MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 688


21 novembre 1949

   Ore 15

   Dice Gesù:
   «In questo giorno Io dissi, l'anno passato, che avrei levato sacca e bordone ai pastori, per provare i samaritani. E l'ho fatto. Ho strappato una maschera, più d'una, e ho finito la loro prova perché era l'ultima prova per loro. Io ho detto: "Dopo questa, basta, perché sarebbe tentare la pazienza della creatura, di te, creatura mia".
   Già ti ho detto, i giorni passati, che come anche per questi si è avverata la profezia del marzo 1947, così deve compiersi il mio decreto anche per questi.
   Quante volte ho detto che la figura di Giuda, entusiasta e credente, poi miscredente sino a saper tradire, in un "sì e no" di tre anni finito nel deicidio, è la figura che più va studiata tra i seguaci di Cristo perché la più numerosa a trovarsi fra questi?
   Quante volte ho detto che la casa di Betania non poteva ospitare i sacerdoti e i farisei, meno due o tre che erano eccezioni nella massa?
   Quante volte ho detto che Samaria era meglio di Gerusalemme per il Cristo, sinché quei di Gerusalemme (sacerdoti, scribi, farisei) con male arti, mosse da invidia e calcolo, non corruppero i più deboli fra i samaritani e li fecero ostili a Me?
   Ciò che è scritto nei libri eterni si compie, come giusto è, perché divino decreto, giusto essendo, sempre si compie.
   Or questi, i fanatici di un'ora per la Betania novella, non possono stare nella casa di Maria. Là vi è posto per il vero Cristo e per i suoi veri ministri. Là vi può stare Maria, che è anche Lazzaro nel suo soffrire, e Marta attiva a servire te che contempli. E qualche discepolo fedele. Pochi e provati. E starvi col Cristo, nella vera, viva fede e religione dello spirito, nella vita unitiva col Cristo, non nelle architetture di templi pomposi, esposti perché siano visti e ammirati, ma vuoti, vuoti, vuoti, senza di Me, perché pieni della concupiscenza della vita.
   Maria, dal momento che hanno cessato di crederti ciò che sei, la concupiscenza li ha avvolti. Perché tu, Maria, tu spegni la concupiscenza in chi ti ama, essendo tu, mio fiore, effluvio di Me, ed il mio odore spegne le febbri. Ma quando chi ti amò cessa di amare, allora, come per Giuda, non c'è più che la vittoria dell'uomo carnale prima, del Seduttore poi.
   Bisognava pur provarli. A frantumare la loro superbia di credersi perfetti.
 Al sommo si giunge per lunga, faticosa e fedelmente seguita via. Talora non basta una vita per toccare la cima della giustizia. E neppur là si è sicuri se non si sale e ci si inchioda sulla croce della perfetta carità che è completo sacrificio.
   Tu vi sei e vi stai. Non crolli. Perché hai voluto che l'amore là ti crocifiggesse per esser più certa di non precipitare.
   Tutto in te ripete Me. Anche questo ti ho detto molte volte. Onde, in verità, a te povertà, incomprensioni, tradimenti, scherni, calunnie, tutto, come a Me. E solitudine. Le grandi anime sono sempre sole. Perché le altre comuni non possono salire dove le poche anime veramente grandi spaziano. Ma la Grandezza eterna, perfetta, Dio, scende là dove sono le solitarie, ed è l'Amico che, solo, basta a colmare i vuoti dei disertori di una santa amicizia. Io ti resto. Sempre più tuo, sempre più "una cosa con te".
   Però a costoro Io dico che vano sarà il chiamarmi, poiché hanno preferito altre voci e altre vie alla mia, usando con te come dei seguaci miei, infedeli per essere stati richiamati alla giustizia da Me, usarono con Me.
   La mia Parola è salute, luce, sapienza agli umili di cuore. Ma è veleno a chi tale non è. Parlai, per dare giusta via alla loro letterale, non spirituale pietà. Ma la mia Parola, urtando contro il loro io carnale, lo ha aperto — perché Essa è potente — e dal loro io, dal loro cuore, così come dissi, è uscito quanto vi era celato: "È dal cuore1 che vengono i cattivi pensieri, le invidie, gli omicidi, le fornicazioni ed i furti anche soltanto morali e spirituali più gravi perché, impuniti in Terra, vengono poi da Me giudicati e puniti nella seconda vita; vengono le false testimonianze e le bestemmie contro il prossimo oltre che contro Dio".
   Vano il chiamarmi ora. La Carità non soccorre chi senza carità ferisce il mio servo innocente: te. E per sventure che li colpiranno dicano: "Noi lo abbiamo voluto, perché abbiamo praticato l'ingiustizia e l'astio contro l'amica di Gesù, che ci amava e ci ama ancora". Come possono chiedere misericordia a Dio quando senza giustizia e senza misericordia non depongono il loro ingiusto rancore per te? L'Ecclesiastico lo dice2 (XXVIII) e così è.
   E tu canta: "Tu che eri irritato hai cacciato lo sdegno per consolarmi. Tu mio Salvatore mi levi temenza. Tu mia Forza mi soccorri. Tu mia Gioia mi letifichi".
   Sii benedetta, mia violetta.»
 
   Dice Gesù:
   «Il voler scaricare su Dio la responsabilità di quanto avviene, tentando così di diminuire agli occhi tuoi e del mondo la loro colpa, o di malanimo, o di pusillanimità, o di ignavia e quietismo col dire: "Dio deve fare", li assimila a coloro che, mentre ero sulla Croce, denudavano se stessi, nel loro io più profondo e più vero, avendo nella febbre del creduto trionfo perduto ogni freno e controllo alle loro ipocrite azioni, gridando: "Se sei il Figlio di Dio scendi di croce, ora, e salvati, perché si possa credere che sei veramente Tu il Re d'Israele, il Messia".
   Gli uomini hanno tutti l'intelletto per giudicare. Gli uomini di Dio, i suoi servi e ministri – i sacerdoti – hanno in più l'aiuto degli studi fatti e degli aiuti soprannaturali confacenti alla loro missione per giudicare meglio ancora. Come dunque imitano i loro antichi predecessori tentando Dio?
 Facciano, ché sta a loro di fare con santità e giustizia. E Io li benedirò. Ma se non fanno e non mi servono, pretendendo che Io faccia ciò che del resto non servirebbe perché è in loro la volontà di non servirmi, Io avrò per loro il silenzio di condanna che ebbi per i Capi dei Sacerdoti e per gli Scribi. Quel silenzio che non ebbi per il buon ladrone. Un malfattore, in verità. Ma che non attese che Io facessi per convertirsi. Fece. E poscia, certo che Io avrei premiato la sua buona volontà, a Me si rivolse perché lo assolvessi.
   Quale lezione per tanti! Dio non si irride e non si tenta. Per non imitare Satana tentante Me nel deserto; e i Sacerdoti ormai condannati insieme al loro Tempio; i Farisei ipocriti e gli Scribi pieni d'iniquità, che si appropriavano dei beni delle donne sole e dei pupilli, beffeggianti Me crocifisso.
   Come, alla loro sapienza a cui tanto tengono, non appare chiara la loro azione? Quest'azione contro Me e contro le anime che torturate col vostro "no" e private della Parola?»
           


   È dal cuore…, come in Matteo 15, 19Marco 7, 21-23.
           
    2 lo dice, in Siracide 28, 1-7.