MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 592


31 gennaio 1947

   Pregato e supplicato da me perché temperasse la sua severità – potrei dire, e sarei più giusta, il suo sdegno – e volesse rispondere almeno per mia pace circa i famosi "tre mesi" che urtano gli esaminatori, Gesù stamane alle 5,45 mi dice:
   «Modificherai la visione1 28-3-44 con queste parole nel primo periodo: "I due sposi si dirigono al Tempio per prima cosa attraverso le vie già affollate per la prossima solennità pasquale. Giuseppe lascia in uno stallaggio i due ciuchini dopo averli pasturati e con Maria va ad adorare il Signore". Così corretta darà loro la sensazione più precisa che Maria andò dalla cugina nella ottava pasquale per essere con lei quando Zaccaria si sarebbe assentato da Ebron per "comparire, come obbligo di ogni maschio, al cospetto del Signore nella festa degli azzimi" (Deuteronomio 16 v. 16), ossia dopo circa un mese dall'annunciazione. Riguardo al tempo passato a Ebron, a te, proprio perché sei te, il mio piccolo Giovanni che soffri per la giustizia, ti dico che quarantotto più quaranta fanno esattamente ottantotto, ossia due giorni meno di novanta, che fanno tre mesi2
   Per il peccato originale (dettato3 del 5-3-44 nel fascicolo 2 Q pag. 55) e dettati di Gesù e Maria nel Preevangelo a seguito della Annunciazione (p. 69 e seguenti fino a pag. 74 inclusa) dice Gesù:
   «È così chiara la lezione sapienziale ed esauriente, atta ad istruire gli ignoranti e a persuadere coloro che, non avendo fede o avendone poca, per razionalismo od altro, non si appagano più di favolette, che non c'è da aggiungere o levare un iota. Solo una cecità voluta può non vedere la verità sapiente che è in questo dettato. Unirai a questo punto il dettato del 5-3-44 perché abbiano davanti agli occhi tutta la lezione e, se umili saranno, comprenderanno la verità.»
   Mi permetto anche di ripetere a Gesù, presente e buonissimo, una domanda che mi fu fatta da qualche Padre Servita, non so di preciso chi, ma mi sembra P. Berti, non so se per propria iniziativa o per suggerimento di altri, circa la discesa di Gesù all'Inferno, e che incidentalmente ho ritrovata accennata in data 15-1-444 e che sembra abbia urtato qualcuno.
   Mi risponde… Giunge ora la lettera di P. Berti che mi chiede di fare un pro-memoria da presentarsi al S. Padre. E Gesù sorridendo, tutto luminoso, mi dice, appena mi viene portata la lettera: "Aprila e leggila". Cosa che faccio, rimanendo sbalordita come tutte le volte che c'è rispondenza fra le parole di Gesù e ciò che succede. Gesù, sempre sorridendo, dice: "Ecco perché proprio ora, dopo quattro mesi, ti accontento e per questo Padre, al quale ti ho detto già che potevi comunicare questo punto. Per gli altri punti, sai a chi devi e quando e come notificarli. E ora ascolta, ché ripeto il principio".
   Dice Gesù:
   «Darai queste parole a P. Berti, ormai sai che è lui che te ne chiese:
   Quando alla mia Maria ho dettato il dettato del 15-1-44 e ho detto: "quando sono sceso in esso per trarre dal Limbo coloro che attendevano la mia venuta ho avuto orrore di quell'orrore e, se cosa fatta da Dio non fosse immutabile perché perfetta, avrei voluto renderlo meno atroce perché sono l'Amore e di quell'orrore ho avuto dolore", ho voluto parlare dei diversi luoghi d'oltre tomba, dove erano i trapassati, presi in generale, e detti "inferno" per opposizione al Paradiso dove è Dio.
   Quando, nel sovrabbondare del mio gaudio dopo la consumazione del Sacrificio, Io ho potuto aprire il Limbo ai giusti e trarre dal Purgatorio moltissimi spiriti, ho fremuto di orrore contemplando nel mio pensiero che solo per il luogo di dannazione non c'era redenzione né mutazione di orrore. Ma non entrai in esso. Non era giusto e utile farlo.
   Vi stupisce che abbia tratto anche dal Purgatorio molte anime? Pensate: se una S. Messa può liberare un penante, e sempre serve ad abbreviare e addolcire la purgazione, cosa non sarà stato il reale Sacrificio dell'Agnello divino per i purganti? Io, Sacerdote e Vittima, ho ad essi applicato i miei meriti e il mio Sangue, ed Esso ha fatto bianche le stole5 non ancor totalmente fatte candide dal bianco fuoco della carità purgativa.
   Mandagli questo e la mia benedizione.»
 

   [Segue, in data 3 febbraio 1947, il breve "dettato" inserito all'inizio del capitolo 652 (intitolato Commiato all'Opera) dell'opera L'EVANGELO. Su un altro quaderno, in data 2 febbraio 1947, è stato scritto il capitolo 51 del LIBRO DI AZARIA. Su altri quaderni, con date dal 5 al 15 febbraio 1947, sono i capitoli da 561 a 567 dell'opera L'EVANGELO]
           


   visione, quella che, nella sua stesura originale, forma il capitolo 20 nell'edizione dell'opera "L'Evangelo".
           
   2 tre mesi, come in Luca 1, 56.
           
   3 dettato… e dettati, che sono nel capitolo 17 dell'opera "L'Evangelo".
           
   4 in data 15-1-44, nel volume "I quaderni del 1944".
           
   5 ha fatto bianche le stole, secondo l'immagine di Apocalisse 7, 13-15.