MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNETTI CAPITOLO 761


25 febbraio 1949

   Dice Gesù
   «Ti ho detto molte e molte volte che ogni dono di Dio è mezzo per provare lo spirito dell'uomo. Di ogni uomo. E qualunque dono. Ma più di ogni altro è mezzo il dono spirituale straordinario. 
   Perché il Signore è misericorde ed è giusto. E in ogni dono di Dio due sono i moventi che creano quel dono: il palpito della misericordia verso le anime che, sentendosi maggiormente amate da Dio, possono per quel dono amare di più, e quindi santificarsi sempre più perché l'amore è santità; il fuoco della giustizia che pone nel crogiolo l'anima beneficata e ne saggia la purezza dello spirituale metallo. Se l'anima ha elementi impuri ed è amalgama di metalli più o meno bassi, il fuoco della prova svela la vera natura del suo spirito. 
   Quando un'anima vedendosi beneficata diviene superba al punto da credersi o necessaria a Dio, o che Dio sia in obbligo da beneficarla in ogni cosa perché l'ha beneficata in una ed essa ha accettato il benefizio con boriosa degnazione, o peggio quando giunge a credere che essa può dettare a Dio le vie da seguire essendo essa più sapiente, giusta, illuminata di Dio, oppure quando un'anima, gonfia del suo lievito che le viene o per le materiali vittorie nella vita e nel mondo, o per la carica che ricopre, fa resistenza al mio volere, si oppone alla giustizia e la calpesta, uccide nel suo cuore la carità verso Dio e prossimo, e nonostante ogni mia ispirazione, e nonostante ogni tentativo da parte di giusti di farla recedere, con ostinazione rimane nel suo pensiero ingiusto, allora Io l'abbandono. 
   E sai cosa vuoi dire l'abbandono mio? Vuoi dire precipitare nei peccati che non sono perdonati. Dio è lento nel giungere a questa orribile misura. Ma vi giunge. 
   Dopo avere con tutti i mezzi dolci o amari cercato di toccare il cuore ostinato nell'offendermi,         dopo aver inutilmente parlato e fatto parlare a quello spirito cocciuto, Dio si ritrae. Non forza. Lascia liberi di agire. E anche però non perdona sinché l'anima, come liberamente peccò contro l'Amore e si mise sulla via della perdizione, uscì dall'ordine ed entrò nel disordine perché è ordine l'ubbidienza dell'uomo a Dio, la fedeltà all'amore e alla giustizia, e disordine la disubbidienza, l'idolatrico amore al proprio giudizio così liberamente non si pente del suo peccato e torna nell'amore e nella giustizia verso Dio e prossimo. 
   Questo è il metodo di Dio. Né mai cambiò da quando pose a prova il primo Uomo. E mai muterà sinché l'ultimo uomo sarà sulla Terra con i suoi obblighi di suddito e figlio verso il suo Signore e Padre. Così fu fatto con Adamo da Dio-Giustizia. Così fu fatto con Giuda di Keriot da DioMisericordia. Perché così va fatto. 
   Il dono dell'opera fu prova proposta a te prima d'ogni altra creatura, poi a Romualdo, poi a tutto l'Ordine, infine alla Chiesa docente. Ognuno rispose nella misura della sua capacità e [del suo] amore. 
   Di questi quattro provati uno solo: tu, superasti con perfezione la prova. 
   Il secondo peccò venialmente di disubbidienza ai miei decreti. Il fumo di essere il Padre del portavoce lo fece lievemente ebbro. Ma poiché peccò di disubbidienza nell'intento di salvare delle anime, la sua colpa fu da Me compatita e il suo soffrire per le conseguenze di essa fu il suo purgatorio da essa. 
   Il terzo: l'Ordine, peccò di [mancanza di] giustizia all'inizio e poscia di altre cose: [mancanza di] carità, invidia e soprattutto di tiepidezza nel servire Dio in questo caso. Si trasse in disparte. Non mostrò agli altri ed ultimi provati che ti protegge col suo amore. 
   Romualdo, Corrado e pochi, troppo pochi altri non sono "l'Ordine". L'Ordine è il Capo e gli immediati suoi collaboratori. 
   Ha costui, hanno costoro fatto tutto quanto dovevano per ottenere ciò che Io volevo? No. (E per questo parlai in quel modo il 6 gennaio 1949). In verità no. Per tema di apparire stolti, e ciò prova ottusità del loro spirito e boria umana perché se avessero avuto spirito pronto avrebbero riconosciuto l'Autore dell'opera, il vero Autore, e se avessero avuto umiltà, e quindi giustizia, non si sarebbero stupiti, non avrebbero mal giudicato che Dio eleggesse un nulla a suo strumento in luogo di un "grande" dei loro, e non ti avrebbero giudicata come ti hanno giudicata per tema di apparire stolti sono stati inerti e nell'ombra, o operanti non bene nell'ombra, in attesa che il giudizio del Tribunale della Chiesa fosse dato per adeguareservilmente le loro parole a quelle di quel Tribunale, fossero giuste o ingiuste, e i loro atti al loro io. 
   E l'Ordine che, in molti suoi membri, crede d'aver definito questa crucciosa vicenda, mai come ora è alla prova, alla prova ad esso proposta da Dio. Prova che si risolverà col mio giudizio sull'Ordine, colmio traboccare di misericordia e aiuti su esso, o col mio ritrarmi da esso lasciandolo al suo destino. Con dolore.        
   È l'Ordine di mia Madre e lo vorrei glorioso e perfetto. Ha avuto a fondatore sette di spirito giusto. Unico ordine che ebbe sette fondatori. Sette, numero sacro che ricorda il luminoso candelabro del Tempio, che ricorda i divini doni dello Spirito Santo, debellatori, là dove son vivi che ricevere è nulla se vivo poi non si mantiene il dono dei vizi capitali.
È prossimo il 20° centenario dell'Assunzione al Cielo della loro Regina. Quest'opera, se è esaltazione mia, pure esaltazione di Maria. E dico anzi che è specialmente esaltazione di Maria, da Me voluta perché il mondo la conosca in preparazione alla sua venti [volte] secolare instaurazione nel Regno di cui è Regina.
   Io ero nei Vangeli già sufficientemente descritto, in un minimo capace a bastare alla salvezza dei cuori. Maria era poco nota; la sua figura era appena disegnata con linee incomplete che troppo di Lei lasciavano in ombra. Ecco: Io ve l'ho svelata. Ed Io te l'ho data questa perfetta storia di mia Madre, o Ordine che ti fregi del nome di Maria. 
   Perché dunque stai inerte e dormi? È l'ora della tua prova. Perché il tuo Capo non interviene? È la sua ora. E come Capo ne ha il dovere. Perché è gloria dell'Ordine questa. Perché è tutela dei suoi figli questa. Perché qui si agisce per coprire di ridicolo e menzogna l'Ordine. E il Capo non lo deve permettere. Vada e faccia. Insista. Converta. Che il portavoce sia una minima nell'Ordine non ha valore per giustificare l'inerzia. Si faccia per lei ciò che si farebbe per un grande dell'Ordine che fosse ingiustamente condannato in proprio e nel suo lavoro. 
   Questo è da farsi ora. E null'altro. Null'altro. Non tentativi oscuri. Non ribellioni stolte che porterebbero a maggiori sanzioni, specie per la più innocente di tutti, per Maria, il mio strumento. Non sciocchi ottimismisulla fedeltà degli amici, sul loro silenzio e così via. Pensate che Io fui spiato e tradito da Giuda, e che in ogni società che si unisce per agire c'è sempre almeno uno che o per malanimo, o per lucro, o per stoltezza tradisce. 
   Questo e non altro. 
   Prima si muovono tutte le forze religiose e laiche per ottenere giustizia. Se si negano udienze ai Religiosima in verità non sarebbe negata udienza al Superiore Generale di un Ordine si mandino i laici. 
   Si faccia riflettere che non si può tacere a coloro che domandano che l'opera è stata imprigionata, non si può tacere con tutti coloro che attendevano con ansia la pubblicazione perché la conoscono già e non si può mettere su tante labbra il sigillo che un tribunale, che Io non ho istituito, ha messo sulle labbra di pochi religiosi. E che per ogni bocca che parlerà sorgeranno altre dieci, cento, mille bocche che parleranno giudicando l'operato di questo tribunale. E fra questi cento e mille ve ne saranno di quelli che sono i nemici della Chiesa e che si serviranno di questa conoscenza per accusare la Chiesa dei metodi dittatoriali di oppressione della libertà di servire il Signore che la Chiesa rimprovera ad essi nemici. 
   Questo si faccia riflettere. E si faccia riflettere che la Chiesa non è sicura neppure in Italia Io, Dio, ve lo dico e non ha bisogno di certe propagande per essere scardinata da molte coscienze di italiani. 
   L'ingiustizia provoca onde di sdegno contro gli ingiusti. E la calunnia solleva marosi di più fiere calunnie contro i calunniatori. Qui fu ingiusta la denunzia, e fu calunnia, e fu negazione del vero la conclusione. 
   E altro non dico sull'ultimo dei quattro messi alla prova col dono dell'opera perché ho già detto i giorni passati e i mesi passati sono molti mesi che parlo su ciò e perché per essa Chiesa è venuto il momento in cui, dopo aver tutto tentato per convertirla alla volontà del suo Dio che è giustizia e amore, Io mi ritiro e li lascio liberi di agire, ma già giudicandoli, né si muterà il mio giudizio se essi non mutano rientrando nella giustizia e carità nel giudicare e nell'agire verso il mio dono e il mio strumento».