MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 147



CXLVII. Guarigione di una donna di Sicar e conversione di Fotinai.

   26 aprile 1945.

   147.1 Gesù cammina avanti, solo, rasentando una siepe di cactacee[109] che, irridendo tutte le altre piante spoglie, splendono al sole con le loro grasse palette spinose, su cui è qualche superstite frutto che il tempo ha reso di un rosso di mattone o su cui già ride qualche precoce fiore col suo giallo pennellato di cinabro.
    Dietro, gli apostoli bisbigliano fra loro, e non mi pare che facciano veramente delle lodi al Maestro.
    Il quale ad un certo momento si volge di scatto e dice: «“Chi guarda ai venti non semina e chi sta a guardare le nuvole non miete mai”. È proverbio[110] antico. Ma Io lo seguo. E voi vedete che dove voi temevate perversi venti e volevate non sostare Io ho trovato terreno e modo di seminare. E nonostante le “vostre” nuvole che, vi sia detto, non è bene le mostriate là dove la Misericordia vuole mostrare il suo sole, Io sono certo di avere già mietuto».
    «Ma intanto nessuno ti ha chiesto un miracolo. Una fede molto strana hanno in Te!».
    «E tu credi, Tommaso, che solo la richiesta del miracolo provi che vi è fede? Sbagli. È tutto il contrario. Chi vuole un miracolo per poter credere è segno che senza il miracolo, prova tangibile, non crederebbe. Invece chi dice: “credo” sulla parola altrui mostra la massima fede».
    «Sicché allora i samaritani sono migliori di noi!».
    «Non dico questo. Ma nella loro condizione di menomazione spirituale hanno mostrato una capacità di intendere Iddio molto più dei fedeli di Palestina. Questo lo troverete molte volte nella vostra vita e, ve ne prego, ricordate anche questo episodio per sapervi regolare senza preconcetti verso le anime che verranno alla fede nel Cristo».
    «Però, perdona Gesù se io te lo dico, mi pare che con tutto l’odio che Tu hai dietro sia nocivo per Te creare nuove accuse. Se i sinedristi sapessero che Tu hai avuto…».
    «Ma di’ pure: “amore”, perché questo ho avuto ed ho, Giacomo. E tu, che sei cugino, puoi capire che Io non posso avere altro che amore. Ti ho mostrato che non ho che amore, anche per chi mi era nemico fra quelli del mio sangue e del mio suolo. E dovrei con questi, che mi hanno rispettato pur non conoscendomi, non avere amore? I sinedristi possono fare tutto il male che vogliono. Ma non sarà la considerazione di questo male futuro che chiuderà le dighe del mio amore onnipresente e onnioperante. Del resto… anche lo facessi… non impedirei al Sinedrio di trovare nel suo odio le accuse».
    «Ma Tu, Maestro, perdi il tuo tempo in paese idolatra mentre tanto luogo in Israele ti attende. Tu dici che ogni ora va consacrata al Signore. Non sono queste ore perdute?».
    «Non è perduta la giornata spesa a raccogliere le pecore sperse. Non è perduta, Filippo. È detto: “Fa molte oblazioni chi rispetta la Legge… ma chi usa misericordia offre un sacrificio”. È detto: “Da’ all’Altissimo in proporzione di quanto t’ha donato e offri con occhio lieto secondo le tue facoltà”. Lo faccio, amico. E non è tempo perduto quello del sacrificio. Io faccio misericordia e uso delle facoltà che ho avuto offrendo il mio lavoro a Dio. State dunque calmi.

   147.2 E del resto… chi di voi voleva una richiesta di miracolo, per persuadersi che quelli di Sicar credono in Me, ecco, è accontentato. Quell’uomo certo ci segue per qualche motivo. Fermiamoci».
    Infatti un uomo viene avanti. Pare curvo sotto un grande fagotto che porta a bilico sulle spalle. Vede che il gruppo si ferma e si ferma lui pure.
    «Vuole farci del male. Si ferma perché vede che ce ne siamo accorti. Eh! sono samaritani!».
    «Ne sei certo, Pietro?».
    «Oh! sicuro!».
    «Allora state qui. Io gli vado incontro».
    «Questo no, Signore! Se Tu vai vengo anche io».
    «E allora vieni».
    Gesù va verso l’uomo. Pietro gli trotterella al fianco curioso e ostile insieme. Quando sono a pochi metri l’uno dall’altro Gesù dice: «Che vuoi, uomo? Chi cerchi?».
    «Te».
    «E perché non mi hai cercato in città?».
    «Non osavo… Se mi avessi respinto alla presenza di tutti ne avrei avuto troppo dolore e vergogna».
    «Potevi chiamarmi non appena solo coi miei».
    «Speravo raggiungerti quando eri solo, come Fotinai. Ho io pure un grande motivo di essere solo con Te…».
    «Che vuoi? Che porti sulle spalle con tanta fatica?».
    «La donna mia. Uno spirito me l’ha posseduta e ne ha fatto un corpo morto e una intelligenza spenta. La devo imboccare, vestire, portare come un pargolo. Così fu d’improvviso, senza malattia… La chiamano “l’indemoniata”. Ne ho dolore. E fatica. E spesa. Guarda».
    L’uomo cala al suolo il suo fagotto di inerti carni avvolte in un mantello come fosse un sacco, e scopre un volto di donna ancora giovane ma che se non respirasse potrebbe dirsi morta. Occhi chiusi, bocca socchiusa… il viso di uno che è spirato.
    Gesù si curva sulla infelice coricata per terra, la guarda, guarda l’uomo: «Tu credi che Io possa? Perché lo credi?».
    «Perché sei il Cristo».
    «Ma tu non hai visto nulla che lo provi».
    «Ho sentito la tua parola. Basta quella».

   147.3 «Pietro, lo senti? Che dici che Io faccia ora, davanti ad una fede così buona?».
    «Ma… Maestro… Tu… Io… Ma fa’ Tu, insomma». Pietro è molto impacciato.
    «Sì. Faccio. Uomo, guarda». Gesù prende per mano la donna e ordina: «Vattene da costei. Lo voglio».
    La donna, fino allora inerte, ha una orrenda convulsione prima muta e poi di urla e lamenti che terminano con un grande grido, durante il quale apre gli occhi fino allora chiusi, sbarrandoli come chi si sveglia da un sogno d’incubo. Poi si calma e un poco sbalordita si guarda intorno, fissando per primo Gesù, lo Sconosciuto che le sorride… guarda la polvere della via su cui giace, un ciuffo di erba nato al ciglio della via e su cui il capolino bianco rosso delle pratoline mette come delle perle prossime ad aprirsi in raggiera, guarda la siepe di cactacee, il cielo così azzurro, e poi gira l’occhio e vede il suo uomo… il suo uomo che la guarda ansioso e la scruta in ogni suo movimento. Ha un sorriso e poi, nella completa libertà che torna, ha un balzo in piedi e si rifugia sul petto del marito, che la carezza e abbraccia piangendo.
    «Come? Come qui? Perché? Chi è quell’uomo?».
    «È Gesù, il Messia. Eri malata. Ti ha guarita. Digli che gli vuoi bene».
    «Oh! sì! Grazie… Ma che avevo? I miei bambini… Simone…
    io non ricordo ieri, ma ricordo di avere dei bambini…».
    Parla Gesù: «Non occorre che tu ricordi ieri. Sovvieniti sempre di oggi. E sii buona. Addio. Siate buoni e Dio sarà con voi». E Gesù, seguito dalle benedizioni dei due, si ritira velocemente.
    Quando raggiunge gli altri rimasti addossati alla siepe, non parla loro. Ma parla a Pietro: «E ora? Tu, che eri sicuro che quell’uomo voleva farmi del male, che dici? Simone, Simone! Quanto ancora ti manca ad essere perfetto! Quanto vi manca! Avete, meno la palese idolatria, tutti i peccati di questi e in più la superbia di giudizio. Ora prendiamo il nostro pasto. Non possiamo giungere dove volevo prima di notte. Dormiremo in qualche fienile, se non troveremo di meglio».
    I dodici, col sapore del rimprovero nel cuore, siedono senza parlare e mangiano le loro cibarie. Il sole di un placido giorno illumina la campagna che scende per molli ondulazioni verso una pianura.

   147.4 Finito il pasto, sostano ancora qualche tempo, finché Gesù si alza e dice: «Venite, tu Andrea e tu Simone. Vado a vedere se quella casa è amica o nemica»; e se ne va mentre gli altri restano e tacciono, finché Giacomo di Alfeo dice a Giuda Iscariota: «Ma questa che viene non è la donna di Sicar?».
    «Sì. È lei. La riconosco alla veste. Che vorrà?».
    «Andare per la sua strada», risponde Pietro imbronciato.
    «No. Guarda troppo noi, facendosi solecchio con la mano».
    L’osservano finché essa giunge vicina e dice, tutta sommessa: «Il vostro Maestro dove è?».
    «Via[111]. Perché ne chiedi?».
    «Avevo bisogno di Lui…».
    «Non si perde con le donne», risponde asciutto Pietro.
    «Lo so. Con le donne no. Ma io sono un’anima di donna che ha bisogno di Lui».
    «Lasciala fare», consiglia Giuda d’Alfeo. E risponde a Fotinai: «Aspetta. Fra poco torna».
    La donna si pone in un angoletto della via che svolta e sta ferma e zitta mentre tutti la trascurano. Ma Gesù presto torna e Pietro dice: «Eccolo il Maestro. Digli ciò che vuoi e spicciati». La donna neppure gli risponde, ma va ai piedi di Gesù e si curva fino al suolo, tacendo.
    «Fotinai, che vuoi da Me?».
    «Il tuo aiuto, Signore. Sono tanto debole. E non voglio più peccare. Ho già detto questo all’uomo. Ma, ora che non sono più peccatrice, non so più nulla. Il bene io lo ignoro. Che devo fare? Dimmelo Tu. Io sono fango. Ma il tuo piede pure calpesta la via per andare dalle anime. Calpesta il mio fango, ma vieni all’anima mia con il tuo consiglio», e piange.
    «Dietro a Me, donna sola, non potresti venire. Ma se proprio vuoi non più peccare e conoscere la scienza del non peccare, torna alla tua casa con spirito di penitenza e attendi. Verrà il giorno in cui, donna fra molte altre ugualmente redente, potrai essere vicino al tuo Redentore e imparare la scienza del Bene. Vai. Non avere paura. Sii fedele alla presente volontà di non peccare. Addio».
    La donna bacia la polvere, si alza e si ritira a ritroso per qualche metro, poi va via, verso Sicar…

[109] cactacee, invece di cactee, qui e in 147.3, è correzione nostra. La stessa correzione sarà ripetuta, senza essere annotata, in 221.1 (due volte) e in 335.1.
[110] proverbio, che è in: Qoèlet 11, 4; seguono citazioni da: Siracide 35, 1-2.9.
[111] Via sta per: È andato via, non c’è.