MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 690


'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte I)

                     L'Apocalisse 

   Cap. I

   "Colui che è" è l'antico Nome di Dio, quello col quale Dio si nominò a Mosè sul monte, quello da Mosè insegnato al suo Popolo perché così potesse chiamare Iddio. Tutta l'eternità, la potenza, la sapienza di Dio balena in questo nome.
    Colui che è: l'eternità. Non ha avuto un passato Dio. Non avrà un futuro. Egli è. Il presente eterno.
 Se l'intelletto umano, anche il più potente degli intelletti umani; se un potente, anche il più potente tra gli umani, con puro desiderio, con puro pensiero scevro di umani orgogli, medita questa eternità di Dio, sente, come nessuna lezione, meditazione o contemplazione valse a fargli sentire, ciò che è Dio e ciò che è lui: il Tutto e il nulla; l'Eterno e il transitorio; l'Immutabile e il mutabile; l'Immenso e il limitato. Sorge l'umiltà, sorge l'adorazione adeguata all'Essere divino cui va data adorazione, sorge la fiducia perché l'uomo, il nulla, il granello di polvere rispetto al Tutto e al tutto il creato dal Tutto, si sente sotto il raggio della protezione di Colui che, essendo dall'eternità, volle che gli uomini fossero, per dar loro il suo infinito amore.
   Colui che è: la potenza infinita.
   Quale cosa o persona potrebbe da se stessa essere? Nessuna. Senza combustioni e fusioni di particelle sparse per i firmamenti non si forma un nuovo astro, come spontaneamente non si forma una muffa. Per l'astro, grande più della Terra, o per la muffa microscopica, occorrono materie preesistenti e speciali condizioni di ambiente atte alla formazione di un nuovo corpo, sia esso grandissimo o microscopico. Ma chi dette modo all'astro e alla muffa di formarsi? Colui che creò tutto quanto è, perché Egli era da sempre, e da sempre era potente.
   Ci fu dunque, per ogni cosa che è, un Principio creatore che, o direttamente creò (la prima creazione), o mantenne e favorì il perpetuarsi e rinnovarsi della creazione. Ma Egli chi lo creò? Nessuno. Egli è. Per Se stesso. Non deve il suo Essere a persona o cosa alcuna. Egli è. Non ha avuto bisogno di un altro essere per essere, come nessun altro essere, a Lui avversario, benché da Lui creato — perché ogni spirito o carne o creatura del mondo irrazionale sensibile sono da Dio creati — può portarlo al non essere. E se tutto quanto è, nel Cielo spirituale, nel Creato sensibile, negli Inferni, è già testimonianza della sua immensa potenza, il suo essere, senza aver avuto principio da altro essere o cosa, è l'immensa testimonianza della sua immensa potenza.
   Colui che è: la sapienza perfettissima, increata, che non ha avuto bisogno di autoformazione o di formazione di maestri per essere. La Sapienza che nel creare il tutto, che non era, non commise uno sbaglio, creando e volendo perfettamente.
   Quale quell'inventore o innovatore o pensatore, anche mosso da giusto desiderio di investigare, conoscere e spiegare i misteri eccelsi e i naturali, che non cada in qualche errore, e del suo intelletto non ne faccia un movente di danno a sé e ad altri? La radice del danno a tutta l'Umanità non ha forse origine dal desiderio dei Progenitori di conoscere e penetrare nei dominii di Dio? Subito sedotti dalla falsa promessa dell'Avversario, vollero conoscere… e caddero in errore, come vi cadono pensatori, scienziati e uomini in genere.
   Ma Colui che è, e che è Sapienza perfettissima, non commise errore, e non ne commette, né il male e il dolore che han reso imperfetto ciò che fu creato perfetto mai deve dirsi che viene dall'Onnisciente, ma da coloro che vollero e vogliono uscire da quella legge d'ordine che Dio ha dato a tutte le cose e gli esseri viventi. Ordine spirituale, morale, fisico perfetto, e che, se rispettato, avrebbe mantenuto la Terra allo stato di terrestre paradiso e gli uomini che l'abitano nella felice condizione di Adamo ed Eva avanti la colpa.
   "Colui che è", antico nome di Dio, per un eccesso di venerazione, creatosi spontaneo nell'io degli uomini consci della loro condizione di essere dei decaduti dalla Grazia e meritevoli dei rigori di Dio — era allora il tempo che Dio, per gli uomini, era il Dio terribile del Sinai, il Giudice pronto alle vendette — fu presto sostituito dall'altro: Adonai. E questo, sia per diversità di pronuncia quale la si osserva in ogni nazione, e in tutti i tempi, da regione a regione, sia per essere usato troppo raramente per una troppo integrale applicazione del comando: "Non nominare invano il Nome del Signore Dio tuo", provocò un'alterazione della prima pronuncia: "Jeové". Ma nella Galilea, nella quale l'Emmanuele avrebbe passato la quasi totalità della sua vita di Dio tra gli uomini, secondo il suo nome profetico di Emanuel, e dalla quale si sarebbe mosso per spargere la Buona Novella, Egli che era la Parola di Dio fattasi Uomo, e per iniziare la sua missione di Salvatore e Redentore che si sarebbe conclusa sul Golgota, quel nome, insegnato dall'Eterno a Mosè, conservò il suo suono iniziale: Jeovè.
   E nel nome del Figlio di Dio fattosi Uomo, nel nome che Dio stesso impose al Figlio suo incarnato, e che l'Angelo dei felici annunzi aveva comunicato alla Vergine immacolata, è, per chi sa leggere e intendere, un'eco di quel nome, e la Parola che lo portava, ai suoi, insegnò novellamente la parola vera: Jeovè, per dire Dio, per dire il Padre suo Ss., dal quale il Figlio è generato e dai Quali procede lo Spirito Santo. E procede per generare, al giusto tempo, nel seno della Vergine il Cristo Salvatore.
   Il Figlio di Dio e della Donna, Gesù. Colui che, oltre ad essere il promesso Messia e Redentore, è la testimonianza più vera del Padre e della sua Volontà, la testimonianza della Verità, della Carità, del Regno di Dio.
   Il Padre e il Figlio, sempre Una sol cosa anche se temporaneamente il Figlio aveva assunto Persona umana senza per ciò aver perduto la sua eterna Persona divina, sempre Una sol cosa per l'Amore perfetto che li univa, si sono vicendevolmente resi testimonianza. Il Padre la dà al Figlio, nel Battesimo al Giordano; sul Tabor, alla Trasfigurazione; al Tempio per l'ultima Pasqua, al cospetto anche dei Gentili venuti per conoscere Gesù. Ma a questa triplice testimonianza sensibile vanno aggiunte le testimonianze dei miracoli più grandi operati dal Cristo quasi sempre dopo aver invocato il Padre. Veramente può dirsi che l'invisibile presenza del Padre, che è eterno e purissimo Spirito, balenasse, come raggio di incontenibile luce che nessun ostacolo può imprigionare, in ogni manifestazione del Cristo, sia in veste di Maestro che in veste di operatore di miracoli e di opere divine.
   Iddio, il Padre, aveva creato l'uomo dalla polvere e gli aveva infuso il soffio della vita e lo spirito, soffio divino e immortale. Ancora il Padre, palesemente o no invocato dal Figlio, con Lui rende la vita ad una carne morta, e con la vita l'anima e la ricostruzione delle carni che, per morte (Lazzaro) o per morbo (lebbre), s'erano già sfatte o distrutte, o, convertendo il peccatore, ricostruisce in esso la legge morale, ricrea lo spirito caduto in peccato, sino alla grande ricreazione alla Grazia, mediante il sacrificio di Cristo, per tutti coloro che credono in Lui e ne accolgono la Dottrina entrando a far parte della sua Chiesa.
   Il Figlio poi, al mondo che ignora il Padre, e anche al piccolo mondo d'Israele che, senza ignorarlo, non ne conosceva la verità di amore, di misericordia, di giustizia temperata dalla carità che è sua Natura, rivela il Padre. "Chi vede Me vede il Padre. La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. La Verità che ha mandato Me, sua Parola, voi non la conoscete, ma Io la conosco perché mi ha generato. Il Padre che mi ha mandato non ha lasciato solo il suo Figlio; Egli è con Me. Io e il Padre siamo Una sola cosa". E rivela lo Spirito Santo, mutuo amore, abbraccio e bacio eterni del Padre e del Figlio, Spirito dello Spirito di Dio, Spirito di verità, Spirito di consolazione, Spirito di sapienza, che confermerà i credenti nella Fede e li ammaestrerà nella Sapienza, Egli, Teologo dei teologi, Luce dei mistici, Occhio dei contemplatori, Fuoco degli amanti di Dio.
   Tutto l'insegnamento e tutte le opere del Cristo sono testimonianza del Padre e rivelazione del mistero incomprensibile della Ss. Trinità. Di quella Ss. Trinità per la quale fu possibile la Creazione, la Redenzione, la Santificazione dell'uomo. Di quella Ss. Trinità per la quale, senza distruggere la prima creazione che s'era corrotta, poté aversi una ricreazione, o novella creazione di una coppia senza macchia: di una nuova Eva, di un nuovo Adamo, mezzo a ricreare alla Grazia, e quindi a ristabilire l'ordine violato e il fine ultimo tra e per gli uomini venuti da Adamo.
   Per volere del Padre, in vista dei meriti del Figlio, e per opera dello Spirito Santo, poté, dalla Donna immacolata, Eva novella e fedele, assumere umana carne il Figlio, poiché lo Spirito di Dio coprì della sua ombra l'Arca non fatta da mano d'uomo, ed aversi il nuovo Adamo, il Vincitore, il Redentore, il Re del Regno dei Cieli al quale sono chiamati coloro che, accogliendolo con amore, seguendolo nella dottrina, meritano di divenire figli di Dio coeredi del Cielo.
   Dalle prime parole di Maestro alle ultime nel Cenacolo e nel Sinedrio, nel Pretorio e sul Golgota, e da queste a quelle avanti l'Ascensione, Gesù sempre testimoniò del Padre e del Regno celeste.
   Il Regno di Dio. Il Regno di Cristo. Due regni che sono un sol re­gno, essendo il Cristo Una sol cosa con Dio, ed essendo che Dio, al Cristo e per il Cristo, ha dato tutte le cose che per mezzo di Lui sono state, dopo che tutte l'Eterno le aveva già viste nel suo Unigenito, la Sapienza infinita, Origine come Dio, Fine come Dio, Causa come Dio-Uomo della creazione, della deificazione, della redenzione dell'uomo. Due regni che sono un sol regno, perché il Regno del Cri­sto in noi dà il possesso del Regno di Dio a noi.
   E il Cristo, dicendo al Padre: "Venga il tuo Regno", come Fondatore, come Re dei re, come Figlio ed Erede eterno di tutti i beni eterni del Padre, lo instaura dalla Terra, lo stabilisce in noi, fa una cosa sola del suo e del Regno del Padre, li unisce congiungendo quello della Terra, come con un mistico ponte, che è poi la sua lunga Croce di Uomo tra gli uomini che non lo comprendono e di Martire per mezzo degli uomini e per il bene degli uomini, a quello celeste; dà ad esso Regno di Dio per sua Reggia visibile la Chiesa, per statuto di questo Regno le leggi della Chiesa, per Re di questo Regno Se stesso che ne è Capo e Pontefice eterno, e come ogni re vi istituisce i suoi ministri, e chiaramente lo definisce "anticipo" del Regno eterno, e definisce la Chiesa "nuova Gerusalemme terrena" che, alla fine dei tempi, sarà trasportata e trasformata nella "Gerusalemme celeste" nella quale giubileranno in eterno i risorti, e vivranno una vita nota a Dio solo.
   Regno visibile per mezzo della Chiesa, ma anche regno invisibile, questo regno di Dio in noi. Esso ha preso somiglianza col suo Fondatore, il quale, come Uomo, è stato ed è un Re visibile e, come Dio, un Re invisibile perché purissimo Spirito, al quale si dà fede per pura fede, perché occhio umano, né altro umano senso, mai vide Dio avanti fosse incarnato, né vede sensibilmente la Prima e la Terza Persona, ma le vede nelle opere da Esse compiute, o compientisi. Regno dunque che, come l'uomo, è stato fatto a somiglianza e immagine del suo Fondatore: vero e perfetto Uomo, e come tale visibile prototipo degli uomini quali li aveva creati il Padre contemplandoli nel suo Verbo eterno e nel suo Verbo incarnato, e vero e perfettissimo Dio, e come tale purissimo Spirito, invisibile nella sua spirituale Natura divina, ma vivente, senza possibilità di principio e di fine, essendo il "Vivente". Così è il Regno di Dio, rappresentato sulla Terra dalla Chiesa, Società visibile e vivente senza possibilità di fine da quando fu, dal Vivente, costituita. Così è il Regno di Dio in noi, invisibile perché cosa spirituale, vivente nella parte spirituale, e vivente da quando è creata, salvo che l'uomo non distrugga il Regno di Dio in lui col peccato e col persistere in esso, uccidendo anche la Vita dello spirito.
   Regno che si serve e si conquista. Si serve sulla Terra e si conquista oltre la Terra, durante tutte le vicende della vita quotidiana. Ogni anno, ogni mese, giorno, ora e minuto, dall'uso della ragione alla morte, è servizio del suddito a Dio col fare la sua Volontà, ubbidire alla sua Legge, vivere da "figlio", e non da nemico o da bruto che elegge a sua vita il piccolo e transitorio godere animale al vivere in modo di meritare il gaudio celeste. Ogni anno, mese, giorno, ora e minuto è mezzo di conquista del Regno celeste.
   "Il mio Regno non è di questo mondo" asserì più volte la Verità incarnata ai suoi eletti, ai suoi amici, ai suoi fedeli, e anche a quelli che lo respingevano e l'odiavano per paura di perdere il loro meschino potere.
   "Il mio Regno non è di questo mondo" testimoniò il Cristo quando, accortosi che lo volevano fare re, fuggì da solo sul monte.
   "Il mio Regno non è di questo mondo" rispose il Cristo a Pilato che lo interrogava.
   "Il mio Regno non è di questo mondo" disse ancora una volta, l'estrema, ai suoi Apostoli, avanti di ascendere; e sul tempo della ricostruzione di esso, ancora sperato umanamente dai suoi eletti, rispose: "Solo il Padre ne sa il tempo e il momento. Se lo è riservato in suo potere".
   Dunque il Cristo ha sempre testimoniato del Regno, di questo duplice Regno che è poi ancora un sol Regno: quello di Cristo-Dio in noi, e quello di noi in Dio e con Dio, e che diverrà Regno perfetto, immutabile, non più soggetto ad insidie o corruzioni dal momento che "Egli, il Re dei Re, verrà sulle nubi e ogni occhio lo vedrà", per prendere possesso del suo Regno per avere la vittoria su tutti i nemici, per giudicare e dare ad ognuno ciò che ognuno s'è meritato, e trasportare gli eletti nel mondo nuovo, nel nuovo cielo e nella nuova terra, nella nuova Gerusalemme dove non è corruzione, pianto e morte.
   E per testimoniare con mezzi più forti delle parole che Egli è il Re visibile del Regno di Dio, ossia di un regno dove carità, giustizia e potere sono esercitati in forme soprannaturali, Egli operò cose quali nessun re può operarne di tanto potenti, rendendo libertà alle membra e alle coscienze legate da morbi, possessioni o peccati gravi, dominando le forze stesse della natura e gli elementi, e anche gli uomini, quando era conveniente di farlo, e anche vincendo la morte (la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim, Lazzaro), usando sempre una carità e una giustizia perfette e imparziali, ed ammaestrando con una sapienza che aveva insegnamento per ogni caso materiale, morale o spirituale, tanto che gli stessi suoi nemici dovevano confessare: "Nessuno ha mai parlato come Egli parla".
   A quelli che decretavano: "Non vogliamo che costui regni" Egli risponde coi fatti miracolosi sui quali il volere degli uomini non può esplicare nessun potere. Con la sua Risurrezione e la sua Ascensione risponde. Mostrando così che se poterono ucciderlo fu perché Egli lo permise per fine d'amore infinito, ma che Egli è Re di un Regno dove il potere è infinito, perché da Sé può rendersi la vita e da Sé ascendere, anche come Uomo di vera carne, al Cielo, presso il Padre suo.
   In attesa di poter concedere ai suoi eletti il Regno celeste, Egli dà ad essi la pace. La pace che è, con la carità, l'aura del suo Regno celeste. La pace che da Lui emana. Da Lui che è Colui che è, e che è il Principe della Pace, e che per dare agli uomini la pace della riconci­liazione con Dio è venuto sulla Terra ad assumere, Egli che è l'Esse­re in eterno, carne, sangue e anima, per unirle ipostaticamente alla sua Divinità, per compiere il Sacrificio perfetto che ha placato il Pa­dre. Perfetto, perché la Vittima immolata, per cancellare il peccato dell'Umanità e l'offesa fatta dalla stessa a Dio suo Creatore, era ve­ra Carne per poter essere immolata, e Carne innocente e pura, ma anche era vero Dio. Quindi il suo Sacrificio fu perfetto, ed atto e sufficiente a lavare la Macchia e a restituire la Grazia, e a rifarci cittadini del Regno di Dio e servi non per schiavitù, ma per spiritua­le sacerdozio che dà ossequio e culto a Dio, e lavora perché il suo Regno si estenda, e anime ed anime vadano alla Luce e alla Vita; a quella Vita immortale anche per la carne risorta dei giusti che Egli ci testimoniò poter essere cosa vera con la sua Risurrezione dopo esser stato fatto morto, Egli il Vivente, divenendo così "il Primoge­nito fra i morti", di coloro che all'ultimo giorno riassumeranno la carne di cui per millenni, secoli, o anni, s'erano spogliati, per gode­re anche con la stessa, oggetto di prova, di lotta e di merito sulla Terra, dell'inesprimibile gaudio della conoscenza di Dio e delle sue perfezioni.
   Primogenito di fra i morti.
   Quando si legge questa frase una certa confusione si forma nel pensiero del lettore poco formato, una specie di dubbio vi sorge, e una domanda vi nasce di conseguenza: «Ma qui non vi è errore o controsenso, dato che il Primogenito è Adamo, primogenito nella vita della Grazia, tanto che il Cristo viene detto "novello Adamo o secondo Adamo", e dato che, se anche si esclude il primo uomo, perché decaduto dalla vita soprannaturale, e rimasto tale sino al 33° anno di Cristo, Primogenita, e per parola della Sapienza, ed essendo stata concepita e nata prima del Cristo suo Figlio con pienezza di Grazia, è detta sua Madre: Maria?».
   Non vi è errore né controsenso.
   Adamo è il primo uomo, ma non il primogenito, non essendo stato generato da alcun padre, né da alcuna madre, ma creato direttamente da Dio.
   Gesù è l'Unigenito del Padre di cui è anche il Primogenito. Dal Pensiero divino, che non ha avuto principio, è stato generato il Verbo, anche Egli senza mai aver avuto un principio. Egli è quindi, come Dio, il Primogenito assoluto. Ed è il Primogenito anche come Uomo, benché nato da Maria — a sua volta detta "Primogenita" dalla Sapienza e dalla Chiesa — perché, per la sua paternità dal Padre Iddio, è il Primogenito vero dei figli di Dio, non per partecipazione, ma per generazione diretta: "Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, perciò il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio".
   Primogenito dunque, anche se prima di Lui la Madre fu cantata "Primogenita Figlia dell'Altissimo" e se la Sapienza, di cui Ella è la Sede, di Lei dice: "Il Signore mi ha posseduta dal principio, da prima che facesse le cose. Dall'eternità fui stabilita". E ancora: "Colui che mi creò riposò nel mio tabernacolo". Primogenito perché, se santissima è la Madre e purissima per singolar privilegio, infinitamente santo e infinitamente purissimo è il Figlio, e superiore, infinitamente superiore alla Madre perché Dio.
   Ella: Figlia primogenita per elezione del Padre, che l'ha posseduta, sua Arca santa, da quando il suo Pensiero l'ha pensata ed ha stabilito che per Lei venisse la Grazia a render grazia agli uomini, e da quando, creatala piena di Grazia, riposò in Lei sempre, avanti, durante e dopo la sua Maternità. Veramente Ella fu piena di Grazia perché immacolata, sempre piena di Grazia, e dalla Grazia fu resa feconda, e la Grazia incarnata ed infinita prese in Lei e da Lei carne e sangue d'Uomo, formandosi nel suo seno verginale, col sangue di Lei, unicamente fatto per opera di Lei e per opera di Spirito Santo.
   Egli, Figlio Primogenito per generazione eterna. In Lui il Padre ha visto tutte le cose future, non ancora fatte, quelle materiali e quelle spirituali, perché nel suo Verbo il Padre vedeva la creazione e la redenzione, ambedue operate dal Verbo e per il Verbo.
   Mirabile mistero di Dio! L'Immenso si ama, non di un amore egoista ma di un amore attivo, potentissimo, anzi infinito, e per quest'atto solo, che è perfettissimo, genera il suo Verbo, in tutto uguale a Lui Padre fuorché nella distinzione di Persona. Perché se Dio è Uno e Trino, ossia una mirabile Unità, diremo così, dalle tre facce, onde rendere chiara la spiegazione agli indotti, è anche verità di fede che le singole facce sono ben distinte, ossia, teologicamente vi è Un sol Dio e vi sono Tre Persone in tutto uguali per Divinità, Eternità, Immensità, Onnipotenza, ma non confuse tra loro, anzi ben distinte, e Una non è l'Altra, eppure non vi sono tre dèi ma un sol Dio il Quale da Sé solo ha dato l'essere alle singole divine Persone, generando il Figlio e, per ciò stesso, dando origine alla processione dello Spirito Santo.
   La Potenza tutto vede e fa per la Sapienza, e per la Carità, che è lo Spirito Santo, compie le sue opere più grandi: la Generazione e Incarnazione del Verbo, la creazione e deificazione dell'uomo, la preservazione di Maria dalla Macchia d'origine, la sua divina Maternità, la Redenzione dell'Umanità decaduta. Tutto vede e fa per la Sapienza, ossia per Colui che è da prima che ogni cosa fosse, e che perciò, a pieno diritto, può dirsi "Primogenito".
   Quando il Creato, che da millenni è, e vive la sua vita, nelle singole forme e nature che Dio volle mettere nel Creato, non era, Egli, la Parola del Padre, già era. E per mezzo di Lui tutte le cose che non erano, e che dunque, non avendo vita, erano come morte, furono fatte ed ebbero così "vita". La divina Parola le trasse all'essere dal caos in cui disordinatamente e inutilmente si agitavano tutti gli elementi. La divina Parola ordinò tutte le cose, e tutte divennero utili e vitali, e così il Creato visibile e sensibile fu, e fu con leggi di perfetta sapienza e con fine d'amore.
   Perché nulla fu fatto senza scopo d'amore e senza legge di sapienza. Dalle stille delle acque raccolte nei bacini, alle molecole raccolte a formare gli astri che dànno luce e calore, dalle vite vegetali preordinate a nutrire quelle animali, e queste a servire e rallegrare l'uomo, capolavoro della creazione, che per la sua perfezione animale e razionale, e soprattutto per la parte immortale chiusa in lui, soffio stesso dell'Eterno, è predestinato a tornare alla sua Origine per giubilare di Dio ed essergli causa di giubilo – perché Dio giubila alla vista dei suoi figli – tutto fu fatto per amore. Un amore che, se fosse stato sempre fedelmente corrisposto, non avrebbe permesso che la morte e il dolore facessero dubitare l'uomo sull'amore di Dio per lui.
   La morte. Essa, nelle molte cose fatte da Dio, non era stata fatta. E non era stato fatto il dolore, e non il peccato, causa di morte e dolore. L'Avversario ve li mise, nel Creato stupendo. E per l'uomo, perfezione del Creato, che s'era lasciato corrompere dal Nemico, dall'Odio, venne la morte, prima della Grazia e poi della carne; e vennero tutti i dolori e le fatiche conseguenti alla morte della Grazia in Adamo e nella sua compagna, e in tutti i discendenti dai progenitori.
   Come è dunque detto che Gesù è "il Primogenito di tra i morti", se è nato da donna discendente da Adamo? Anche se per opera di fecondazione divina la Madre lo generò, e la Madre era ben nata da due, giusti sì, ma macchiati dalla macchia ereditaria venuta da Adamo ad ogni uomo, macchia che priva della Vita soprannaturale? Ecco le obbiezioni di molti.
   Doppiamente "primogenito" è il Cristo, dal suo nascere. Perché nato come ancor uomo non era nato, essendo che quando nacque ad Adamo il primogenito, Adamo già più non poteva generare figli soprannaturalmente vivi. Concepiti quando già i progenitori erano corrotti e caduti nella triplice concupiscenza, nacquero morti nella vita soprannaturale. E ogni padre e ogni madre, da Adamo ed Eva in poi, così procreò.
   Anche Gioacchino ed Anna avrebbero così procreato, benché giustissimi entrambi, sia perché essi pure lesi dalla colpa ereditaria, sia perché il concepimento di Maria avvenne in modo semplicemente umano e comune. Di straordinario nella nascita di Maria, la predestinata Madre di Dio, vi fu solo l'infusione, per singolare privilegio divino, dato in vista della futura missione della Vergine, di un'anima preservata dalla Macchia d'origine, anima unica, tra quelle di tutti i nati da uomo e donna, che fosse immacolata.
 Invece il Cristo, nato da Maria, è primogenito da seno inviolato spiritualmente, essendoché Maria, fedele alla Grazia come nessuna donna seppe esserlo da Eva in poi, non conobbe neppure, non dico la più piccola colpa veniale, ma neppure la più piccola tempesta atta a turbare il suo stato di perfetta innocenza e il suo perfetto equilibrio, per cui l'intelletto signoreggiò sempre sulla parte inferiore, e l'anima sull'intelletto, così come accadeva in Adamo ed Eva sinché non si lasciarono sedurre dal Tentatore; e primogenito da seno inviolato materialmente, perché, essendo Dio sia Colui che la rendeva Madre come Colui che da Lei nasceva, e quindi dotato del dono proprio degli spiriti di penetrare ed uscire senza aprir porta o smuover pietra, Dio entrò in Lei per prendervi natura umana e vi uscì per iniziare la sua missione di Salvatore, senza ledere organi e fibre.
   Primogenito e unico nacque così, dalla Piena di Grazia, il Vivente per eccellenza, Colui che avrebbe ridato la Vita a tutti i morti alla Grazia. Nacque non da fame di due carni, ma nel modo come avreb­bero avuto vita i figli degli uomini se si fossero mantenuti vivi nella Grazia. Non appetito di sensi, ma amore santo a Dio, al quale consa­crare i nati in Grazia, e amore scevro di malizia alla compagna, do­veva regolare il crescere e moltiplicarsi comandato da Dio; solo l'amore, non corrotto da animalità.
   Avendolo infranto quest'ordine, Dio, per ricreare il novello Adamo, dovette da Donna immacolata formarlo, non più col fango che, salito in superbia, aveva voluto esser simile a Dio, ma con gli elementi indispensabili a formare un nuovo uomo, forniti unicamente dalla Purissima ed Umilissima, umile tanto che per questo solo avrebbe già meritato di divenire Madre del Verbo.
   E il Primogenito di fra i morti venne alla luce per portare la luce ai giacenti nelle tenebre, la Vita ai morti alla Grazia, sia che fossero ancora sulla Terra, o già raccolti negl'inferi, in attesa della Redenzione che aprisse loro le porte dei Cieli. E fu Primogenito anche di coloro che devono anche con la carne tornar vivi nei Cieli. Per Lui, nato da Donna immacolata e fedele alla Grazia ricevuta, è vero, con pienezza, ma non lasciata tesoro inerte, anzi sempre usata attivamente, con un costante aumento di essa per la perfetta corrispondenza di Maria a tutti i movimenti o ispirazioni divine, anche solo per questo, non sarebbe stata applicata la condanna: "Tornerai polvere", comune a tutti i colpevoli da Adamo e per causa di Adamo e della sua compagna.
   Anche la Madre di Dio non tornò polvere, essendo anch'Ella esente, perché senza macchia, dalla comune condanna, e perché non era conveniente che la carne, che era stata arca e terreno per contenere il Verbo e per dare al Germe divino tutti gli elementi atti a farne l'Uomo-Dio, divenisse putredine e polvere. Ma la Madre passò dalla Terra al Cielo molti anni dopo il Figlio. Quindi Primogenito dei risorti, anche con la carne, da morte, è e resta Gesù solo, il Quale, dopo la suprema umiliazione e la totale immolazione per totale ubbidienza ai voleri del Padre, ebbe la suprema glorificazione con la sua risurrezione innegabile. Perché molti, e non tutti suoi amici, videro il suo Corpo glorificato e in più ancora lo videro ascendere tra l'ossequio degli Angeli, rimasti poi a testimoniare queste due verità. "Perché cercare il Vivente tra i morti? Non è più qui. È risorto". Risorto tanto trasfigurato in bellezza che Maria di Magdala non lo riconobbe sinché Egli non le si fece riconoscere. E ancora: "Perché state a guardare il Cielo? Gesù, che vi è stato tolto, è asceso al Cielo, e come è asceso così tornerà".
   In tal modo, e la Parola di Verità, e gli angeli che non possono mentire, e la Madre la cui perfezione in tutto era inferiore unicamente a quella di Dio suo Padre, suo Figlio, suo Sposo, e gli Apostoli che lo videro ascendere, e Stefano primo martire, e dopo di lui molti altri, confermarono che Gesù è il Primogenito di tra i morti per essere come Uomo entrato primo con la sua carne nel Cielo. Giorno natale è detto quello in cui un giusto sale con lo spirito liberato dalla carne a far parte del popolo degli spiriti beati. Gesù, nel suo dì natale di Uomo santissimo, vi prese dimora con tutte le sue qualità di Uomo-Dio: in carne, sangue, anima e divinità, perché era il perfetto Innocente.
 Ma vi è una seconda morte: quella dello spirito privo di Grazia. Grande numero di giusti attendevano da secoli e millenni che la Redenzione, purificandoli dalla Colpa, permettesse il loro entrare a far parte del Regno di Dio, dove entra solo chi ha in sé la Vita soprannaturale. Ancor più grande numero di uomini, venuti dopo il Cristo, attendono di entrarvi quando sarà compiuta ­la loro purificazione dalle colpe gravi volontarie, o quando la Giustizia perfettissima aprirà i Cieli a tutti coloro che vissero e agirono con carità e giustizia, secondo la legge della coscienza, per servire ed onorare così l'Ente che sentivano essere, facendo così parte dell'anima della Chiesa.
   Non si può pensare che Dio, Carità perfetta che ha creato tutte le anime, predestinandole alla Grazia, escluda dal suo Regno quelli che, non per propria causa, non hanno ricevuto il Battesimo. Quale colpa hanno commessa? Spontaneamente vollero nascere in luoghi non cattolici? Sono responsabili i neonati, morti nel nascere, di non essere battezzati? Può Dio infierire su tutti questi che non sono "chiesa" nel senso stretto della parola, ma che lo sono avendo ricevuto l'anima da Dio ed essendo morti innocenti perché morti nel nascere, od essendo vissuti da giusti per loro naturale tendenza a praticare il bene per onorare così il Bene supremo che tutto, in loro e intorno a loro, testimoniava essere? No. Ed è cosa probante, che così non sia, il giudizio inesorabile e severissimo dato da Dio a quelli che sopprimono una vita, anche embrionale, o appena venuta alla luce, vietandole di ricevere il Sacramento che leva la Colpa d'origine. Perché questo rigore se non perché per secoli e millenni quelle anime di innocenti vengono separate da Dio, in uno stato non di pena, ma neppur di gaudio? Può pensarsi che il Buonissimo, che ha predestinato tutti gli uomini alla Grazia, defraudi di essa coloro che non per spontanea elezione non sono cattolici?
   "Molte sono in Cielo le dimore del Padre mio" ha detto il Cristo. Quando non sarà più questo mondo, ma vi sarà un nuovo mondo, un nuovo cielo, e i nuovi tabernacoli della Gerusalemme eterna, e tutta la creazione razionale avrà la sua glorificazione con l'esaltazione dei Risorti, che furono dei giusti, al possesso del Regno eterno di Dio, anche coloro che furono uniti soltanto all'anima della Chiesa avranno la loro dimora in Cielo, perché solo Cielo ed Inferno rimarranno eterni, e non può pensarsi che la Carità danni al supplizio eterno creature immeritevoli di esso.
 Gesù Cristo, reso lo spirito nelle mani del Padre, entrò primo col suo Spirito santissimo nel Regno della Vita, al posto di Adamo, che avrebbe dovuto essere il primo uomo entrato a far parte del popolo celeste, e che, per la sua prevaricazione, dovette attendere millenni per entrarvi con lo spirito, e deve attendere molti più millenni ad entrarvi con la carne ricongiunta allo spirito. Gesù no. Nell'attimo stesso in cui "con grande grido" rese lo spirito, la sua anima giustissima, che per l'infinita carità della sua natura di Dio-Uomo s'era caricata di tutte le colpe passate, presenti e future dell'Umanità, ma non della Colpa che leva la Grazia che è vita dello spirito, e se ne era caricato per consumarle tutte mediante la sua completa immolazione, fu, come ogni anima d'uomo, giudicata dal Padre. Il Quale, come prima della consumazione del Sacrificio "trattò Colui che non conobbe il peccato come fosse lo stesso Peccato", così, dopo che tutto fu compiuto, "lo esaltò e gli donò un nome che è al di sopra d'ogni altro nome, tale che nel Nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in Cielo, in Terra e nell'inferno, e ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre". Ed essendo stata giudicata, la sua anima d'Uomo, anima giunta alla perfezione, subito gioì nel Signore e si riposò in Lui sino al momento che, riunitasi al Corpo, fece del Vivente, ch'era stato fatto morto, il glorioso Risorto, il primo glorioso risorto anche con la carne, il primo Uomo nato al Cielo in corpo ed anima, primizia dei risorti, promessa di risurrezione ai giusti, e pegno del possesso del Regno di cui Egli è il Re ed erede primogenito.
   È sempre al Primogenito che è data l'eredità del Padre, quell'eredità che Egli ha stabilita per i suoi figli. E perché tutti i fratelli del Cristo avessero parte a questa eredità eterna, santa, regale, Egli a loro la lega con santo testamento, scritto col suo stesso sangue; e perché gli uomini prendano la loro parte nel Regno, che il Padre a Lui ha dato e che Egli ha accettato per darlo agli uomini suoi fratelli, si è lasciato dare la morte, perché soltanto la morte del testatore dà valore al testamento.
 Gesù, il Primogenito dalle molte primogeniture, così ha preso per primo possesso del Regno dove è Re dei Re e Signore del secolo eterno, secondo il Volere del Padre, di Colui che è l'Onnipotente, l'Alfa e l'Omega, il Principio, la Fine, la Potenza, Sapienza e Carità, di Colui che tutto sa di ciò che fa, e tutto quanto fa, fa con perfezione e con fine buono, e per questo ha generato il suo Verbo, e, venuto il tempo, gli ha dato una Carne, e quindi l'ha immolato, e poscia risorto ed esaltato, e ha messo nelle sue mani trafitte ogni potere di giudizio per cui quanti lo vedranno, di quelli che materialmente, o con l'offesa dei peccati, lo trafissero, si batteranno il petto una e una volta: al giudizio particolare e all'apparizione finale di Cristo Giudice. Perché così è stabilito e così sarà.
   Colui che ha da venire.
   In che modo? Non certo riprendendo carne. Se certo è il suo ritorno, altrettanto certo è che non assumerà più mai un'altra carne, avendone una perfetta dalla prima volta che se ne vestì, eterna, glorificata da Dio suo Padre.
   Né verrà per una seconda Redenzione. Non vi sarà una seconda redenzione, la prima essendo stata sufficiente e perfetta. Gli uomini hanno da allora tutti gli elementi e gli aiuti soprannaturali per permanere nel popolo dei ricreati figli di Dio e per passare dalla ri-creazione alla super-creazione, sol che lo vogliano fare. Perché se, come è stato detto, e detto con sapienza, "l'uomo è una capacità che Dio empie di Sé", e se, anche, "la grazia è un seme che Dio pone nell'anima", o anche "un raggio che scende ad illuminare e fecondare", è logico che, se l'uomo seconda le volontà e ispirazioni divine, la sua capacità di contenere Dio cresce e si dilata più tutto l'uomo cresce in età e in capacità di intendere e volere. Intendere le spirituali parole di Dio, ossia i movimenti che Dio suscita in ogni uomo per condurlo a sempre maggior giustizia, e volontà di raggiungere il fine per cui fu creato. E ugualmente il seme della Grazia, se l'uomo ne seconda la crescita con la fedeltà ad essa e colla pratica della Legge e delle virtù, da piccolo seme si fa gran pianta, dante frutti di vita eterna, e il raggio, più l'anima cresce in grazia e si eleva sulla via della perfezione, aumenta la sua potenza di luce, come avviene per chiunque da una valle salga verso le vette di un monte.
   Questa capacità che si dilata per contenere sempre più Dio, questa pianta che cresce sovrana nel giardino dell'anima, questo raggio del Sole eterno che da raggio si fa oceano di luci più l'uomo si eleva verso il Padre delle Luci, porta l'uomo, ri-creato per mezzo della Grazia ottenuta per i meriti di Cristo, alla sua supercreazione, ossia alla identificazione con Gesù, assumendo un'umanità nuova, a suo esempio e forma, umanità nuova che trasforma l'uomo, creatura razionale, in creatura divinizzata che pensa, parla, agisce in modo quanto più può simile a quello che ebbe il suo Maestro eterno nel tempo mortale, e che comandò ai suoi fedeli di avere. "Il discepolo, per esser perfetto, sia come il suo Maestro".
   Per avere avuto da 20 secoli tutto quanto è necessario perché l'uomo possa possedere il Regno eterno e raggiungere il fine per cui fu creato, non vi sarà una seconda redenzione da parte dell'Uomo-Dio. L'uomo, che per debolezza perda la Grazia, ha i mezzi per riacquistarla e redimersi. Come da sé cade, così da sé può redimersi, usando i doni perpetui che Cristo ha istituiti per tutti gli uomini che vogliano attingervi.
   E non verrà per una seconda Evangelizzazione, il Verbo del Padre. Non verrà personalmente. Eppure evangelizzerà. Susciterà nuovi evangelizzatori che evangelizzeranno in suo Nome. Evangelizzeranno in una forma nuova, consona ai tempi, forma nuova che sostanzialmente non cambierà il Vangelo eterno, né la grande Rivelazione, ma li amplierà, completerà e renderà comprensibili e accettabili anche a coloro che, a causa del loro ateismo o della loro incredulità sui Novissimi e su molte altre verità rivelate, adducono la ragione che "non possono credere cose che non comprendono, né amare esseri di cui si conosce troppo poco, e quel poco è tale da spaurire e sconfortare in luogo di attirare e incoraggiare".
   Nuovi evangelizzatori. In verità ci sono già, anche se il mondo in parte li ignora e in parte li osteggia. Ma saranno sempre più numerosi, e il mondo, dopo averli ignorati, o scherniti, od osteggiati, quando il terrore prenderà gli stolti che ora deridono i nuovi evangelizzatori, si volgerà a loro perché siano forza, speranza, luce nelle tenebre, nell'orrore, nella tempesta della persecuzione degli anticristi in atto. Perché se è vero che prima della fine dei tempi sorgeranno sempre più dei falsi profeti servi dell'Anticristo, altrettanto è vero che il Cristo Signore opporrà ad essi sempre più numerosi suoi servi, suscitando novelli apostoli là dove meno lo si crede.
   E dato che l'infinita Misericordia, per pietà dei miseri uomini travolti dalla bufera di sangue, di fuoco, di persecuzione, di morte, farà risplendere sul mare di sangue e d'orrore la pura Stella del Mare, Maria, che sarà la precorritrice del Cristo nella sua ultima venuta, questi nuovi evangelizzatori evangelizzeranno Maria1, in verità troppo lasciata in ombra dagli Evangelisti e dagli Apostoli e Discepoli tutti, mentre una più vasta conoscenza di Lei avrebbe ammaestrato tanti, impedendo tante cadute. Perché Ella è Corredentrice e Maestra. Maestra di vita puraumilefedeleprudentepietosapia, nella casa e tra le genti del suo tempo. Maestra sempre, nei secoli, degna d'esser tanto più conosciuta più il mondo scende verso il fango e la tenebra, per esser tanto più imitata onde riportare il mondo verso ciò che non è tenebra e fango.
   I tempi che avanzano saranno tempi di guerra non solo materiale, ma soprattutto di guerra tra materialità e spirito. L'Anticristo cercherà di trascinare le creature razionali verso il pan­tano di una vita bestiale. Il Cristo cercherà di impedire questo rinnegamento, non solo della religione ma persino della ragione, aprendo orizzonti nuovi e vie illuminate di luci spirituali, suscitando, in chiunque apertamente non lo respinga, un risveglio potente dello spirito, risveglio aiutato da questi nuovi evangelizzatori non soltanto del Cristo ma della Madre di Dio. Alzeranno lo stendardo di Maria. Porteranno a Maria. E Maria, che già una volta fu causa e fonte, indiretta ma sempre potente, della redenzione dell'uomo, lo sarà ancora. Perché Ella è la santa Avversaria del perfido Avversario, e il suo calcagno è destinato a schiacciare in perpetuo l'infernal dragone, come la Sapienza, che ha fatto in Lei sede, è destinata a vincere le eresie che corrompono anime ed intelletti.
   In quel tempo, che è inevitabile che venga, in cui le tenebre lotteranno con la luce, la bestialità con lo spirito, la satanicità con i superstiti figli di Dio, Babilonia con la Gerusalemme celeste, e le lussurie di Babilonia, le triplici lussurie, strariperanno come acque fetide e incontenibili, infiltrandosi per ogni dove, sin nella Casa di Dio, come già fu e come è detto che dovrà di nuovo essere, in quel tempo di separazione aperta tra i figli di Dio e di Satana, in cui i figli di Dio avranno raggiunto una potenza di spirito sin ora mai raggiunta, e quelli di Satana una potenza di male talmente vasta che nessuna mente può immaginarla quale sarà realmente, verrà la nuova evangelizzazione, la piena nuova evangelizzazione, che per ora ha i primi avversati risvegli.
   Ed essa opererà grandi miracoli di conversione e di perfezione. E grandi conati d'odio satanico, contro il Cristo e la Donna. Ma ambedue non potranno essere raggiunti dai loro nemici. Non sarebbe conveniente né utile che lo fossero. Non si può recare offesa suprema a Dio colpendo i Due a Lui più cari: il Figlio, la Madre, che già, nel loro tempo, tutte le più odiose e dolorose offese subirono, ma che ora, già glorificati da secoli, non potrebbero, senza immediato orrendo castigo divino sugli offensori, venire offesi.
   Per questo, con mezzi nuovi, sarà al giusto modo e momento operata l'estrema evangelizzazione, e coloro che sono ansiosi di Luce e di Vita le avranno, piene, perfette, date con un mezzo noto solo ai due Donatori, da Gesù e Maria. Soltanto chi avrà eletto per sé tenebra e fango, eresia e odio a Dio e a Maria, ossia i già morti prima d'essere morti, gli spiriti putridi, gli spiriti venduti a Satana e ai suoi servi, ossia i precursori dell'Anticristo ed esso stesso, avranno tenebre e fango e tormento e odio eterno, come è giusto che sia, quando Colui che deve venire verrà.
   Gesù, nel suo Corpo glorificato, di una bellezza inconcepibile, è e non è diverso da quale era in Terra. È diverso perché ogni corpo glorificato assume una maestà e una perfezione che nessun mortale, per bello, maestoso e perfetto che sia, può avere; ma non è diverso perché la glorificazione della carne non altera i tratti della persona. Quindi, alla resurrezione dei corpi, colui che era alto sarà alto, colui che era esile sarà esile, colui che era robusto sarà robusto, e il biondo biondo, e il bruno bruno, e così via. Spariranno però le imperfezioni, perché nel Regno di Dio tutto è Bellezza, Purezza, Salute e Vita, così come era stabilito che fosse anche nel Paradiso terrestre, se l'uomo non vi avesse portato peccato, morte e dolori d'ogni specie, dalle malattie agli odi, tra uomo e uomo.
   Il Paradiso terrestre era la figura materiale di quello che sarà il Paradiso celeste abitato dai corpi glorificati. Gli aspetti naturali del Paradiso terrestre saranno anche in quello celeste, ossia nel Regno eterno, ma vi saranno in forma soprannaturalizzata. Così il sole, la luna, le stelle, che erano luci di diversa potenza create da Dio per illuminare la dimora di Adamo, saranno sostituite dal Sole Eterno, dalla vaghissima e purissima Luna, dalle innumerevoli stelle: ossia da Dio Luce che della sua luce veste Maria, alla quale è base la luna e corona le stelle più belle del Cielo; da Maria, la Donna dal nome stellare che per la sua immacolata purezza ha vinto Satana; dai santi che sono le stelle del nuovo cielo, lo splendore di Dio essendo comunicato ai giusti. E il fiume che irrorava il terrestre Paradiso e che — poiché stava a simboleggiare il mezzo con cui l'umanità sarebbe stata irrorata da acque che l'avrebbero detersa dai peccati e resa fertile al nascere e crescere delle virtù e degna di piacere al suo Creatore — aveva quattro braccia, come la Croce dalla quale il fiume del Sangue divino si effuse per lavare, fertilizzare, rendere gradita a Dio l'umanità decaduta, sarà sostituito dal fiume d'acqua viva scaturente dal Trono di Dio e dell'Agnello che scorre nella città di Dio. E l'albero della vita, anch'esso simbolo dell'Albero che avrebbe ridato la vera Vita a quelli che l'avevano perduta: la Croce dalla quale pendette il Frutto Ss. che dà la Vita e venne la Medicina per tutte le malattie dell'io, che possono dare la morte vera, sarà sostituito con gli alberi "di qua e di là del fiume", di cui è detto nell'Apocalisse.
   Spariranno tutte le imperfezioni, ho detto. Gli abitanti della Gerusalemme celeste, ormai giunti alla perfezione, e non più suscettibili a cadute — perché nella Città di Dio, come non possono entrarvi i peccatori ancora impuri, non può entrarvi cosa atta a produrre impurità, abominazione o menzogna — saranno senza imperfezioni di sorta. Il gran seduttore, che potè penetrare nel Paradiso sensibile, non potrà insinuarsi nel Paradiso celeste. Lucifero, già precipitato dal Cielo agli inferi per la sua ribellione, sarà sepolto e reso "nullo" alla fine dei tempi, avanti che venga il nuovo cielo e la nuova terra, perché non possa più agire, nuocere, dare dolore a quanti ormai avranno superato ogni prova e ogni purificazione, e vivranno nel Signore.
   Dunque nessuna imperfezione dello spirito e dell'intelletto sussisterà più. E anche le imperfezioni fisiche, che furono croce e tormento, meritato se venute da vita immonda, o immeritato se venute da eredità dei padri o da ferocia d'uomini, spariranno. I corpi glorificati dei figli di Dio saranno quali sarebbero stati se l'uomo fosse rimasto, in tutto, integro quale Dio l'aveva creato, perfetto nelle tre parti che lo compongono, come perfetto era stato fatto da Dio.
   Gesù, l'Uomo-Dio, perfettissimo perché Dio incarnato, integro perché innocente e santo, senza lesione in alcuna delle parti, che sia menomazione o vergogna, perché le cinque ferite son gemme di gloria e non marchio d'infamia, tanto luminoso, essendo "Luce" come Dio, essendo "Gloriosissimo" come Uomo Ss., da parer bianco nelle carni, vesti e nei capelli, quale divenne sul Tabor, in veste talare, perché "Sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech", ossia per ordinazione direttamente divina, fatto tale dal Padre, con cintura d'oro perché Pontefice in eterno, apparirà a tutti qual era come Uomo, e ognuno lo riconoscerà, e qual è come Gloriosissimo per avere, per obbedienza all'Amore, gustato la morte per dare a tutti la Vita, e i beati giubileranno in vederlo.
  "Io sono il Primo e l'Ultimo".
   Come Dio non ha principio, anche il Verbo di Dio non ha principio. Eppure ha un misterioso principio, che è quello che indica l'ispirato Giovanni all'inizio del suo Vangelo della Luce: "In principio era il Verbo". Questo principio senza principio, senza un'epoca che serva ad indicarlo, dato che per l'Eterno non c'è limite di tempo ma abisso senza fine di eternità, quale è dunque stato? È uno dei misteri che lo stesso Verbo illuminerà alle anime quando saranno nel Regno. Perché tutto sarà illuminato e reso conoscibile a mezzo del Verbo, là, nel suo eterno Regno.
   Ma per gli uomini, a cui la carne e l'esilio rende impossibile la penetrazione dei misteri, e difficile il comprenderli anche nella misura del comprensibile ai viventi in Terra, è da dirsi che questo principio senza principio è da quando Dio è, e, per essere, genera, ed ama ciò che genera, ossia da sempre, perché il primo generato del suo seno fecondo d'ardentissimo e perfettissimo amore è il suo Verbo, come Lui eterno.
   Ai più duri nell'intendere potrebbe dirsi che il primo fiammeggiare della Carità generò il Verbo e produsse la processione dello Spirito Santo. Ma posto che non c'è per chi è Eterno un primo fiammeggiare della Carità, meglio è dire che la perfetta Unità e Trinità di Dio non ha avuto principio nel senso che gli umani vogliono dare a tale parola, e che il mistero, essendo mistero, ci sarà svelato solo quando saremouna sol cosa con Dio, così come il Cristo ha chiesto e ottenuto per noi.
   Prima è inutile cercare di penetrare e conoscere la verità di questo mistero. Il mistico più ardente, il contemplatore più profondo, l'adoratore più verace, per quanto, quasi dimentichi delle loro esigenze d'uomo, s'immergano, s'inabissino, ardano, salgano, si slancino verso quell'Abisso d'altezza che è la Divinità, per conoscere allo scopo di sempre meglio amare, per implorare dall'Oggetto del loro unico amore la verità, la rivelazione di questo mistero onde poterlo spiegare a tanti che, conoscendolo, verrebbero attratti verso l'Amore, mai, finché carne mortale li vesta, non potranno avere la piena conoscenza di questo mistero.
   Bisogna per fede, per pura fede, credere. Credere senza limiti di indagini umane. Accogliere le verità che ci sono proposte senza volersele spiegare. Credere fermamente, semplicemente, totalmente. Più si crede così, e più sottile si fa il velo del mistero, tanto da avere, per tratti, la sensazione spirituale che esso si sia per un attimo squarciato, confermando lo spirito nelle soprannaturali speranze del possesso di Dio, e producendo un più ardente fiammeggiare di carità che, unendoci vieppiù a Dio, favorisce un nuovo rapidissimo rivelarsi del Mistero sublime. Attimi anticipati e relativi della Conoscenza che formerà la nostra beatitudine eterna. Allora conosceremo quanto qui, più o meno relativamente e in proporzione alla nostra vita di identificazione col Cristo, Sapienza, Verità, Conoscenza del Padre, e della nostra unione con la Divinità, abbiamo appena intravisto nella sua Verità.
   Conosceremo Dio. Questo Dio che da sempre è. Conosceremo il Verbo. Questo Verbo che è da sempre e che pure è generato dal Padre senza per ciò avere avuto un momento iniziale di generazione. Questo Verbo "consustanziale al Padre" in Cielo e in Terra, nel suo tempo d'Uomo. Questo Verbo, Una sol cosa col Padre, eppure ben distinto dal Padre nella Persona, che non è una sola con quella del Padre, ma una Persona propria, e Persona divina, non annullata o assente quando il Verbo prese persona umana, ma unita a questa pur rimanendo distinte nel Cristo, come distinte sono nella mirabile Unità Trina, vera testimonianza che nell'uomo, fatto dalla Grazia figlio di Dio o creatura divinizzata, può esservi unione con Dio. Unione perfettissima ed unica nel Verbo fatto Uomo che assunse, rimanendo Dio, carne mortale. Unione relativa, ma non meno vera, nell'uomo che viene elevato da creatura naturale e ragionevole a creatura divinizzata per partecipazione alla vita soprannaturale.
   Ora, per tutto quanto è sopra detto, Gesù Cristo, che verrà al giusto tempo e nel giusto modo, per essere Eterno, è giustamente definito "il Primo e l'Ultimo".
   Primo nell'essere e Primo nell'ammaestrare. Dapprima attraverso la sua Parola di Sapienza parlante ai patriarchi e ai profeti per vie soprannaturali, poscia come Maestro alle turbe di Palestina, indi ancora e nuovamente per vie soprannaturali ai suoi servi e strumenti viventi sulla Terra. E Ultimo nell'ammaestrare, perché nel Cielo, agli spiriti beati, e poscia ai risorti, sarà il Verbo e per il Verbo, per Gesù, che i cittadini dei Cieli avranno l'ultimo, perfetto e completo ammaestramento che renderà cognite tutte le verità, incomprensibili perché "misteri di fede", sulle quali inutilmente si sono affaticati, per conoscerle, dottori, contemplatori e mistici.
   Maestro eterno. Maestro primo ed ultimo. Maestro ancora quando ogni scuola di dottori avrà cessato d'essere. Maestro colmante tutte le lacune rimaste per millenni e secoli sulla conoscenza di Dio, illuminante la profondità del mistero rimasta sempre oscura agli intelletti umani, annullante gli errori d'ogni umana scuola. E come per il suo primo "si faccia", dato da Maestro che sa perfettamente come ogni cosa va fatta perché sia buona, si ebbe il Creato sensibile, così per il suo ultimo "si faccia" si avrà la fine di quanto si corruppe, e che verrà giudicata "buona cosa" che non più sia, e si avrà il nuovo mondo, e tutte le cose saranno stabilite in un modo nuovo e immutabile, secondo il suo Volere di Maestro perfettissimo e di Giudice supremo, al quale il Padre ha deferito ogni potere del Regno di Dio nei Cieli, del Regno di Dio nei cuori, del Giudizio su tutte le creature, angeliche, razionali, o infere, perché tutte, nel Cielo, sulla Terra e negli inferni, adorino, conoscano, sentano che Egli è Colui che è, Re dei re, Signore dei signori, l'Alfa e l'Omega, l'Onnipotente.
   


   evangelizzeranno Maria nel senso di predicheranno Maria, cioè: daranno a Maria il giusto posto nell'evangelizzazione.