MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 313


12 maggio 1944

   Subito dopo la Comunione di stamane, venerdì

   Dice Gesù:
   «Lazzaro, vieni fuori! Ti do l’antico comando279. Lo do a te, non morta ma addormentata. Addormentata per mostrare agli uomini che senza di Me tu, di tuo, sei un povero niente ignorante, debole, in balìa della tua umanità.
   Questo non è sonno di morte. Morto è chi vive fuori di Me. Tu in Me sei confitta più di ostrica perlifera a scoglio. Tu in Me sei abbarbicata più di vischio che nasce nel seno di due rami e mette le radici fin nella polpa dell’albero che lo porta. Tu in Me sei più unita, più unita, dico, che non creatura in seno alla madre. Perché questa, passato il suo tempo, la espelle. Tu, più il tempo passa, e più in Me ti compenetri e, quando per te il tempo non sarà più, allora non distinguerai più te da Me, né alcuno potrà distinguere dove cessa Maria e principia Gesù, perché tu sarai assorbita in eterno dal tuo Dio.
   O Paradiso! Come lo gusterai, allora, il tuo paradiso, tu che ora attraversi l’inferno per un motivo d’amore e non ne sei distrutta perché l’ardore dell’amore è più forte di quello dell’inferno, ma ne sei terrorizzata. Perché se l’amore ti protegge non ti vieta di vedere. E vedere il regno di Satana è tale orrore da far canuto un giovane, anche perché là non brilla ricordo di Dio. Ricordo. Solo a ricordarlo non sarebbe più inferno l’inferno. E per chi vive adorando il Volto di Dio è già supplizio non vederlo, questo Volto santissimo. Non poterlo poi neppure ricordare è tortura rispetto alla quale tutte le torture e le sevizie umane sono giuoco di bambini. È l’Inferno, insomma.
   Io ti dico: “Vieni fuori!”. Se non ti chiamassi così, per delle pause di beatitudine brevi come canto d’uccello ma dolci come attimo di Cielo, tu morresti. Non puoi resistere. Avevi ragione. È troppo forte per te. Bisogna mitigare il decreto. Maria, mia Madre “ha parlato per te” secondo che ti aveva promesso.280
   “Vieni fuori dal tuo sepolcro. Respira. Guarda. Odi”. Il tuo Re te lo comanda.
   Ieri non eri più in grado di seguirmi, povera Maria. Riprendo l’argomento non finito.
   Il leone, ho detto, conosce le abitudini, le studia per conoscerle, di quelli che vuole sbranare. È intelligentissimo. Comprende subito. Anche Satana è intelligentissimo e comprende subito. È sempre un angelo. Decaduto ma rimasto tale nella mente, che usa ora per il male mentre gliel’avevo data potente per operare il bene. Il leone sa che le sue prede vanno a dissetarsi a sera alle vene d’acque che rigano le terre arse di sole. Sa a quali pascoli vanno per brucare l’erba folta. Sa quando l’uomo torna dal lavoro alle sue dimore. Non ha che scaglionarsi lungo queste tappe.
   Desiderio di sollievo fisico o imprudenza umana portano uomo e animali verso le sue zanne inesorabili. Ecco le miti gazzelle e le svelte antilopi, così caute e timorose nel giorno, farsi ardite a sera. La sete, la fame le spingono. E vanno incontro alla morte. Ecco l’uomo, troppo avido di guadagno, attardarsi ancora per lavorare oltre il tramonto. E la morte lo ferma per sempre al ritorno. Ecco l’appetito carnale spingere due fuori del riparo dell’abitato per trovare ricovero ai loro illeciti amori. E la belva scioglie in eterno ciò che la loro lussuria aveva allacciato. Ma in terre africane o nelle regioni dei ghiacci è sempre lo stesso pungolo, fatto di tre punte, quello che spinge gli uomini verso l’unghiata di Satana. È sempre concupiscenza di carne, di denaro, di potere, quello che vi mette alla portata di colui che “come leone ruggente vi gira intorno” instancabile.
   Ricordatevi che anche Io fui tentato281 nella carne con la fame delle viscere e con l’offerta del cibo carnale ai miei sensi, nella mente con l’avidità di potere, nello spirito con l’inculcarmi di tentare Iddio. L’imprudenza è tentazione verso Dio.
   Sappiate imitarmi. Fate fuggire Satana imitando Gesù, Maestro vostro. “Non di solo pane vive l’uomo, ma della parola di Dio”. “Non tenterai il Signore Iddio tuo”. “Adorerai il Signore Dio tuo e Lui solo servirai”.
   Fasciate la carne e lo spirito con le bende intrise di aromi della Legge di Dio. Chi vive avvolto di esse preserva la sua carne e il suo spirito dai germi che portano putrefazione di morbi e di morte.
   Basta, Maria. Ti lascio andare. Torna al tuo posto di dolore. Già molto ti usa la Misericordia a darti questi sollievi in quest’ora di espiazione. Vacci: con pace

[279] l’antico comando, che si legge in Giovanni 11, 43; non è sonno di morte lo stato di abbandono ricordato nella nota che precede.
[280] ti aveva promesso, il 4 maggio. L’espressione che precede: Avevi ragione ecc. sarà giustificata nel “dettato” del 13 maggio.
[281] fui tentato, come in nota agli scritti dal 9 al 19 aprile.