MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 24


11 giugno 1943

   Dice Gesù:
   «Sei troppo afflitta per copiare quanto ti ho detto, molto più che è argomento che ti costa trascrivere. Lascialo dunque per oggi e ascolta Me che ti parlo.
   Hai tanta pena, povera anima! Ma Io voglio sollevare la tua pena. Non “levare” la tua pena. Ma sollevarla. Sollevarla consolandoti e sollevarla aiutandoti ad alzarla ben in alto perché sia tutta meritoria. Se mi ascolti vedrai che la ferita duole meno.
   Maria, non essere una che non sa fare fruttare le monete che Io le do. Ogni evento della vostra giornata d’uomini è una moneta che Dio vi affida perché la facciate fruttare per la vita eterna. Della nuova moneta che Io ti do servitene in modo da ricavarne il cento per cento. In che modo?
   Con la rassegnazione per prima cosa, accettando di bere questo calice senza torcere altrove la testa evitando di accostare all’amarissimo orlo le labbra.
   Con riconoscenza sempre, verso di Me che te lo porgo con la cognizione giusta, come solo Io la posso avere, di fare a te del bene, di fare, ossia, per te un nuovo atto d’amore.
   Con fiducia. Io ti aiuterò a portare la nuova croce e le altre che da questa sgorgheranno. Non sei contenta d’avermi per Cireneo, Io, il tuo Gesù che ti ama?
   Con vista superiore, soprattutto. Sì, non avvilire l’oro di questa croce sporcandolo con retropensieri umani. E che ti importa che il mondo non ti comprenda, neppure nei tuoi più eletti sentimenti? E che? Ti preoccupi perché sei giudicata fredda, egoista, senza amore verso tua madre? E che? Ti addolori di un povero giudizio umano? No, Maria. Male sarebbe se Io ti avessi a giudicare colpevole verso i comandamenti della Legge divina e umana per riguardo al tuo agire verso tua madre. Ma degli altri non te ne curare.
   E guarda Me una volta ancora. Non fui Io forse vilipeso dall’insulto che Io ero bestemmiatore, un ribelle al Dio d’Abramo, un ossesso, un figlio senza cuore? Nessun discepolo[45] è da più del Maestro, Maria, e ogni discepolo deve perciò essermi uguale nelle offese che riceve e nelle opere che compie.
   Alle offese ci pensano gli altri i quali “non sanno quello che fanno e che dicono”. Perciò perdonali. Alle opere pensaci tu, continuando la tua via e alzando tanto in alto il tuo spirito fin dove le pietre della maldicenza, della corta vista umana, non possono arrivare. Sono Io che vedo e giudico e che ti premio e benedico. Gli altri sono polvere che cade.
   Va’ in pace, Maria. Ecco che ti tocco per sollevare dal tuo capo la corona spinosa. Oggi la porterò Io per te. E non cercare mai altri cuori fuorché il mio per consolare il tuo soffrire. Anche percorressi tutta la Terra non troveresti nessuno che ti capisse con verità e giustizia come lo può fare Gesù, tuo Maestro e Amico.
   Va’ in pace. Ti do la mia pace.»
   «Per capire le cose voi uomini avete bisogno di mettere meticolosamente tutte le cose in chiaro. Punti, virgole, esclamativi, interrogativi, e spesso non servono. Ma Dio non ha bisogno di sofisticare tanto per capire. Egli vede nel profondo e giudica il vostro profondo. È per questo che Io vi ho detto[46]: “Quando pregate non dite tante parole. Il vostro Padre sa di che abbisognate”.
   Il vostro Padre capisce, Maria, vede, giudica, con vera giustizia e con grande misericordia. Non misura col vostro centimetro. Non condanna secondo il vostro codice, e non guarda coi vostri occhi miopi. Anche quando una colpa c’è realmente, ma il colpevole ne è così umiliato da giudicarsi da sé meritevole di condanna, Io, Misericordia, dico: “Non ti condanno. Va’ e non più peccare”, come ho detto all’adultera[47].
   Che il prossimo non capisca mai con vera giustizia ne hai continue prove. L’ultima è di ieri sera. Sono stati feriti il tuo cuore di figlia e la tua suscettibilità di donna con un unico colpo. E da chi avrebbe potuto conoscerti a fondo. Questo ti dimostri una volta di più che non c’è che Dio che sia infinitamente giusto. Lascia cadere tutto quello che non sia Dio. Voglio che tu viva di Dio solo.
   Vuoi un esempio di come sia limitata la perspicacia umana? Tu, nel trascrivere una frase, hai omesso, parendoti già chiaro il pensiero mentre Io te lo dettavo, due parolette: in lei. Due microscopiche parolette. Ma dopo né tu né altri avete più capito il significato vero della frase. “Era anzi in lei (Maria) la Grazia stessa”, cioè era pienamente in Maria Dio, Grazia stessa. Un’inezia di omissione, ma che ha fatto sì che non afferraste più bene il senso della frase[48].
   Così è di tutto. La limitata vista intellettuale umana vede alla superficie e spesso malamente anche alla superficie. Per questo vi ho detto[49]: “Non giudicate”.
   A persuadere te e altri che quanto scrivi non è cosa tua, lascio apposta delle lacune nella tua mente, come quella dei dieci giusti[50] che avrebbero potuto salvare quella antica città. L’hai dovuto chiedere al Padre. Oppure lascio che tu commetta una piccola modificazione per mostrarti che da te sbagli subito e ti levo la voglia di riprovartici. In tal modo ti tengo bassa e persuasa che nulla è tuo e tutto è mio.
   Tutto il bene che voi fate, anche se molto vasto, è una piccolezza trascurabile se confrontata all’infinito Bene che è Dio, e anche le vostre opere più perfette, di una perfezione umana, sono piene di mende agli occhi di Dio. Ma se voi le offrite unite ai miei meriti, ecco che esse prendono le caratteristiche che piacciono a Dio, acquistano in perfezione, in estensione, e divengono capaci di redenzione.
   Bisogna sapere fare tutto in Me e imitando Me e nel mio Nome. Allora il Padre mio vede nelle vostre opere il mio segno e la somiglianza mia e le benedice e fa fruttare. Per una sbagliata umiltà non devi mai dire: “Io non posso fare ciò”. Io l’ho detto[51]: “Farete le stesse opere che faccio Io”. Appunto perché, rimanendo in Me con la vostra buona volontà, divenite dei piccoli Cristi capaci di seguire Me, Cristo vero, in tutte le contingenze della vita.»

[45] Nessun discepolo…, come in Matteo 10, 24; Luca 6, 40; Giovanni 13, 16; 15, 20; non sanno…, come in Luca 23, 34.
[46] ho detto in Matteo 6, 7-8.
[47] ho detto all’adultera in Giovanni 8, 10-11.
[48] frase scritta l’8 giugno e segnalata in nota.
[49] ho detto in Matteo 7, 1-2; Luca 6, 37.
[50] dieci giusti… con riferimento a Genesi 18, 32.
[51] l’ho detto in Giovanni 14, 12.