greche, parlavo come più alla Sapienza perfetta si conveniva.
   Le mie parole, poi, nelle versioni degli evangelisti, dei quali due soli furono apostoli — e se ben si osserva sono i due Vangeli più rispecchianti Me, perché quello di Luca, stilisticamente buono, può dirsi più il Vangelo di mia Madre e della mia Infanzia, delle quali narra diffusamente particolari che gli altri non narrano, che non Vangelo della mia vita pubblica, essendo più eco degli altri che luce nuova come è quello di Giovanni, il perfetto evangelista della Luce che è il Cristo Dio-Uomo — le versioni, dicevo, delle mie parole, dagli evangelisti furono molto ridotte, sino ad essere ridotte scheletriche: più un accenno che una versione. Cosa che le priva della forma stilistica che Io avevo dato ad esse.
   Il Maestro è in Matteo (vedere discorso della Montagna, le istruzioni agli apostoli, l'elogio al Battista e il resto di questo capitolo, il primo episodio del 15° capitolo e il segno del Cielo, e il divorzio, 19° cap., e i tre cap. 22-23-24). Il Maestro è soprattutto nel luminoso Vangelo di Giovanni, l'Apostolo innamorato, fuso nella carità al suo Cristo-Luce. Confrontate quanto disvela della potenza del Cristo oratore questo Vangelo con quanto ne disvela la esiguità essenziale del Vangelo di Marco, esatto negli episodi sentiti da Pietro, ma ridotto ad un minimo, e vedrete se Io, il Verbo, usavo solo uno stile molto umile o se non sfolgorava sovente in Me la potenza della perfetta Parola. Sì, in Giovanni Essa brilla, per quanto molto ridotta in pochi episodi.
   Ora, se al piccolo Giovanni Io ho voluto dare un aumento di conoscenza di Me e del mio insegnamento, perché dovrebbe questo farvi increduli e duri? Aprite, aprite intelletto e cuore, e beneditemi per quanto vi ho dato.»