MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 520


4 gennaio 1946

   Mi appare la spiritualizzata e gloriosa figura di S. Pietro. Ordina:
   «Scrivi questo per il tuo Padre: "Io, Capo del Sacerdozio, ti dico: Vèglia, perché Satana, come un leone ruggente1, ti gira intorno cercando di divorare e distruggere. Guai a noi sacerdoti se per sbadataggine lasciamo divorare il gregge di Dio e il cibo di Dio dal perpetuo avversario!". Non c'è altro da dire. A te, piccola voce, sempre maggior grazia e conoscenza del Signor nostro Gesù Cristo.»
   E come l'altro giorno, mi riappare il Bambino del chiostro di Lisieux. Mi chiama di nuovo vicino. Mi consola, con la sua bellezza ridente, delle mie tristezze che sono tante. Mi dà di nuovo i gelidi piedini da riscaldare, dicendo ancora: "Ho tanto freddo!", e io oso prenderli nelle mani per scaldarli di più. Questa cosa lo fa molto contento.
   Ma pare stanco di tenere il globo nella sinistra e lo prende a due mani tenendoselo contro il petto. Io lo guardo mentre gli scaldo i piedini fra le mani. Forse nota che mi stupisco del suo atto e dice: "Pesa, sai? Ed è tanto freddo questo globo del mondo. Tieni. Senti come è freddo e pesante. Tienilo un poco. Sono stanco di sorreggerlo e di sentirlo sempre così" e mi porge il piccolo globo che a vederlo sembrerebbe di vetro dorato, liscio e leggero. È invece più pesante di un piombo, ruvido, tutto cosparso di aculei che si conficcano nella pelle dando dolore. Lo reggo a fatica e con spasimo, per le punte e per il gelo che comunica. Guardo il Bambino santo con pietà.
   "Pesa, eh? Ed è freddo, eh! Gela persino il cuore. Eppure Io lo devo portare. Se lo abbandono Io, chi lo sorregge più?".
   "Ma come fai, povero Gesù piccolino, a resistere a questa tortura? Perché è una vera tortura…".
   "Sì. Guarda. Ho le manine che sanguinano. Baciamele per guarirle". E mi porge le tenere mani coperte di minute goccioline di sangue. Le bacio nel cavo morbido delle palme. Ma sono fredde, fredde. "Grazie, Maria. Rendimi il globo. Non puoi più reggerlo. Solo Io lo posso. Ma mi basta trovare chi lo tiene per qualche minuto per darmi sollievo. Sai come mi aiutate a reggerlo, voi che mi amate? Col vostro amore di sacrificio. Le anime vittime sorreggono il mondo insieme a Gesù".
   Si fa luminosissimo come l'altra sera e ritira il piedino dicendo: "Ora sono tutti e due caldi. E Io mi sento meglio. Addio, Maria. Grazie anche per la Mamma. Lei è felice quando c'è chi mi ama e consola". E si annulla in una luce accecante.
   Se non avessi questi conforti sarei molto infelice, accasciata, perché sento una grande insidia lavorare intorno a me e a lei…
           


   leone ruggente, come in 1 Pietro 5, 8.