MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 721


29 marzo 1948

   II Signore mi dice di descrivere il mio Venerdì Santo 1948. 
   Ubbidisco... sebbene con riluttanza, perché alzare i veli su certi segreti dell'anima, fra l'anima e Dio, mi costa sempre moltissimo e senza ordine di Dio non lo farei... 
   Ero spettatrice dolorosamente attenta degli atti di Cristo e di tutti quelli che erano, amici o nemici, intorno a Lui dalla domenica di Passione. Per quanto io non abbia riguardato, neppure per una parola, quanto ho descritto e scritto nell'Opera, perché gli scritti della Passione sono a Roma, pure ogni avvenimento mi si è ripresentato nei più minuti particolari. L'arrivo a Betania,... gli incontri con le discepole e coi farisei più o meno amici o nemici,... gli atti di Giuda Iscariota... tutto, eccettuata l'infame vendita del Cristo, nella casa di Caifa, extra mura... E la cena di Betania... e l'addio a Lazzaro, la partenza per Gerusalemme... l'entrata trionfale... Tutto insomma. 
   Luci e tenebre. Giubilo e pianto. Sì. Ho gioito e ho pianto a seconda delle azioni che vedevo. E nessuno di chi mi vedeva capiva il perché delle mie lacrime... e tutto veniva attribuito ai dolori fortissimi del mio corpo... No. Essi ci sono anche ora, più forti anzi, perché ho chiesto di soffrire atrocemente per offrire questo martirio acciò le forze del Male non prevalgano in Italia, e Chiesa e Fede non siano conculcate materialmente. Ma non piango. 
   Ho pianto per i dolori di Cristo. Questo sì. Pianto come non ho mai pianto sinora perché, certo per un dono suo, quest'anno li ho compresi, direi: gustati, con una intensità mai avuta sin qui. 
Dalla sera del Giovedì: la Cena, gli ultimi discorsi, il Getsemani, il bacio di Giuda, la cattura, l'aula del Sinedrio, il ludibrio per le vie di Gerusalemme, il Pretorio, la reggia di Erode, di nuovo il Pretorio, la flagellazione, coronazione, condanna... fui straziata con Lui e per Lui e per sua Madre. 
   Ma dalle 11 (ora solare) ossia quando si iniziò la via del Calvario fu uno strazio tale che piansi forte, singhiozzando, con un dolore spirituale che mi frangeva il cuore. 
   E poi... ebbi paura. Sì, per la prima volta ho avuto paura di un dono di Dio, tutto per me. Perché il Martire Divino mi ha dato di patire il dolore dei chiodi nelle mani e nei piedi. Ed ebbi paura che oltre al dolore mi lasciasse il segno, contrariamente alla mia preghiera di molti lustri: "Fammi patire i tuoi dolori ma non darmi segni visibili di essi, perché sono indegna di portare i tuoi segni". Sentendo quello spasimo del chiodo penetrante fra carne e ossa ho avuto paura del segno. Ma Gesù fu buono. Mi dette il dolore: atroce, per tutto il pomeriggio di venerdì, ma non segnò la carne. 
   E ho continuato a compassionare, potendo, Gesù Crocifisso, Gesù Morto, la Madre ai piedi della Croce, al Sepolcro, al Cenacolo. Ho sentito i lamenti, gli affanni del Cristo, i singhiozzi e le parole di Maria, quel suo, insostenibile ad assistervi, dolore di Madre... Così sino all'alba di Domenica. Perché per tutto il sabato fui assorta e straziata dal dolore di Maria, così come i giorni precedenti lo ero stata dei complessi dolori di Gesù. 
   E questo è stato il mio tempo di Passione e specie il Venerdì Santo 1948. 
   Ho ubbidito. Ho scritto. Dio sa certo il perché ha imposto al suo piccolo Giovanni questa narrazione. Io non indago. 
   Sono contenta d'aver sofferto, anche materialmente, i suoi dolori. Più contenta perché li ho sofferti senza che alcun segno li rivelasse alla gente. E sarei contentissima se quei dolori, e i miei abituali, così acuti dal 13 febbraio in poi, servissero a ottenere divina Vittoria sul Male che vuole, in mille modi, tormentare la Chiesa di Gesù nel suo Capo e nei suoi Pastori ed Agnelli fedeli e corrompere la nostra Italia.