MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 311


10 maggio 1944

   Ieri ho detto un intero Rosario e la corona delle allegrezze e dei dolori. Ho meditato sui 15 misteri, oltre che le preghiere giornaliere. Ho avuto due sopori in luogo di uno, sono sempre stata male e a sera ho subìto un altro assalto… di chi? Non esito a dire: “del demonio”.
   Mi pareva di essere ritornata ai tremendi giorni che vanno dal 10 aprile al 3 maggio e che, dal giorno che la Madonna mi ha parlato (4-5), si erano mutati in triste rassegnazione, venata talora di tinte di letizia. Da ieri sera è l’inferno di nuovo. Ma chi me lo dice, in maniera che io lo possa credere, che io non sono dannata?
   Eppure prego… eppure credo… eppure amo. Ma è l’abbandono più assoluto di quanto è il mio desiderio: Dio. E dietro a Lui stanno assenti le persone dalle quali può venirmi ancora parola di Dio. Anche le Parole udite mi sembrano non vere.
   Pietà, Signore, perché io mi sento impazzire! Non vedo, non capisco più niente. Sento solo questo spasimare. Apro i libri per trovare una parola che mi illumini; una volta, solo un mese fa, mi succedeva. Niente. Cerco un conforto nella preghiera: niente. Nelle persone: niente. Nelle cose: niente. Chi mi capisce? Ma perché sono venuta qui? Ho la sensazione che se andavo altrove, dove volevo273 e non dove cedetti a venire sotto molte pressioni di chi sperava chissà che da questo luogo – e per chi fa scopo della vita il benessere della carne c’è forse ragione di rallegrarsi d’esser qui – ho la sensazione che se ero dove volevo andare sarei stata meno derelitta.
   Mi scrive la mia fraterna amica Gina274. Mi commuovo per la sua bontà. Ma soffro anche per questo. Fossi almeno stata vicina a questa vera cristiana e non in mezzo a questa frivola compagnia che non mi capisce come io non la capisco. Fossi stata presso le mie Suore… Ma qui, senza nessuno che mi sollevi al Cielo e schiacciata come sono dall’abbandono di Dio e dalla ferocia di Satana, io mi perdo. Lo sento. Mi perdo nello spirito e nella carne. Impazzisco, e sarebbe il meno. Il male è che distruggo quanto ho fatto per il mio eterno futuro.
   Pietà, Signore! Maria, pietà!

[273] dove volevo, cioè a Camaiore, e non dove cedetti a venire, cioè a Sant’Andrea di Còmpito, come abbiamo spiegato in nota allo scritto del 24 aprile.
[274] Gina è Gina Ferrari, sua compagna nel Collegio Bianconi di Monza; le mie Suore, quelle dello stesso Collegio, come nella nota al 20 aprile.