MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE III


RM-1 18-18

6 gennaio 1948


   Dice l’Autore Ss.:
   «Nella lezione avanti questa ho invitato a difendere l’Idea religiosa per avere salvezza e pace, perché quando un popolo cade in “empietà e ingiustizia” - e la più grande empietà, la più grande ingiustizia, è offendere Dio, deridere la Religione, attaccarla, spegnerla nelle menti, disubbidirla scientemente, premeditatamente, in tutti i suoi comandi - allora l’ira di Dio si manifesta dal Cielo.
   Non occorrono folgori perché sia manifesta. Non cataclismi. Non diluvi. Ma basta che Dio vi abbandoni a voi stessi perché vi diate da voi stessi la morte, l’angoscia, la disperazione. L’ira di Dio, più che manifestarsi con castighi, la vera, immutabile ira, si manifesterà coll’abbandonarvi a voi stessi. Quelle che voi chiamate ira di Dio - le guerre, i mezzi atroci di distruzione, i cataclismi, le pestilenze - ancora non sono ira senza mutazione, ira assoluta. Sono rimproveri e richiami di Padre, offeso, ma ancora premuroso di dare soccorso e perdono ai figli colpevoli.
   Ma quando ogni “empietà e ingiustizia” sarà nel cuore dei 99/100 dell’umanità, quando empietà e ingiustizia mentale o ma­teriale avrà invaso ogni classe sociale, e financo l’abominio sarà penetrato nella casa di Dio - l’abominio della desolazione di cui parla il profeta, e lo conferma il Verbo, né ancora avete dato il giusto significato alla parola “desolazione” di cui è detto che sarà segno della fine, e lo sarà - allora Dio non vi riprenderà più con paterni castighi - che purtroppo, è vero, salvano pochi, ma perché i più già sono servi di Satana - ma vi lascerà a voi stessi. Si ritirerà. Non farà più atto. Sino al momento in cui un baleno del suo Volere ordinerà ai suoi angeli di aprire i sette si­gilli, di suonare le quattro trombe, di liberare l’aquila dei tre guai, e poi - orrore - sarà dato fiato alla quinta tromba, e il Giuda dei tempi ultimi aprirà il pozzo d’abisso per farne uscire ciò che l’uomo avrà desiderato più di Dio.
   Quando? Quando? Già siete in quest’ora o state per entrarvi? Temete. Ve lo chiedete... Ma non vi pentite. Non vi sarà detto il quando. Esso è scritto nel cuore dei presenti profeti, “ma è sigillato quel che hanno detto i sette tuoni ad essi, ed essi non lo diranno”.
   E allora, come astro pacifico sull’orrore e terrore delle onde in tempesta - tutta la Terra sommossa come mare in tempesta e tutti gli uomini naufraganti come in mare in tempesta, meno i servi di Dio raccolti sulla barca di Pietro, fedeli al Nauta santo - e allora verrà l’aurora della Stella del Mare, precorritrice al sorgere, all’apparire ultimo della Stella del Mattino.
   Nella sua seconda, ultima venuta, l’Agnello di Dio, il Redentore, il Santo dei santi, avrà per precursore non il penitente del deserto, salato dalle macerazioni, e salante i peccatori per guarirli dalle pesantezze e farli agili ad accogliere il Signore, ma avrà per precursore l’Angelo nostro, Colei che, pur avendo carne, fu Serafino, Colei in cui abbiamo fatto Dimora - né più dolce e più degna non potevamo averla - l’Arca dilettissima[3] di puro oro che ancor ci contiene così come è da Noi contenuta, e che trasvolerà nei cieli, raggiando il suo amore per preparare al Re dei re la strada profumata e regale e per preparare - per generare e partorire, in un’ultima maternità - quanti più germi di viventi sono, e vorranno essere, partoriti al Signore.
   Guardate là, all’oriente dei tempi... Già sulle tenebre che coprono, sempre più folte e maledette, la Terra, si delinea un albore che più dolce non v’è. Esso è il tempo di Maria che sorge. L’estrema misericordia che il nostro Amore ha pensata per voi.
   Grande sarà la lunghezza del suo cammino. Contrastata dal suo eterno nemico, che, per essere vinto, non è meno ostinato a crucciarla e combatterla. Egli ottunde gli intelletti degli uomini per non far loro conoscere Maria. Spegne le fedi in Lei. Crea nebbie. Getta fango. Ma la Stella del Mare è troppo alta sulle onde inquinate. Trascorrerà, né il fango sporcherà l’orlo della sua veste. Scenderà solo, ratta come un Arcangelo, a scrivere, presso il segno del Tau, la sua sigla sulla fronte dei fedeli, dei salvati al Regno eterno. E fortezza e pace entrerà nei loro spiriti sotto il tocco della mano di Lei, Madre della Vita, Sorgente della Salute.
   Benedite Iddio che ha concesso alla Stella purissima di iniziare il suo cammino per attrarvi a Dio con la dolcezza del suo amore, Salvatrice pietosa, estrema, compensante gli spiriti buoni del sempre più profondo allontanarsi di Dio, disgustato dalle colpe degli uomini.
   Non vi sembri ingiusto questo ritiro di Dio. Si legge nei Maccabei che, quando con Antioco Epifane la corruzione entrò in Israele, ed Israele si allontanò dalla Legge per essersi asserviti molti capi d’Israele, “figli di iniquità”, alle “nazioni vicine”, sino al punto da far loro i perversi costumi delle stesse “vendendosi per fare il male”, il santuario restò desolato come un deserto, le feste solenni si cambiarono in lutti, i sabati in obbrobrio e la sua gloria fu annientata. Non solo, ma fu accettato “il culto degli idoli”. E ciò provocò la persecuzione dei pochi rimasti fedeli, e morte, rovina, violenza, dolore, divennero retaggio del popolo che aveva suscitato l’ira del Signore. Fate i confronti. Meditate. Scegliete.
   Una nuova volta Gesù vi dice ciò che disse agli ultimi Tabernacoli: “Ancora per poco sono con voi... e poi me ne andrò. E allora mi cercherete ma non mi troverete”.
   Sì, o dormienti. Parlo a voi più che ai nemici aperti. A voi che, se vi svegliaste, potreste far difesa all’Idea e al vostro bene. A voi che dormite mentre gli altri lavorano, e vi cullate nella illusione che Dio vi sia servo, che Gesù vi sia servo, e servo stolto, che dopo esser stato trascurato, non cercato, non seguito, sino a farlo persuaso di andarsene, data l’inutilità del suo rimanere fra voi, possa esser pronto e prono al vostro bisogno quando sarete per essere sommersi e finalmente, ma non per tutti in tempo, vi desterete.
   Cercate il Salvatore mentre ancora è fra voi, prima che l’odio lo mandi fuor dai vostri confini... in Efraim, fra popoli sorgenti alla luce mentre voi sprofondate fra le tenebre. Fra le tenebre che “soffocano la verità, non facendola vedere, alzando il muro delle tiepidezze, dei quietismi là dove non alzano quello delle empietà e ingiustizie”[4]

[3] l’Arca dilettissima… La frase sarà chiarita nella 14ª lezione.

[4] La citazione tra virgolette è un ampliamento di Romani 1,18, che è il tema della lezione. Vi sono compresi i quietismi, che sono gli atteggiamenti di indifferenza e di apatia, dovuti al concetto che l’infinita misericordia di Dio perdona anche senza la volontà di pentimento da parte dell’uomo. Più volte condannati nelle lezioni, i “quietisti” sono delineati particolarmente nelle lezioni 11ª e 18ª.