MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 342


22 giugno 1944

   Uscendo da un coma di otto ore e mezza, mi sveglio stamane alle 6,30 e per primo saluto del giorno sento il cannone. Molti cannoni, anzi, che sparano dalle alture vicine smentendo i facili ottimismi e le gratuite asserzioni di quanti dicevano che “qui, per essere una conca di monti, non c’erano artiglierie e perciò si era sicuri”. Bene! Tiriamo innanzi.
   Ripeto quanto ho sempre detto dal 16 aprile, domenica in albis, giorno in cui, alle 17, mi fu parlato di questo luogo come residenza di sfollamento preferibile alle altre: “A S. Andrea407 mi sentirò meno sicura che altrove ed avrò paura di tutto”.
   Così è. Ho paura. E orrore di morire qui. E dolore, grandissimo dolore di morire senza avere lei vicino. L’unico che mi dà, fra gli umani, il conforto di cui ho bisogno: il conforto spirituale. Gli altri servono per Maria-carne e Maria-sentimento. Ma ormai carne e sentimento io li guardo come indumenti gettati sull’io vero. E il mio io è oramai ridotto al solo spirito. E a questo manca il suo aiuto.
   Ho tanto sperato di vederla in questi giorni. Per dirle tante cose e per dirle “grazie” per tutto il bene che ha fatto all’anima mia.
   Lei mi ha portato Gesù. Non intendo Gesù-Eucarestia. Qualunque sacerdote lo porta. Intendo Gesù a modo mio. La sua presenza e le sue cure mi hanno messa in condizione di intendere e vedere ciò che prima non vedevo nel selvaggiume che era in me e che da sola cercavo estirpare. Ma da sola facevo poco.
   È stato un grande errore e una grande crudeltà avermi separata da chi mi teneva così placida in Dio. Dio non è dove è tempesta. E se anche Egli vede che la tempesta non è originata da noi, e perciò plana sul mare irato del nostro cuore, la sua voce e la sua faccia male si intendono, con grande fatica, fra le nuvole e i clamori dei venti e delle onde.
   Dato che mi sento malissimo dal 19 giugno, e perciò sono nelle più infelici condizioni per superare gli orgasmi e le paure che sono incombenti e che dovremo assolutamente passare, penso che non resisterò. E me ne dovrò andare senza rivedere la mia casa e senza avere vicino lei. Avessi intorno tutto il mondo, sarò nel silenzio e nel vuoto come in un deserto, perché non avrò la parola che mi aiutava tanto. La sua. È un grande, grandissimo sacrificio questo. E solo Dio lo conosce quanto mi costi subirlo.
   Ad ogni modo: grazie di tutto. Marta sa come agire. Le ripeto: aiuti Marta, che nei suoi difetti di impulsività cela un cuore d’oro, e non l’ho mai capito tanto come da due mesi a questa parte…
   Penso che per ultimo dono le lascio la seconda parte della Desolata: Maria che ripassa per il Calvario; e l’Ora santa. Quando le leggerà408, pensi a me che le ho ricevute piangendo e sorridendo. Piangendo per il dolore di Maria e Gesù e mio, e sorridendo per la loro bontà. E preghi per me.
   Quasi non ci vedo e stento molto a scrivere. Penso che, anche se campo, fra poco non potrò più scrivere perché la vista non è più chiara. Vado per pratica, ma non vedo bene. Mi sono costruito un regolo per andare più dritta. Scusi perciò se sono quasi illeggibile.
   Un grazie anche alla Superiora delle Stimmatine409. Le dica che ho sempre pregato per lei perché la sua bontà mi ha proprio commossa e che pregherò anche dall’altra parte. Come farò per lei, Padre. Ne stia certo.
   Ora basta. Prego e attendo. Parlerà Gesù?…
   Più tardi (ore 12) dice Gesù:
   «Vedi, Maria. Un altro che si trovasse nel tuo stato d’animo peccherebbe molto di più e non soffrirebbe, spiritualmente, che molto meno. Perché in te è sofferenza anche la tema che la sofferenza ti possa portare a dare dolore a Me. Perciò, te l’ho già detto410, tu credi di essere all’inferno o poco meno, mentre sei in Paradiso.
   Quale è l’unica cura dei beati? Tenersi fissi in Dio, loro Amore. E tu non fai, e con tanta maggior fatica perché aggrappati al tuo spirito sono carne e mente umana, la stessa cosa?
   La vita vera chiusa nell’uomo, ossia lo spirito, è fatta a somiglianza di Dio. Non conosce perciò misure di relatività e tende all’Infinito e al Perfetto. E più, nel suo tendersi, gli si avvicina riflettendo in sé come specchio nitido la divina somiglianza, e più odia ciò che è non simile a Dio. Perciò anche l’ombra di una imperfezione, il sospetto di una tiepidezza, fanno a lui più orrore di una colpa grave in uno cristiano di nome soltanto e dell’ateismo in un senza Dio.
   Si è che voi ricevete continuamente l’Ospite che vi è Padre e Signore e conoscendolo, alla sua luce, vedete voi quali siete e vi abbassate sino all’annichilimento dicendo: “Come, Tu, Signore, vieni a me? Io non sono degno di averti”. Ma è proprio perché vi nutrite di questa amorosa umiliazione che l’Ospite divino viene e fa in voi la sua dimora. Vi trova amore, umiltà e volontà retta. E che altro vuole Dio per amarvi? Nulla. Sa che di più non potete dare sinché siete quaggiù.
   Ma vi dice anche, ti dice anche: “La tua ansia cesserà solo quando tu, creatura finita, ti fonderai all’Infinito. Allora sarà finita la lotta, la paura di non piacermi, la pena della tua condizione”.
   Non temere. Io ti lascio delirare. Non mi fanno paura i tuoi deliri perché so cosa sono e perché sono. Tanto poco mi fanno paura e sdegno che, mentre tu gridi il tuo dolore di creatura, Io ti tengo stretta per impedirti di farti del male vero. Il male vero sarebbe se tu ti allontanassi da Me, timorosa di avermi disgustato. E allora Io, anche se tu non mi riconosci perché la prova ti fa velo, ti tengo così.
   Maria, sono il Gesù del Getsemani. E vuoi che non comprenda certe angosce?…»

[407] S. Andrea è Sant’Andrea di Còmpito, frazione del comune di Capànnori in provincia di Lucca. Ancora una volta rimandiamo alla nostra nota sullo sfollamento, in calce allo scritto del 24 aprile. È anche utile ricordare che la scrittrice si rivolge sempre (con il lei) al Padre Migliorini, suo direttore spirituale.
[408] le leggerà: sono state scritte, rispettivamente, il 3 giugno e il 14 giugno. Forse al posto di Calvario dovrebbe leggersi Cenacolo.
[409] Superiora delle Stimmatine. Suor Gabriella, da Camaiore, era andata a far visita alla scrittrice sfollata.
[410] te l’ho già detto, per esempio il 12 maggio.