MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNETTI CAPITOLO 769


16 giugno 1950

   Festa del S. Cuore. 
   (ricopio per ordine avuto il 12-6-53. Solo oggi [19-6-53] ritrovo il foglio in questione e trascrivo). 
   Mi appare Gesù nella gloria del Cielo. Il Gesù glorioso, imponente, vero Re dei re e Signore dei signori, come fu dopo la sua Risurrezione e Ascensione. Scosta con le Mani bellissime il manto regale, fermato al sommo del Petto da un aureo cesello e ricadente molto oltre i piedi, formando un ampio strascico oltre la veste, lunghissima tanto da coprire totalmente i suoi piedi. 
   Lo ammiro, notando a quale perfettissima, anche in potenza di forme, armonia fisica e potenza regale e divina Egli è giunto dopo aver tutto compiuto sulla Terra. 
   Dal manto scostato appare il suo Ss. cuore, vero Cuore, ma anche vera fiamma o fuoco di un fulgore insostenibile. Da esso scende un fulgidissimo raggio a cono, che sempre più si allarga più s'avvicina alla Terra. Anche dalle Mani trafitte scendono raggi uguali, e così, da sotto la veste, certo dai Piedi trafitti. Cinque lame di fuochi ardentissimi, di una luce sfolgorante, che scendono sulla Terra. 
   L'aspetto di Gesù, che volta le spalle ad oriente e guarda verso occidente, è severo ma non irato. Anzi quando si volge a parlarmi è dolce, poi, man mano che parla, diviene il terribile Rex tremendae majestatis, il Gesù punitore dei mercanti e strozzini del Tempio, degli ingiusti Farisei e Scribi. 
   Mi dice
   «Ecco, la Carità infinita, che è il mio Attributo, aveva, da questo Cuore Misericordioso, tratto un nuovo dono d'infinita Misericordia, di divina Misericordia per gli uomini: l'Opera. Essa doveva servire a fortificare negli spiriti le tre Virtù Teologali e le quattro Virtù Cardinali, a dare il mio Amore, l'esatta misura dell'estensione di esso a coloro che stanno per essere travolti dall'odio di Satana, dall'Anticristo e dai suoi servi. 
   E l'avevo dato in tempo, prima della scadenza tremenda, perché fosse diffuso, manna e medicina alle moltitudini perché non muoiano, fatti senza fede dagli eventi, maledicendo Dio o negandone l'Essere, perché, diranno, se ci fosse non permetterebbe queste cose, Lui, che ci dissero che tutto può. L'avevo data in tempo, chiedendo ai miei Servi primi, i Sacerdoti, che sono pastori d'anime, la ben piccola, facile, giusta, meritoria fatica di concederne la pubblicazione, fatica minuscola rispetto al mio grandissimo Dono e alla tua grandissima fatica, compiuta nelle tue condizioni fisiche e morali. L'avevo data in tempo, Io che sono la Sapienza e tutto so, che sono Carità e tutto faccio per amore, che sono Onniveggenza e so l'ora giusta per ogni evento o manifestazione. Ho parlato in tutti i modi, con le preghiere, con le profezie già compiute, con rimproveri anche, ai Pastori non pastori che, stoltamente sicuri del loro benessere, non hanno visceri di Pastori per i loro agnelli. 
   Hanno irriso, deriso, calpestato il mio Volere d'amore. Hanno afflitto, condannato ad una lunga passione i miei servi. Hanno agito secondo il loro volere, per partito preso, non suffragato dalla benché minima ragione di agire come agiscono, privando le anime del mio dono. 
   Che aspettano? Che una rovina mondiale permetta loro di dire, per giustificarsi della loro mala azione: "Data l'ora particolare che sconvolge il mondo, siamo impossibilitati a concedere, come gli altri lo sarebbero, a stampare"? No. Quella ragione non è valida. Perché sono tre anni che Io ho terminato e ho chiesto che facessero sì che molti potessero tornare a Me per quelle Parole di Vita. E sono tre anni che loro si oppongono a ciò.       
   Si oppongono agendo come agiscono, privando le anime dall'aver conforto nelle ore che incombono. Se in un molto prossimo domani l'Umanità venisse travolta in un nuovo turbine di ferocia, rispetto al quale l'ultimo del 40-45 sarebbe stato un nulla, nel vostro perire fra angosce d'inferno non avreste, poveri figli miei, e per colpa di coloro che hanno contravvenuto al mio Volere, impedendo la pubblicazione e diffusione dell'Opera, non avreste il conforto di quelle parole, atte a non farvi morire disperati. Ed Io, dai Cieli, maledirò costoro che si arrogarono il diritto di privarvi di quel dono che Io avevo dato per suprema luce e conforto nell'ora tremenda. 
   Io maledico! Perché mi si impedisce, e proprio da parte di uomini miei servi, di essere il Re dei re e il Signore dei signori anche in Terra come lo sono in Cielo, il Re Universale ed Eterno, padrone di beneficare i suoi sudditi, il Pastore dei pastori fra il mio gregge assalito da tanti nemici materiali, morali e spirituali, ai quali ogni libertà è concessa, anche quella di usare i mezzi di natura per farne armi micidiali di distruzione, non solo della Creazione di Dio, ma anche della fede nell'Onnipotenza e Bontà di Dio. Armi contro le quali, con le stesse bugiarde scuse addotte dai miei nemici di Palestina per giustificare, per tentare di giustificare le loro azioni verso di Me le armi usate dai farisei, scribi, sadducei, erodiani, tutti falsi servi di Dio, bugiardi credenti perché non unirono gli atti giusti alle parole, simoniaci che, davanti all'oro e al potere, e per essi, calpestarono la giustizia fra l'utile umano e sovrumano scelgono il primo per averne il bene umano. E ne hanno male, invece, e ne avranno, in Terra e in Cielo. Perché essi non alzano la loro voce di uomini liberi, di uomini di verace, buona volontà, per dire, costasse anche il capo, "Non licet" contro il più grande delitto verso l'Umanità, così come il mio eroico Precursore osò urlare al suo re terreno? 
   Io maledico! Tutti questi maledico e maledirò se non si pentono, se non riparano al loro atto ingiusto. Questi cocciuti di dura cervice, di collo duro che non si piega sotto il giogo santo del mio Volere di Dio. Questi duri di cuore che non hanno pietà di te, né delle turbe bisognose del Pane della mia Parola. Questi che non sanno dire ai potenti d'ogni razza e nazione: "Basta di odio e di stragi, e di ingiuste azioni! Perché Dio, quel Dio che voi dite d'amare, ma, in verità, o non lo fate o lo fate molto imperfettamente, predica l'amore e non l'odio. Perché Dio, quel Dio che negate nelle sue opere di misericordia, sapienza, carità, e che perseguitate, perseguitando coloro che, da Me scelti per miei strumenti, opprimete opprimendoli anche nella libertà di spirito, già scaglia su di voi", [sic] 
   Vedi, o Maria, queste spade fiammeggianti che escono dalle ferite che l'amore per gli uomini aprì in Me, Uomo-Dio, Salvatore e Redentore? Sono Misericordia. Ma solo per i buoni. Per te. Per quelli che, come te, sono veri figli del Padre Dio. 
   Ma sono anche spada a due tagli, come quella di cui parla il mio diletto apostolo Giovanni, l'Aquila, l'Amore nel complesso apostolico, nella sua Apocalisse1. Sono spade che tagliano, fulmini che colpiscono chi ha suscitato il mio divino corruccio. E Io, costoro, li maledico e respingo da Me. 
   E la mia maledizione è sferza che percuote, e quel segno mai più si cancella, i mercanti e barattieri, i falsi dottori del Tempio nuovo, falsi perché hanno i segni esteriori, quelli soli, dell'essere miei servi, ma non hanno il segno spirituale di essere i miei servi; quel segno che è luce che illumina a vedere il vero, sapienza a distinguere con vera giustizia, carità che è dare ciò che è bene alle anime, giustizia senza la quale la santità cade. 
   È sferza spirituale, ma non meno giusta e vera, pari a quella con cui percossi, una e una volta, i mercanti e barattieri del Tempio antico, e sferza di parole con cui colpii e abbattei i falsi sacerdoti del Tempio sul Moria, poi caduto come essi per castigo divino. 
   Perché lo zelo per la Casa del Padre mio ed è Casa del Padre l'assemblea di tutti i fedeli cristiani, figli adottivi di Dio, rinati, per il mio sacrificio, a questo grado di adozione e alla Grazia, figli sbigottiti, oppressi, che voi, come ben previdi, e come predicai ai miei primi Sacerdoti di non fare, non confortate, non nutrite, non guidate con quanto vi ho dato a questo scopo e, peggio ancora, impedite a Me di farlo con quelle pagine di Vita vera lo zelo, dicevo, per la Casa del Padre, dei suoi figli d'adozione e fratelli miei per il sangue umano, che voi cooperate a trarre in sconforto e dubbio sulla veridicità del dono e sulla misericordia mia, mi infiamma di sdegno e consuma la mia Pazienza.
   Guai a voi, servi ribelli! Pace a voi, miei fidi agnelli!
   Ecco quel Cuore che attende il vostro ravvedersi per perdonarvi! Ma che più ancora versa i suoi fiumi di pace su coloro che voi fate schiavi del vostro ingiusto prepotere, povero, transitorio prepotere che in un attimo può divenire cenere, polvere, nulla! 
   Sappiate che essi, i vostri oppressi, sono in Me più di voi con le vostre potenze e grandezze di labile durata, e patiscono con Me, come Io sono in loro e patisco in loro. Essi meritano perciò, al termine della loro esistenza fedele, tutto il gaudio del Cielo, e lo avranno, per mitigare quanto faceste loro soffrire in Terra e dimenticare, in una beatitudine senza fine e senza limite, tutto il dolore che ebbero per averli, voi, moralmente e spiritualmente tenuti prigionieri per tanto tempo, sempre timorosi di altre più azioni vostre, crudeli e ingiuste, su loro che meritavano ogni onore». 
   Gesù richiude, dopo qualche minuto dalla cessazione del suo parlare, il suo manto e scompare. Ma per altri dieci giorni, ossia sino allo scoppio della guerra in Corea, mi si mostra così, senza parlare ma afflittissimo, pur nella sua sfolgorante bellezza.  


     1 Ap 2, 12