MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 749


13-14-15 novembre 1948

   Ancora S. Pietro. 
   Ma in un luogo solitario, direi secondario delle catacombe. O almeno, se non secondario, nascosto, quasi per celare ancor più e meglio le venerabili spoglie. 
   Un ambiente largo m. 3, o 3,50 x 5 [corretto in 6?] al massimo, poco alto: direi 3 metri circa, con un altare semplicissimo in uno dei lati stretti, nessun graffito o pittura o altro. Unica nota chiara le quattro colonnine di marmo che sorreggono la Mensa eucaristica. La solita porta a fianco dell'altare e vicino a questa un loculo (aperto certo per farmi vedere cosa contiene) con entro la salma incorrotta, ma ridotta ad una pelle simile a scura pergamena stesa sullo scheletro.
   È tanto prosciugato (o essiccato) che le mani raccolte sull'addome, e che nella visione della prima deposizione si intuivano congiunte per il rilievo che appariva sotto il drappo porpureo (vedere visione del 18-9-48), ora, sprofondate nell'incavo di un addome essiccato, non sollevano che impercettibilmente il manto prezioso.
   Il corpo non ha più stesa sotto di esso la sindone bianca, ma un drappo prezioso rosso cupo con simboli e fregi, non so se tessuti o ricamati, colore su colore (c'è poca luce, e non di lampada o altro, ma luce extranaturale per permettermi di vedere in questo ambiente sotterraneo che non riceve luminosità da nessun punto).
   È vestito di bianco e con sopra il manto porpureo messo come ho descritto il 18-9-48. Al collo il pallio. Lo vedo bene ora che il corpo è così scarnificato.
   La testa, congiunta al corpo da un collo ridotto alle vertebre coperte di pelle simile a vecchia pergamena, poggia su un cuscinetto basso coperto di bisso, e spicca con la finezza di una testa scolpita in marmo cipollino (per il colore) sullo sfondo della parete oscura. 
   La fronte appare più alta e convessa di quand'era vivo, perché l'orbita è profondissima e le tempie ridotte a puro osso. Il naso, ossia il setto nasale, sporge affilato come una lama da sotto la lieve copertura della pelle essiccata, un naso ridotto ad uno spessore di pochi millimetri anche nella punta.
   Gli zigomi, piuttosto forti e rilevati nel Simone di Giona ai tempi di Galilea, si disegnano fortemente, e così pure la parte mascellare inferiore, e fra questa e quelli è la buca delle guancie che non esistono più che come strato di pergamena. 
   Il mento appare aguzzo mentre le labbra [si] avvallano, ridotte ad una linea, là dove forse i denti incisivi, per l'età, non erano più a sostenere le labbra.
   Non vedo altri loculi. E non c'è neppure l'altra uscita in fondo all'ambiente e di fronte all'altare. Non so dove sono, vedendo solo quanto è sotterra. 
      Tutte le volte che mi viene mostrato questo, mi viene detto dal Signore: «E così non potrai dire di più». Infatti! Non vedendo nessun punto di riferimento sulla superficie terrestre, non posso dire di più.