MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 777


1 giugno 1953

   «Guardami. Sono ancora più ferito di quando fui l'Ecce Homo. Ogni ferita mi è data, ora, dai Comunisti d'Oltre Cortina e da quelli che sono nelle altre Nazioni, tra le quali è l'Italia, dove, per esservi la Sede della Chiesa Una, Cattolica, Apostolica, Universale da ormai venti secoli, più dovrebbe esservi cristianesimo e fede. Invece! Quanti scomunicati, diabolici, velenosi serpenti non vivono e scorazzano in essa Italia, corrompendo! 
   In questo tempo Io ripatisco in pieno la mia novella Passione, dal Getsemani all'Ora di Nona, e a causa dei comunisti, massoni, e anche, dolore tra i dolori, dei Sacerdoti che ripetono il contegno di Giuda di Keriot. Troppi ormai! 
   Ma verrà ugualmente la mia Risurrezione. Perché l'Inferno non potrà mai trionfare contro e su Dio. E se è legione il numero dei senza Cristo, ancora vi sono anime vittime che riparano, col loro sacrificio, alle demolizioni religiose e morali che i senza Dio compiono, e col loro bacio e carezza d'amore spirituale e ardente cancellano dal mio Volto l'impronta del bacio di Giuda e dal mio Corpo le brutture dei Giudei inferociti, e medicano le mie ferite, asciugano il mio Sangue, ristorano il mio Essere sfinito e addolorato. 
   Tu sei una di queste. Tu, anima vittima da oltre un trentennio, anzi da trentatré anni, quanti vissi Io, mi puoi aiutare, consolare, asciugare, medicare le mie ferite col tuo grande amore, fedeltà, ubbidienza. 
   Ho tanto bisogno di anime vittime. Dovrei averne una legione da contrapporre alle legioni di anime sataniche per essere senza Dio, per essere peccatrici e quindi preda di Satana, che mi riflagellano, mi trafiggono di spine, mi crocifiggono così. 
   Nel Getsemani, avanti la cattura, Io vidi tutto ciò. Ma, per quanto già sapessi i tempi futuri, sempre più demonici, non posso non risoffrire ora gli stessi spasimi. 
   Anima mia crocifissa, vilipesa, schernita, incompresa come Me, amami del tuo amore santo per darmi il balsamo che l'Angelo Consolatore del Getsemani69 mi dette in quella ora cruciale della mia esistenza d'Uomo-Dio. Sii una volta ancora il mio Giovanni, fedele, amante, sincero come il figlio di Zebedeo, l'Apostolo inferiore di grado a Pietro, ma superiore ad esso per perfezione d'amore». 

   Mentre io scrivevo queste parole che G. C. mi diceva, nello stesso tempo dei comunisti strappavano il Crocifisso dalla sala del Seggio posto nell'Istituto delle Dorotee e lo gettavano tra le immondizie. 
   Oh! ha ben ragione G. C. di parlare come parla! E di spronarmi senza tregua perché io preghi per questi senza Dio!!! Seppi di questa sacrilega azione, ripetizione di quella avvenuta giorni fa a Torre del Lago con l'abbattimento della Croce Missionaria, questa sera: 2-6-53, ore 19.