MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 734


29 luglio 1948

   Le anime amanti e i cigni. Dice Gesù, e mi consola: 
   «Hai mai visto i cigni su un limpido specchio d'acqua? Vanno, e pare che neppure la turbino nel solcarla tanto è pacifico il loro andare. Non vogliono però che acque pulite, perché la loro bella piuma non si insozzi. Vanno e sembra cerchino le zone baciate dal sole a preferenza di tutte le altre. Là giunti, si fermano. Sono immobili come sculture posate su uno specchio verdazzurro. Sembra che contemplino la bellezza del firmamento che si rispecchia nell'acqua o che si empiano la piuma di sole per farla più candida e forte. 
   Ma non c'è solo la contemplazione e l'amore, per il firmamento e per il sole, per i candidi cigni. Anche la fame ha i suoi stimoli e li spinge a cercare cibo, perché è della creatura il doversi nutrire per vivere. Immergono allora il becco e il lungo collo entro l'acque e frugano nel fondo melmoso, afferrano la preda e fuggono per sfuggire all'acqua che si intorbida per la ricerca del cibo. Vanno in cerca di nuove zone limpide e solari dove contemplare firmamento e sole, e prima di andarvi si sciacquano il becco e il capo perché fango non resti a velare la pupilla e a lasciar sapore di fango, sul palato. 
   Così fanno e poi, quando il misterioso appello dell'istinto li chiama ad altri paesi, aprono le grandi ali, si sollevano nell'aria e puntano diritto verso la meta. Talora l'insidia li colpisce per via, ma se la violenza non li abbatte alla meta essi vanno. 
   Anche le anime amanti sono come i cigni. 
   Navigano sulle limpide e placide acque dell'amore, e vanno pacifiche perché chi è con Dio è in pace. Vanno e sempre cercano di porsi sotto il diretto raggio del loro Sole che li fortifica. Non contemplano che il Cielo e quello vedono riflesso anche sulle cose di quaggiù, perché il loro amore fa vedere il loro Dio in ogni cosa e creatura. 
   Non vogliono acque melmose, sfuggono gli intrichi di liane dove s'annidano animali lubrici (sensualità). Ma sono ancor creature e devono mordere ancora il fango per nutrire il fango (la carne) e talora può loro accadere di mordere a cibi troppo fangosi o nutrirsi troppo. Ma se anche l'umanità li obbliga a tuffare il capo nel fondo melmoso (contatti col prossimo, contrasti, affetti, inimicizie) perdendo per qualche istante di vista il Cielo, se il fango intorbida la loro vista e così par loro offuscato il Sole, se l'acre sapore del fango resta sul palato ed eccita improvvisi appetiti strani, o reazioni di nausea, non si sconfidano. Imitano il cigno. Si sciacquano dal fango, si purificano, cercano nuove acque limpide, cercano nuovamente il loro Sole. Sopportano l'umanità propria e altrui nei suoi inevitabili lacci e veli. E poi? Oh! e poi pacifici e mondi si fissano di nuovo nella contemplazione del Cielo sotto il raggio del loro bel Sole. 
   E quando il misterioso appello dei Cieli chiama il loro spirito alla perfetta pace, si staccano da tutto che Dio non sia e aprono le ali salendo. E se l'insidia di chi li ha a noia, perché la loro esistenza è richiamo e rimprovero, potenti anche se muti, a quelli che son carne, sangue, ventre, fango, tenebre e sordità, li colpisce con la rete o con l'arma per rallentarne il volo, sono più fortunati dei cigni. Perché Io li raccolgo e li medico, li libero perché mi servano, mi diano gioia, mi amino ancora... 
   Oh! i bianchi cigni, le bianche anime amanti, sparse a farmi gradevole questo mondo dove è troppo fermento di fangosa, velenosa, putente umanità, anzi: animalità, come li amo, come li cerco, come li benedico! 
   Non si sconfidino se l'umanità li costringe ancora a mordere il fango per il fango, a sentire il sapore della melma sulle labbra che sanno il sapore del mio bacio. Sopportino e si sopportino. Pensino che Io ho detto che ciò che entra dalla bocca non contamina l'uomo, ma è quel che è nel cuore che lo contamina36. E nel loro cuore non può entrare contaminazione perché pieno è il loro cuore di Me. Sarà un rigurgito, sarà una nausea, sarà un tossico... La Terra è luogo di pena, esilio e veleno. Ma le acque dell'amore coprono il fondo melmoso e detergono. 
   Bevete le mie acque, dolci cigni dell'amore, e non temete. 
   E se l'odio vi uccide, non perite voi, là al suolo, come i cigni colpiti dai cacciatori. Ma anzi più rapido si fa il vostro venire là dove il misterioso appello dei Cieli vi chiama. Più rapido e assoluto. E dalle acque dell'amore, placide e limpide, che vi rispecchiano il Cielo, dal bacio del raggio divino passate alle acque dei fiumi eterni, all'abbraccio dell'eterno Sole, né più violenza d'uomini vi impedirà la contemplazione e il venire, né umanità intorbiderà visione e darà nausea più. 
   Sopporta. Questo fango ti farà sentire più dolce il sapore di quel convito eterno in cui chi amò si sposa all'amore e siede con lo Sposo, né tempo né odio lo separano da Lui.
   Sopporta, sopporta!».