MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 5


10 maggio 1943

   Il mio Giardiniere mi ha donato un giglio[8]. Prima le violette. Le mie care violette che erano state tutte sradicate dalla prepotenza altrui e che sono nate spontanee, dopo oltre tre anni che non vi erano più, nelle cassette sul terrazzo.
   Ma finché sono violette non c’è molto da stupirsi, vero? Il vento stesso può portare i semi; un uccellino li può far cadere dal suo beccuccio… Ma un giglio! La pianta del giglio si propaga solo per bulbo, e un bulbo di giglio è troppo grosso e pesante perché lo possa portare il vento con le sue ali o un uccello col suo becco. Eppure è nato nella cassetta del balcone.
   Molti potrebbero dire che sono una pazza, ma io sostengo che questo nascere di un giglio, così, ha del miracoloso e vedo in questo miracolo una squisita gentilezza e una cara risposta del mio Gesù. Egli sa come io ami i gigli e come soffersi di vederli tutti strappati dalla aiuola del mio cortile. Sa che li amo come fiore e come simbolo e sa che paura, che rammarico che avevo in cuore pensando che forse il mio giglio non era più candido e intatto. Ed Egli, da poche zolle ormai sterilite, smagrite, indurite, trascurate, fa sorgere un giglio.
   Egli lo può ben fare, Egli che ha creato i gigli delle convalli e che li nomina[9] con tanto amore nel suo vangelo! Perché devo dubitare sulla provenienza di questo fiore? Il Gesù che ha donato a Teresina[10] la neve per il giorno della sua vestizione, non può dare a Maria un fiore di neve? Guai se mano umana me lo spezzasse! Mi parrebbe un sacrilegio e ne avrei un dolore som­mo.
   Scrivo anche questa che a taluni potrebbe parere un’inezia e che per me è invece cosa tanto profonda. È una carezza anche questa del mio Dio, una gentilezza sua e che mi conferma e ribadisce la dolce sensazione del 2 marzo scorso, sensazione[11] risentita, sebbene più lievemente, in questi giorni.
   Oh! Paradiso! Cosa sarai se qui solo lo sfiorarti lievemente è tale beatitudine?

   Sono stanca e sfinita e col cuore in ansia per tante cose.
   Penso ai miei di Calabria[12]… Ho molto scritto a loro in questi giorni parlando apertamente di Dio e dei doveri di un cristiano di fronte alla morte. Penso a Clotilde paralizzata… penso a Paola, a Giuseppe dalle teorie… balzane, penso a tutti. Come morranno, se devono morire? La Mano che ha seminato i gigli e le viole per la povera Maria, scenda su quei cuori e li attiri a Sé…
   Mi scrive la Badessa delle Trappiste e io ho scritto a lei. Sono contenta di aver pregato e di pregare, così, per l’unità delle Chiese. Ignoravo che si pregasse per questo. Gesù, il mio unico Maestro, mi ha guidato, come sempre, anche in questo. Così come mi ha guidato verso la sua serva Suor M. Gabriella[13]. Ho proprio la sensazione d’esser tenuta per mano da Lui che mi conduce dove posso trovare del bene o anime che, per essere già nella gloria, mi possono aiutare, con le loro dottrine di santità, ad aumentare la mia opera di santificazione. Posso dire che mai mi avvenne di cercare di conoscere una “Vita” nella quale non trovassi una somiglianza con la mia. Somiglianza molto più grande e perfetta ma che è sempre: somiglianza. Ho letto infinite “Vite” ma, di mio, ho sempre acquistato quelle che hanno punti di contatto con la mia meschina vita e, dalla ripercussione che hanno in me - mentre le altre mi destano una ammirazione sterile e basta - comprendo che io pure sono nella stessa scia (sebbene molto indietro) di ardimento d’amore, di immolazione, di fiducia.
   Trovo nella “Vita” di Suor M. Gabriella frasi uguali, fin nelle più piccole parole, alle mie. E questo mi commuove tanto. Sento che dove Gesù regna, padrone assoluto del nostro io, le anime, come arpe toccate dalla stessa mano, dànno lo stesso suono… più o meno forte a seconda della loro perfezione, ma sempre nelle stesse note.

[8] giglio, che ritroveremo nel secondo “dettato” del 27 ottobre.
[9] li nomina, come in Matteo 6, 28-29; Luca 12, 27.
[10] Teresina è santa Teresa del Bambino Gesù o di Lisieux (1873-1897).
[11] sensazione di cui parlerà nello scritto del 13 maggio.
[12] miei di Calabria erano i Belfanti, parenti della mamma, facoltosi proprietari di alberghi a Reggio Calabria. Maria Valtorta aveva trascorso presso di loro una lunga vacanza dal 10 ottobre 1920 al 2 agosto 1922, come narra nell’Autobiografia.
[13] Suor M. Gabriella è Maria Gabriella Sagheddu (1914-1939), suora trappista di Grottaferrata, offertasi per l’unità dei cristiani, proclamata beata nel 1983.