MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 329


30 maggio 1944

   Dice Gesù:
   «Questa mattina, leggendo il Libro, ti ha colpita una frase. Te la voglio spiegare benché non sia appartenente al ciclo che svolgo. Meriterò perciò un appunto dai dottori difficili.
   Ma dove sarà mai un “maestro” che possa dare lezione al Maestro e dirgli: “Tu devi parlare di questo e non di quello, perché il programma è questo”? Chi me lo dà il programma? Chi è Maestro nella “mia” scuola? Io solo. Parlo perciò di ciò che voglio a chi voglio.
   Hai letto nel libro di Giuditta337: “… dà al mio spirito fermezza per disprezzarlo e forza per abbatterlo, e sarà un monumento per il tuo Nome”. Basta. Il resto non entra nella lezione.
   Faccio solo osservare che a chi persegue un retto fine divengono cose buone anche quelle che, se pur non sono peccato, sono debolezze che inclinano al peccato quando sono concesse all’io per soddisfazione sua propria.
   La bellezza338 è cosa buona se si sa valorizzarla. La bellezza è uno dei doni che Dio ha dato ai Progenitori. Essi riflettevano la Perfezione che li aveva creati. Questa era purissimo Spirito. Ma se anche non poteva l’uomo esser tutto spirito come il suo Creatore, poteva – e Dio volle così fosse – testimoniare con la perfezione di un corpo armonico e bellissimo, vaso vivo per contenere uno spirito senza labe di colpa, da quale Origine provenisse. E ciò a frantumare la vergognosa teoria339 del vostro discendere da un quadrumane.
   Da Dio venite. Non da una bestia che l’antica legge mosaica diceva340 “immonda”. Ricordate: “Fra tutti gli animali che camminano a quattro piedi, saranno immondi quelli che camminano sopra le loro mani”.
   La bellezza va dunque ammirata in un vostro simile dandone lode a Colui che dette all’uomo tale sovranità di forme su tutti gli animali, e usata in voi a fine di bene, non di vanità, come la usò Giuditta. Ornarsi per sedurre, ornarsi per traviare, ornarsi anche unicamente per superbia di sé e per ostentazione di ricchezza, è colpa. Ma quando col fianco torturato dal cilizio e il corpo macerato nella penitenza si sa usare delle forme e delle ricchezze per un fine retto, allora il mezzo si eleva a santità.
   Io l’ho detto341: “Quando digiuni, profumati il capo e lavati la faccia, acciò non apparisca che tu digiuni, ma lo sappia soltanto il Padre tuo”. Ed Io così ho fatto. Perché Io non ho detto parola che prima non l’avessi già fatta atto nella mia vita. E di aver agito così sono stato accusato come amico dei pubblicani e delle meretrici, amante dei conviti e delle feste.
   Se vi era cosa a Me penosa era proprio l’allegria di un convito e la confusione di una festa. Mi nutrivo per vivere. Non facevo del cibo la “gioia del vivere” come molti fanno. E un pane, anche se mangiato solo lungo una proda erbosa, bagnando la mia bocca all’acqua pura del ruscello, seduto fra i fiori del campo, al verde di un albero dimora agli uccelli che il Padre sovviene, fra i miei amici-discepoli, m’era più caro che il ricco convito in cui ero osservato e spiato da una curiosità umana e da un livore insanabile.
   Se vi era cosa a Me penosa era il contatto con gli impuri. Il mio essere riposava quando l’innocenza faceva a Me ghirlanda. Ricordatevi che avevo lasciato gli angeli per scendere fra gli uomini. Ed i bambini erano quelli che non mi facevano rimpiangere gli angeli. Ma ero venuto per salvare i peccatori. E come li avrei salvati se li avessi disprezzati e fuggiti?
   Giuditta342, dunque, usa e valorizza la sua bellezza e la sua ricchezza per scopo santo. E aumentando le nascoste penitenze per piacere a Dio, aumenta il suo fascino per piacere all’uomo e stroncarlo “con la sua stessa spada”: la sensualità, arma che ha ucciso Oloferne più della spada del tiranno.
   Maria, tutte le creature hanno i loro tiranni. Il senso, il mondo, il prossimo, il demonio.
   Nel prossimo quanti tiranni! Gente che opprime, gente che invidia, gente che condanna ingiustamente. Eppure bisogna amarlo questo prossimo, anche se è malvagio, per amore di Me.
   Vi è il senso, piovra sempre risorgente per trarre al fondo. Vi è il demonio, medusa che tiene sotto il suo sguardo per ipnotizzare le creature di Dio e perderle. A chi chiedere aiuto contro questi nemici? A Dio: “Da’ al mio spirito fermezza per disprezzarlo e forza per abbatterlo”.
   “Io per me” dice l’anima fedele “non sono nulla. Da me non posso nulla. Vorrei, perché ti amo, piacerti e vincere. Ma sono debole. Debole nei propositi, debole nella forza di lotta. Ma se Tu mi aiuti, Signore, io saprò resistere e vincere”.
   “Può343 ad un figlio che gli chiede aiuto negare Dio il suo aiuto?”. No. Egli vi si mette al fianco e appunto perché siete deboli ma fedeli, appunto perché siete nulla ma riconoscete d’esserlo, Egli vi infonde fermezza e forza. Vi trasfonde Se stesso. Di che temete se Dio è con voi?
   Perché Dio vi aiuta così? Per amore. Questa è la prima cosa. E poi perché ogni vittoria dell’uomo che si indìa nel Bene e si perfeziona per esser di Dio-Perfezione, è monumento per il Nome santo di Dio. Ogni uomo che diviene santo è monumento alla benignità, potenza, sovranità di Dio. Monumento che una volta di più dice alle genti le meraviglie di Dio, perché esse lo conoscano che Egli è il Potente e che sopra Lui non ve ne è altri di più grande.
   Va’ in pace.»

[337] nel libro di Giuditta, più precisamente in Giuditta 9, 14-15 secondo la volgata antica. La nuova traduzione è tanto cambiata che il concetto si riconosce a stento nei versetti 9-10.
[338] La bellezza è cosa buona se si sa valorizzarla, invece di La bellezza e il valorizzarla, è correzione della scrittrice su una copia dattiloscritta.
[339] teoria già confutata il 20 dicembre 1943.
[340] diceva, in Levitico 11, 27.
[341] l’ho detto in Matteo 6, 16-18. Segue un riferimento a quanto si dice in Matteo 11, 19; Luca 7, 34.
[342] Giuditta… come si narra in Giuditta 12; 13, 1-10.
[343] Può…” come è detto metaforicamente in Matteo 7, 9-11; Luca 11, 11-13.