MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME V CAPITOLO 350



CCCL. Lezione ai discepoli sul potere di vincere i demoni.

   4 dicembre 1945.

   350.1Sono ora nella casa di Nazaret, nuovamente. Anzi, per essere più precisi, sono sparsi sul balzo degli ulivi in attesa di separarsi per il riposo. E hanno acceso un piccolo falò per rischiarare la notte, perché è già sera e la luna si alza tardi. Ma la sera è tiepida «fin troppo», sentenziano i pescatori prevedendo prossime piogge, ed è bello stare lì, tutti uniti, le donne nell’orto fiorito intorno a Maria, gli uomini quassù; e sullo scrimolo del balzo, di modo da essere ugualmente di questi e di quelle, Gesù, che risponde a questo o a quello, mentre le discepole ascoltano attente. Deve essere stato raccontato del lunatico guarito ai piedi del monte e ancora ne durano i commenti.
   «Ci sei voluto proprio Tu!», esclama il cugino Simone.
   «Oh! ma neppure vedendo che anche i loro esorcisti non potevano nulla, pure confessando di avere usato le formule più forti, li ha persuasi quei gheppi!», dice crollando il capo il traghettatore Salomon.
   «E neppure dicendo agli scribi le loro conclusioni, li persuaderanno».
   «Già! Mi pareva che parlassero bene, non è vero?», domanda uno che non conosco.
   «Molto bene. Hanno escluso ogni sortilegio demoniaco nel potere di Gesù, dicendo che essi si sono sentiti invasi da pace profonda quando il Maestro fece il miracolo, mentre, dicevano, quando esce, da uno, potere malvagio essi lo sentono come una sofferenza», risponde Erma.

   350.2«Però, eh? che spirito forte! Non se ne voleva andare! Ma come mai, poi, non lo teneva sempre? Era uno spirito scacciato, sperduto, oppure è tanto santo il fanciullo che di suo lo cacciava?», chiede un altro discepolo del quale non so il nome.
   Gesù risponde di spontanea volontà: «Ho più volte spiegato[97] che ogni malattia, essendo un tormento e un disordine, può celare Satana, e Satana può celarsi in una malattia, usarla, crearla per tormentare e fare bestemmiare Dio. Il fanciullo era un malato, non un posseduto. Un’anima pura. Per questo tanto con gioia l’ho liberata dall’astutissimo demonio, che voleva dominarla tanto da renderla impura».

   350.3«E perché, allora, se era una semplice malattia, noi non ci siamo riusciti?», chiede Giuda di Keriot.
   «Già! Gli esorcisti si capisce che non potessero nulla se non era un indemoniato! Ma noi…», osserva Tommaso.
   E Giuda di Keriot, al quale non va giù lo scacco di aver provato molte volte sul fanciullo, ottenendo soltanto di farlo cadere in smanie se non in convulsioni, dice: «Ma noi, anzi, sembrava gli si facesse peggio. Ti ricordi, Filippo? Tu che mi aiutavi hai sentito e visto i lazzi che egli mi faceva. Mi ha persino detto: “Va’ via! Fra me e te il più demonio sei tu”. Il che ha fatto ridere alle mie spalle gli scribi».
   «E te ne sei dispiaciuto?», chiede Gesù come con noncuranza.
   «Certo! Non è bello essere beffati. E non è utile quando si è tuoi apostoli. Ci si perde di autorità».
   «Quando si ha Dio con sé, si è autorevoli anche se tutto il mondo beffa, Giuda di Simone».
   «Va bene. Ma però Tu aumenta, almeno in noi apostoli, il potere. Perché certe disfatte non ci succedano più».
   «Che Io aumenti il potere non è giusto e non servirebbe. Voi lo dovete fare di vostro, per riuscire. È per vostra insufficienza che non siete riusciti, e anche per avere sminuito quanto vi avevo dato con elementi non santi, che avete voluto aggiungere sperando maggiori trionfi».
   «Lo dici per me, Signore?», chiede l’Iscariota.
   «Tu saprai se lo meriti. Io parlo a tutti».
   Bartolomeo chiede: «Ma allora cosa è necessario avere per vincere questi demoni?».
   «La preghiera e il digiuno. Non necessita altra cosa. Orate e digiunate. E non solo nella carne. Perciò bene è che il vostro orgoglio sia rimasto digiuno di soddisfazione. L’orgoglio sazio rende apatica la mente e l’anima, e diviene tiepida, inerte l’orazione, così come il corpo troppo sazio è sonnolento e pesante.

   350.4E ora andiamo pure noi al giusto riposo. Domani all’alba tutti, meno Mannaen e i discepoli pastori, siano sulla via di Cana.
   Andate. La pace sia con voi».
   Ma poi trattiene Isacco e Mannaen e dà particolari istruzioni per il domani, giorno di partenza per le discepole e Maria, che insieme a Simone d’Alfeo e Alfeo di Sara iniziano il pellegrinaggio pasquale.
   «Passerete da Esdrelon perché Marziam veda il vecchio. Darete ai contadini la borsa che vi ho fatto dare da Giuda di Keriot. E per il viaggio soccorrerete con l’altra, che Io vi ho dato poco fa, quanti poveri incontrate. Giunti a Gerusalemme, andate a Betania e dite di attendermi per la neomenia di nisam. Potrò tardare ben poco da quel giorno. Vi affido la persona a Me più cara e le discepole. Ma sto tranquillo che esse saranno sicure. Andate. Ci rivedremo a Betania e staremo a lungo insieme».
   Li benedice e, mentre essi si allontanano nella notte, Egli balza giù, nell’orto, ed entra in casa dove già sono le discepole e la Madre, che con Marziam stanno stringendo i cordoni delle sacche da viaggio e disponendo ogni cosa per l’assenza la cui durata non è nota.

[97] Ho più volte spiegato, per esempio in 122.8.