MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 728


9 giugno 1948

   Ieri ebbi sempre sensibile al mio spirito la vicinanza del soprannaturale. 
   Sentivo in me quel precipitare delle onde dell'amore che ormai così bene conosco sin dal primo lambire di esse. 
   Sentivo che tutto l'amore, tutto il Cielo perciò, perché per noi viventi il Cielo che possiamo gustare mentre siamo ancora nel purgatorio della separazione è l'amore, è la venuta, l'unione, la fusione, l'annullarsi di noi nell'amore che ci possiede, l'elevarci ad altezze non misurabili, l'arderci in ardori che se non venissero da Dio, e perciò venienti in un con un dono di forza che ci permette di sopportarli, che l'Amore fa a noi. [sic] 
   È una sensazione così difficile a dirsi, e dirsi bene. 
   Siamo come attirati da un grido che ci chiama, da una forza che ci aspira, ed è già gioia indicibile questo preliminare, questo prologo dell'incontro della creatura col soprannaturale. 
   Ci sentiamo già sulle soglie di quel misterioso, dolcissimo mondo ultraterreno che ci smemora di questo quando ci accoglie. 
   Lucido, cosciente prologo dell'abbraccio della creatura terrena con la Creatura celeste o con la Divinità Ss. che ci vuole dare un'ora di Cielo. 
   Si fanno le ordinarie occupazioni, e agli astanti nulla dimostra che noi si sia già così lontani dalla sfera umana, già circondati e raccolti da atmosfera non terrena, e raccolti sotto la tenda dell'amore che ci fa intorno un cerchio di fiamme che isola da rumori e distrazioni il nostro spirito adorante. 
   Io sentivo tutto questo. 
   Presentivo quella gioia del vedere e gustare il soprannaturale che conosce così bene, ormai, l'anima mia e ne trasale di gioia preliminare, raccogliendosi in un'attesa non forzata da Dio e non forzante Dio, soprattutto, perché l'anima è già quieta, paga, sarebbe paga già di questa gioia preliminare e non chiederebbe di più. È come la Madonna quando attendeva la nascita di Gesù: era quieta, paga, senza fretta egoista di stringerselo fra le braccia... sapeva che sarebbe venuto quel momento e non c'era che da attendere, e amare, durante l'attesa, attendere, abbandonandosi a Dio nell'attesa, sicura che all'ora segnata da Dio, nel luogo e nelle circostanze che Dio aveva volute, Gesù sarebbe venuto alla luce e tutto sarebbe stato gaudio senza limite. 
   È proprio così! Non sappiamo quando sarà l'incontro. Ma sappiamo che sarà. 
   E con una grande letizia in cuore si fanno tutte le cosette materiali della giornata, si scrive, si lavora, si legge, si parla coi visitatori, si mangia... ma sembra che sia un corpo preso a prestito quello che fa tutte queste cose, tanto il nostro io morale e spirituale sono estranei al fare del corpo, già in ginocchio sotto le onde d'amore sempre più forti che ci sommergono. 
   Come tutto il sensibile è lontano! Il soprasensibile invece è su noi, ci circonda, naufraghiamo in esso. Dolce naufragio che non è morte, ma vitalità potenziata a forze sovraumane, virilità - mi si perdoni il vocabolo se detto da me, donna - virilità dello spirito che raggiunge in quei momenti una maturità sapiente, un accrescimento di spiritualità e di capacità d'amare, e di gioia, oh! quanta gioia!... 
   Tutto questo ieri per ore e ore. 
   Poi all'improvviso non fu più "chiamata", ma "incontro" col soprannaturale.    
   E il soprannaturale era ancora una volta Maria Ss. La mia Madonna di Fatima. 
   Ma così bella, così bella, così vicina, così... come dire? così concedentesi al mio amore, e così concedente il suo amore che non ho saputo,potuto padroneggiare me stessa, e felici lacrime tratte dal gaudio sovrabbondante di ieri sera sono sgorgate a temperare l'ardore e a dare sollievo alla dolce sofferenza dell'amore. 
   E non sono state capite da Marta che, uscita poco prima per un'incombenza, rientrando mi trovò col volto lavato di pianto, per lei inspiegabile. 
   Dopo... ha capito. Ha capito perché ha visto che io diventavo più bianca del marmo, sin nelle labbra, disse poi Marta, gelata e lontana da tutto e da tutti, disse sempre Marta. 
   Ma io non ero lontana da tutti, pur essendo separata da tutti, presa come ero nel vortice dell'amore contemplativo. E avrei voluto, per tre volte, chiamare Marta, stringere le sue mani come per un ultimo addio, perché proprio sentivo, e non spiritualmente soltanto, il mio cuore sulle soglie della sua fine di cuore. Avevo, ad ogni più vivo concedersi di Maria, di comunicarsi di Maria Ss. a me, la sensazione materiale del mio cuore che mi si sollevasse nel petto per uscirne fuori dilatato, non da sofferenza o per alterazione di battito, ma perché troppo forte era il comunicarsi a me dell'amor di Maria e della mia rispondenza d'amore. 
   Avrei voluto chiedere alla Madonna se questo era la comunione d'amore con Lei che una grande anima mia testimone desidera che io le spieghi. Ma non si può chiedere in quei momenti. Non si sa che amare... 
   Ho avuto proprio la sensazione che la mia anima lasciasse il mio corpo e si gettasse fra le braccia di Maria. Per tre volte. Quante Ella si donò a me invitandomi ad andare a Lei senza misura di venerabondo ritegno. 
   La Madonna era in fondo al mio letto, a destra, alta da terra non più di mezzo metro, separata dal suolo dalla sua nuvola luminosa che fa sempre da appoggio ai suoi piedi piccoli, bellissimi, di giovinetta eterna. 
   La sua veste semplice e regale splendeva come petalo di giglio appena sbocciato e asperso di rugiada che il sole percuota, e il manto, di stoffa più rigida e pesante, e anche più tendente al color latteo, mentre la veste era come perlacea nel suo candore purissimo, era solenne più di un manto ponteficale. 
   Il volto era serenamente pensoso, fuorché quando splendeva nell'invito d'amore, o si faceva dolcemente mesto mentre un profondo sospiro le gonfiava il petto. 
   Come era bella! 
   Quando furono calmate le più ardenti effusioni d'amore, pensai di ringraziarla e onorarla con un nuovo rosario. Il secondo della giornata. Ed essendo ormai prossima la mezzanotte di martedì pensai di dire i misteri gloriosi. Era così gloriosa nella sua amorosa e dolce bellezza! 
   Ma Maria Ss., alzando verso il cielo lo sguardo e aprendo le mani prima congiunte e poi riunendole come avesse abbracciato, raccolto qualcosa e indi alzandole verso il cielo come per offrire, poi abbassando lo sguardo di nuovo, guardandomi con un lucore di pianto negli occhi e un gran sospiro d'affanno nel petto, mi disse: «No. Non i gloriosi. I dolorosi ancora. Perché hanno colpito oggi il sepolcro di mio Figlio. Lo uccidono ancora una volta colpendo i suoi fratelli». E il suo volto divenne tristissimo. 
   Dissi i misteri dolorosi. E rividi mistero per mistero, meno che per il primo, le scene atroci della flagellazione, coronazione, via dolorosa, crocefissione e morte... 
   Era troppo per la creatura già spossata dall'amore, e dalla quale cominciava a ritirarsi la forza soprannaturale concessa da Dio per l'ora d'estasi. 
   Mi abbandonai sui guanciali esausta finendo così le litanie lauretane. 
   E l'incontro finì così... preceduto e seguito da onde di profumi meravigliosi. 
   Quando tornai nei miei... panni di creatura umana e mi vidi e sentii, mi accorsi di essere di neve, di gelo, col volto scavato come se l'amore mi avesse mangiato la carne. Ma ero così felice! 
   Lo era molto meno Marta che aveva preso una bella paura: quella che io morissi. Perché così, e per tanto tempo, non mi aveva ancora mai vista. 
   Solo oggi le ho potuto dire cosa mi era accaduto... ma in conciso. Perché certe cose si dicono male. E anche perché sono ancora spossata. No, dico male. Come cuore e dolori ho una buona giornata, come ne ho ben raramente. Ma ho un gran desiderio di tacere per ricordare. 
   Ho saputo oggi che ieri è stata colpita la cupola del S. Sepolcro, proprio sopra la pietra dell'unzione... 
   Cosa avrà voluto dire la Madonna dicendo: «Lo uccidono ancora una volta, colpendo i suoi fratelli»? Fratelli chi? Gli ebrei o gli uomini in generale? Non lo so. La Madonna non ha detto altro. 
   Ho tanto desiderato di avere con me un sacerdote. Era troppo l'amore ieri sera... 
   Veramente da quando i miei incontri col soprannaturale si fanno così forti, ossia dal dicembre 1947, ho un gran desiderio che un sacerdote mi sia vicino in quei momenti. Perché in tal modo, qualunque cosa avvenga, avrei una difesa, un aiuto e un testimonio. 
   Anche difesa, sì. Perché Satana mi odia sempre più.