MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 372


30 luglio 1944

   [Precedono i brani 4-9 del capitolo 590 dell’opera L’EVANGELO]

   Ore 16

   Ora che ho un poco ripreso, scrivo quello che devo scrivere da ieri sera.
   Facevo l’ora della Desolata, non potuta fare venerdì sera, e contemplando Gesù steso sul marmo della pietra dell’unzione, con a fianco la Mamma piangente che baciava le mani trafitte, osservai, e mi chiesi il perché, [che] il volto di Gesù appena morto, ossia appena messo su quella pietra, pare più simile al volto di Gesù vivo, per magrezza e bellezza, di quanto non lo fosse sulla via del Calvario, sulla Croce e quale poi appaia nella Sindone506. Più vecchio e stanco, ma sottile e nobile come sempre.
   Gesù mi rispose:
   «Perché sulla via del Calvario ero accaldato, tumefatto, con le vene sporgenti per la febbre e la fatica e già con un principio di enfiagione per la ritenzione d’urea, consecutiva alla flagella­zione atroce. Sulla Croce tutto ciò aumentò ancora. Dopo la mor­te, cessato lo spasimo e svuotato in parte dai liquidi, per via na­turale e per la lanciata, il viso si emaciò di colpo. Anche il la­vacro del pianto materno valse a rendere al mio volto aspetto più conforme all’abituale.
   Ma sulla Sindone appare il volto di uno morto da più ore. Già iniziato perciò il processo solito, e tanto più forte in chi viene ucciso con tortura pari alle mie, di edema. Sono i trasudati che si spargono dalle sierose e che vi fanno dire che il morto pare tornato quale era in vita. È la grande pacificazione che la morte stende anche sui volti più torturati.
   Considera inoltre che l’effigie appare su una tela e fissata su essa per un processo di aromi e di sali naturali. Tu sai che qualsiasi macchia su una tela appare tendente a dilatarsi. Ma in realtà i tratti del mio viso la mattina della Risurrezione, ossia quando Io cessai di essere coperto della Sindone, erano così enfiati.
   La vita è tornata al Vivente. Ma per quella quarantina di ore fui ben morto e in nulla diverso da ogni uomo preda della morte. Non mi decomposi per la rapida Risurrezione. Ma il corpo sottostava alle regole comuni a corpo che è morto, specie morto di innumeri ferite. Io-Vittima ho voluto annichilirmi anche in questo. Ogni decomposizione ha inizio con gonfiore. Questo vada a chi ancora ha dubbi sulla veridicità della mia morte.»
   Sono certa che ha detto così perché ora me lo ha ripetuto, dato che io avevo paura di non scrivere esattamente dopo diverse ore.

[506] Sindone, alla quale ha già accennato il 23 ottobre e il 29 dicembre 1943.