MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 740


14 settembre 1948

   «Anima mia, potere d'uomini, per scienziati che siano, non ha potere sul volere nostro, il Mio e il tuo congiunti in un unico desiderio: redimere. 
   Io ti voglio vittima per il prossimo tuo. Tu chiedi che Io ti immoli per il prossimo tuo. Due voleri in uno, un sol pensiero in due che si amano. Tu in Me, Io in te con un unico amore che ci spinge a consumare e ad essere consumata. 
   E che vuoi che possa la formica-uomo, dove l'infinito Mio Volere e il deificato e perciò immisurabile volere tuo vogliono il Regnum Christi in quanto più è possibile, né badano alla grandezza dell'olocausto per edificare il Regno? 
   Già te lo dissi, è un lustro: l'amore compassionevole e doloroso è l'amor degli amori, perché è il Mio e perché è quello che salva. 
   Lascia fare a quelli che, anche se cattolici, sono ancor impasto di fuoco con melma, e tu sii fiamma, e fiamma sola». 

 

   Il bizzarro dialogo fra me e il demonio... 
   Sto lavorando d'ago, soffro, penso, ricordo. E mentre offro i miei spasimi, così forti da molto tempo, all'improvviso, e dopo tanto, ho da subire l'azione diretta del demonio. 
   Erano mesi, anni ormai, che mi dava noia attraverso uomini e cose, ma non più direttamente da quando Gesù gli aveva messo dei limiti. Oggi eccolo... 
   Io dico la mia offerta, che ripeto sempre quando più forte si fa la stretta del dolore, e lui, satirico al sommo, mi beffa: «Sei una scema. Soffri per niente. Non ti servirà per il Paradiso. Non c'è paradiso». 
   Ribatto: «Allora, se non c'è paradiso, non c'è inferno. Perché Dio è giusto, e se non avesse a premiare neppure castigherebbe». 
   «Non c'è inferno, non c'è paradiso, non c'è Dio. Il nulla c'è». 
   «Il tutto c'è. Tu ci sei. E se ci sei tu c'è Dio che ti ha creato. E se c'è Dio e se tu ci sei, c'è paradiso e inferno di conseguenza». 
   «Non c'è paradiso. Non c'è Dio che da paradiso. Non c'è vita eterna, non c'è gioia dopo la vita. Hai voluto il dolore e quello solo avrai. Ti sei offerta per delle idee sciocche. Illusa, stolta, pazza», continua un pezzo a insultarmi. Ma non mi malmena. È incatenato presso la porta. Non può avanzare. Non può che insultare. 
   E lo lascio fare, sopportando il ribrezzo della sua presenza sinché, avendo proferito una oscena parola sul Cristo al quale mi sono votata, reagisco con le parole che so, e mentre lui si allontana gli grido dietro l'ultimo grido della mia fede e del disprezzo per lui: «Tu ci sei e quindi c'è Dio. Il tuo inferno c'è e quindi c'è il paradiso. Tu sei eterno perché sei spirito. La mia anima è eterna perché è spirito. Gli spiriti eterni devono ben andare in qualche posto che li accolga.   Ma anche [se] tu, maledetta menzogna, dicessi per una volta il vero e non ci fosse il paradiso, non ci sarebbe neppur l'inferno allora e perciò la tua ultima parola per spaventarmi non vale, e tu sei vinto». 
   Ci manca che ora torni lui!
   Che ribrezzo...