MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 80


5 agosto 1943

   Dice Gesù:
   «Quest’ira delle nazioni è il prodromo dell’ira mia, poiché così deve avvenire. Ora penosa, poveri figli miei che la subite, ma è inevitabile che ci sia perché tutto deve essere compiuto, di Bene e Male, sulla Terra prima che venga la mia ora. Allora dirò: “Basta”, e verrò come Giudice e Re ad assumere anche il regno della Terra ed a giudicare i peccati e i meriti dell’uomo.
   Quando voi leggete nel libro di Giovanni le parole[203] “l’ora di giudicare i morti” pensate che si riferisca a coloro che sono già, da secoli magari, trapassati in altre sfere di mistero che sarà noto solo quando uno vi sarà immesso. Sì. Morte vuol dire trasmigrazione dell’anima ad altre zone diverse dalla Terra. Ma vi è un senso più vasto nella parola di Giovanni: i morti di cui parla possono essere anche vivi, secondo la carne, ma in verità essere, agli occhi di chi vede, dei Morti.
   Sono i grandi Morti, poiché nessuna risurrezione sarà per loro. Morti a Dio, non avranno mai più in eterno il bene di possedere la Vita, ossia Dio, poiché Dio è Vita eterna.
   Ugualmente, con senso più vasto di quanto possano suscitare le semplici parole, i profeti, i servi, i santi di cui parla Giovanni, adombrano, sotto quelle tre qualifiche, tutte le creature che hanno saputo vivere nello spirito.
   Quante umili vecchierelle, quanti poveri fanciulli, quanti semplici e indotti uomini, quante donne illetterate, sconosciute alle folle, sono nascoste e comprese nelle parole: profeti, servi, santi. A segnalarle al mondo esso ne riderebbe. Ma in verità, in verità vi dico che è più profeta, servo e santo mio, uno di questi poveri, secondo la carne, che non un dotto superbo, un grande borioso, un mio stesso ministro, nei quali manchi quello che vi fa santi agli occhi miei: saper vivere secondo la mia Parola e saper fare la mia Volontà con fede, con carità, con speranza costanti.
   Il mio sorriso ai miei benedetti nell’ora della mia venuta di Re e Giudice accenderà un sole di sette volte tanto il comune sole, e splenderanno i miei cieli di esso, mentre i cori angelici canteranno le lodi mie e dei miei servi, che avranno in quell’ora proclamate da Me, contro il mondo stolto e cieco, le loro virtù che li fanno miei figli.
   Ma per coloro che tali non sono, e specie per quelli che col loro agire hanno portato a perdizione la Terra e i deboli della Terra, il mio sguardo sarà folgore che precipita nell’abisso, poiché è inevitabile che il Male esista, ma maledetti in eterno coloro che del Male si fanno servi e amministratori.»
   (Questo il commento ai versetti 17-18 del capitolo 110 del­l’Apocalisse, come me lo commenta Gesù.)

[203] le parole che sono in Apocalisse 11, 18, che comprende anche la citazione che segue.