MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 143


11 ottobre 1943

   Dice Gesù:
   «Come mi devi chiamare? Quali sono i più dolci nomi? Ma quelli[418] del Cantico dei Cantici, figlia e sposa del mio amore e del mio dolore.
   Tu dici che solo la preghiera e la mia parola ti calmano nel tuo presente soffrire. Sì, sei arrivata a questo che è il punto più alto di unione con Me che l’uomo possa raggiungere. È già estasi questa.
   Perché l’estasi non è soltanto il restare fuori dei sensi per la gioia del contemplare visioni di Paradiso. È estasi - e, anche da un punto di vista spirituale, molto più profonda della prima - questo esser astratti dal dolore morale oltre che da quello della vita materiale, ma senza perdere i sensi, dal parlare con Me o dall’udirmi parlare. È più profonda perché è opera unicamente data dall’amore.
   L’estasi contemplativa è molto opera del Volere di Dio, che vuole che una sua creatura abbia la visione di cose celesti, o per maggiormente attrarla a Sé, o per premiarla del suo amore. Questa estasi, invece, di fusione anziché di contemplazione, è opera compiuta di iniziativa dalla creatura innamorata, giunta a tale potenza d’amore da non poter nutrirsi, respirare, agire che coll’amore e nell’amore.
   È la “fusione”. È l’essere “due in uno”. Qualcosa che copia, con le proporzioni imposte dalla natura umana, che per quanto trasumanata dall’amore è sempre umana, gli ineffabili, indescrivibili, accesissimi atti che regolano i rapporti fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Tre che sono Uno, tre Amori che si cercano, si contemplano, si lodano a vicenda, avvolti e stretti in un unico gorgo d’amore incandescente che fa dei Tre distinti una Unità inscindibile.
   Canta il Gloria, Maria, che sei giunta alla somiglianza di Dio nel punto più difficile ed alto, e vi sei giunta col tuo amore che di più non può crescere, perché ora ami Dio con tutte le tue forze: col corpo e l’anima tua, e se valicassi questo limite che hai raggiunto ne moriresti arsa dall’ardore.
   Vedi, anima mia, se il tuo Gesù ha ragione di dire che l’amore è il termine della perfezione umana? Rinunce, penitenze, monacazioni sono nulla rispetto all’amore totale. Vi può essere un eremita penitente che è povero rispetto ad un vivente nella società che mi sappia amare totalmente fino all’annichilimento dei suoi sentimenti in Me.
   Vedi, anima cara, se il tuo Maestro ha ragione quando dice che l’amore è superamento del dolore? Se non avessi amato così, credi tu, Maria mia, che avrei potuto sopportare la Passione? E credi tu che la Mamma mia e tua avrebbe potuto sopportare la sua? E che i martiri avrebbero resistito alle torture?
   L’amore non ottunde il senso dolorifico dell’uomo, ma vi mescola un liquore di così corroborante dolcezza che il più tremendo dei dolori diviene sopportabile alla creatura che lo soffre. Il liquore è la forza di Dio stesso che viene a voi con tutta la sua potenza, sono anzi le potenze di Dio che si precipitano in voi, attratte dal vostro amore, e annullano le fragilità vostre dandovi un vigore di lottatori celesti.
   Io, il Vittorioso, vi comunico la mia vittoria sulla debolezza della carne, del cuore, e sulla morte. Io vivo nell’anima innamorata con una unità inscindibile come, Uomo fra gli uomini, vissi in unità col Padre mio. Maria, l’Unita alla Trinità Santa, vi comunica la sua potenza d’amore che attrasse Dio in Lei dal profondo dei Cieli, e col suo sorriso vi insegna ad amare con la perfezione che fu sua.
   Vedi dunque, anima mia, a quali divine e eccelse potenze e somiglianze porta l’amore totale.
   Io, che ti ho prescelta alla missione di dolore e di luce, voglio versare su te le onde dell’estasi d’amore. Te ne voglio saturare in modo che tu odori di Me, e ben più celestialmente che non la regina Ester dal capo intriso di profumi della terra per piacere al suo re.[419] Io, nell’ora in cui diverrai regina del Regno che t’ho preparato e sposa ormai unita allo Sposo nella Reggia del Re dei re, voglio che tu sia macerata d’amore, ossia di Me stesso, al punto che di te non resti più nulla e sia Io, Io solo, che vivo in te.
   Vieni. Seguimi. Sempre più da presso. Il tuo occhio non deve che cercare Me e il tuo udito esser teso ad udire Me. Il tuo gusto deve trovare insipido ogni cibo che non sia il mio, e il tuo tatto repellente ogni contatto che non sia il mio. L’odorato tuo deve gustare unicamente la fragranza del tuo Sposo, non più nascosto, ma che ti cammina avanti per segnarti la via che conduce alla beatitudine celeste.
   T’ho attirata e sempre più ti attirerò sprigionando onde di odori e di luci che ti rapiranno alle cose della Terra. Sei mia. Ti ho voluta e ti ho. Ora ti tengo, e solo un tuo volere, che non verrà, potrebbe levarti a Me. Ma non verrà. Prima verrà la cosiddetta “morte”[420], ossia le nozze della tua anima con Me.
   Allora sarà gioia completa. Io ti prenderò per mano e davanti alla mia Corte dirò: “Ecco la mia piccola regina la cui veste fu intessuta di penitenze e ornata di lacrime, il cui serto è fatto d’amore. Ella s’è preparata a quest’ora con tanto dolore. Ora per lei il dolore è finito e viene l’amore libero e eterno del Cielo. Rallegratevi, o celesti abitatori, per questa nuova sorella che ha finito le lotte ed entra nella pace”.»
   Pregavo, questa mattina alle 5,30, e avevo fra le mani le preghiere di Suor Benigna Consolata.[421] Leggevo il punto: “Come si deve fare in stato d’aridità”. Tutti i giorni leggo un punto che rimane come pensiero religioso di tutta la giornata. Leggevo: “Chiamarlo coi più dolci nomi”, e ho chiesto a Gesù: “Quali sono i nomi più dolci per Te?”.
   Mi ha risposto, istantaneamente, con le parole che ho scritto. Credo voglia parlarmi del Cantico dei Cantici per portarmi alla vera incandescenza. Credo... perché delle volte cambia soggetto dopo un punto e a me non resta che andargli dietro.
   Creda, Padre, che ho pianto di dolcezza e mi sono sentita, anche materialmente, avvolgere e accendere di fiamme.

[418] quelli, cioè i nomi dell’amato in Cantico dei cantici 1, 7.16; 2, 1; 3, 1.3.
[419] per piacere al suo re, come è presentata in Ester 5, 1-1b.
[420] la cosiddetta “morte”, cioè, come ha detto Gesù il 10 ottobre: quella che voi chiamate “morte” e altro non è che “passaggio”.
[421] Suor Benigna Consolata, già menzionata il 23 agosto.