MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNETTI CAPITOLO 726


25-26 maggio 1948

   Sulle Tre Fontane 

   Notte 25-26 maggio 1948, ore 1 ant.
   
   Dice il Signore
   «Scrivi. La spada nel Cuore di Maria e il suo pianto desolato sono l'atteggiamento dei Sacerdoti in riguardo delle sue manifestazioni di misericordia per loro e per i fedeli. 
   Scrivi ancora. Ciò che più addolora il Signore e allontana la sua Misericordia da voi, che ne avete tanto bisogno, è questo atteggiamento ostinato dei Sacerdoti di ogni grado. È questo loro ostinato non pronunciarsi, o pronunciarsi chiamando Satan, ossia menzogna, ciò che è Maria. 
   Scrivi ancora. Là dove sono miracoli di vere e durature conversioni, ancor più grandi, come miracoli, di quelli di guarigioni straordinarie e improvvise, là è Dio e la sua Vergine. 
   Se Satana dovesse creare quei fenomeni per convertire quei peccatori che voi non riuscite a convertire, dovrebbesi dire che Satana è più santo di voi e premuroso della gloria di Dio e della salute delle anime più che voi non siate. 
   Ma ciò non sarà mai. Ora, essendo voi incapaci di convertire istantaneamente, mentre le manifestazioni che negate o mettete in dubbio per buone, convertono, dovete riconoscere che esse vengono dal Cielo. Non attirate su questo suolo il castigo di Dio, perché esso sarebbe la disperazione di troppi e voi ne rispondereste alla divina Giustizia, perché Io vi ho fatto pastori e non lupi, e vi ho fatto miei servi preposti a governare in mia vece i miei servi minori, non già a malmenarli. 
   E tu, piccolo Giovanni, per consolarmi scrivi sin che Io voglio, nonostante l'ora e il tuo stato. 
   Sono afflitto come nella sera del Getsemani, e tu sai vegliare con Me per confortarmi. Questa notte sono Io, Gesù, che chiedo di posare il capo sul seno del piccolo Giovanni, perché non trovo, come in tante notti della mia vita terrena, chi mi accoglie per darmi riposo e persino mi negano in troppi il sasso del loro cuore per farmi da guanciale. Li beneficherei rendendo il loro cuore di pietra, che più non conosce il Signore, cuore capace di carità e perciò di cono-scermi e servirmi». 
   E mi fa scrivere sino alle 3,30 ant. 
   Finché c'è Dio il mio dolore per il Suo dolore è sopportabile. Ma rimasta sola, esso mi schiaccia col peso del lamento e delle parole di Gesù e dell'afflizione di Maria Ss. che non mi si cancella dalla mente dalla sera di venerdì 21 c. m., quando mi apparì (Madonna di Fatima) e dopo avermi guardato piangendo afflittissima, nonostante che mani angeliche la incoronassero di una corona di 15 bellissime rose, disgiunse le mani, allargando le braccia in modo da scostare il manto perché io vedessi il suo petto al centro del quale era infissa una spada che emergeva coll'elsa e la [?] dalla sua veste bianca. Non vedevo il cuore. Ma capivo che quella spada glielo trapassava e che la Madre nostra era in un'afflizione grandissima e chiedeva d'essere consolata... Di che? Sino a questa notte me lo sono chiesto senza riuscire a spiegarmelo. Ora so. E sono proprio oppressa, perché non è in mio potere levare quella spada e medicare quella ferita inferta al Cuor di Maria.