MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 373


31 luglio 1944

   Dice Gesù all’improvviso, mentre io sto facendo le mie giornaliere offerte, e perciò senza avere aperto nessun libro, e la sua voce mi suona netta e improvvisa dicendo il versetto507 e facendomi subito comprendere che è la lezione di oggi. Dice dunque Gesù:
   «“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. I morti dei morti sono le vane preoccupazioni, le cure del mondo, gli affetti sentiti umanamente. I “vivi” non devono occuparsi di queste morte cose.»
   (Fin qui mi ha detto subito. Poi prosegue.)
   «Io chiamo morti quelli che, per non essersi dati tutti alla Vita, sono resi pesanti e tardi, freddi e inerti come corpi morti o morenti. Morti non sono unicamente i grandi morti senza più traccia di vita, coloro cioè che per le loro colpe sono di Satana. Sono morti anche quelli che per la loro tiepidezza, per il loro quietismo, non hanno slanci verso il Bene. Sono come sassi non sepolti nelle viscere del suolo, ma posati su esso. Un sasso, anche se non è sepolto, non si muove per forza propria. Ci vuole un piede che lo rotoli, una mano che lo scagli perché esso vada oltre.
   Queste anime, che Io chiamerei embrioni di anime perché con la loro apatia si sono atrofizzate divenendo animucce esili esili e deboli al sommo, non sono diverse da codesti sassi. La mia mano, misericordiosamente, talora le raccoglie e le scaglia, per vedere di farle desiderose di moto. Ma esse non procedono che per quello che Io le lancio, e poi ricadono nell’immobilità. I miei amici, con le loro penitenze, coi loro esempi e le loro parole, le spingono, le trascinano verso l’alto. Ma, appena sono lasciate, ecco che esse si fermano, se pure non ricadono al posto di prima, in basso. Attaccate come ostriche allo scoglio della vita, come muschi al tronco dell’umanità, vivono per queste due cose che passano rapide come lampo estivo. Io le chiamo, Io accenno loro: “Venite. Seguitemi”. Ma esse non lo sanno fare. Seguirmi vuol dire fare della vita e dell’umanità una cosa secondaria, e di Dio e dello spirito la cosa principale. Esse non sanno, perché non vogliono, fare ciò.
   A te e ai miei discepoli fedeli Io dico: “Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti. Voi seguitemi passando al di sopra di ogni cosa che non sia cosa di Dio. Seguitemi trascurando ogni voce che non sia la mia Voce. Seguitemi non avendo altra preoccupazione fuor di quella di fare ciò che Io vi chiedo. Ancor più liberi delle volpi e degli uccelli devono essere i miei seguaci veri. Non attaccamento alle cose del mondo, neppure al nido e alla tana. Attaccamento che crei ostacolo al seguirmi, perché Io non condanno un santo affetto per la casa natìa. Lo avevo anche Io. Ma, vedete? Ho saputo staccarmi da casa e Madre per compiere la volontà di Dio. Amate tutto santamente in Dio. Fin dalla Terra cominciate ad amare come amerete in Cielo. Dando, cioè, a ciò che vi è caro: parenti e amici, quegli aiuti che carità consiglia, ma non quelle affezioni di assolutismo che vi impediscano di amarmi più di loro. Amate loro più di Me quando, messi nella condizione di scegliere fra fare cosa gradita a Dio o a loro, preferite accontentare loro e scontentare Me. Camminate, o miei diletti, guardando il volto del vostro Gesù. Guardandolo come la cosa più bella e che meriti ogni sguardo. Gli altri o le altre cose siano guardate attraverso di Me. Oh! se in ogni cosa che fate, o dite, o amate, metteste l’amore per Me come crivello, come diverrebbero pure e sante tutte le vostre affezioni! Si spoglierebbero da ogni egoismo e, rese più sottili, ma molto più preziose, perfettamente preziose, diverrebbero cagione di bene per voi e per ciò che amate”.
   Questo ti dico, piccolo Giovanni. Io voglio che tu venga senza che nessun laccio ti renda tardo il volo. Alzati! Al disopra di quanto è Terra. C’è tanto Cielo per te!
   Le volpi508 hanno le tane e gli uccelli i nidi. Il Figlio dell’Uomo non aveva dove posare il capo. Il piccolo Giovanni ha invece un guanciale e un nido: il Cuore e il Petto del suo Gesù. Ma non deve avere che quello.
   Lascia cadere tutto ciò che non è il tuo Maestro e del tuo Maestro. Vi sono tanti “morti” per occuparsi dei morti!… Tu sii una “viva” e occupati unicamente di Gesù–Vita.
   Vieni e riposa.»

[507] il versetto, quello di Matteo 8, 22, che è il rinvio messo dalla scrittrice accanto alla data.
[508] Le volpi…, come in Matteo 8, 20; Luca 9, 58.